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'I superbi': intrighi e amori nel Rinascimento

Occhipinti Confalonieri torna sulla storia di famiglia con le sue donne eroiche. Storia di nepotismi e violenza della congiura Farnese nella Piacenza del 1547

Paolo Gualandris

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21 Febbraio 2024 - 05:25

CREMONA - Ha sfogliato ancora una volta l’album di famiglia Corrado Occhipinti Confalonieri per farsi ispirare il secondo romanzo storico. Ne è uscito un racconto di vita reale del Rinascimento italiano, con lo splendore della sua vita culturale ma anche con la crudeltà dei comportamenti degli uomini di potere. Ma soprattutto, ancora una volta, dimostra l’importanza delle donne di famiglia come depositarie di valori e di capacità di riequilibrio nell’affannosa, spasmodica e violenta caccia al potere dei loro uomini. Il suo I Superbi. Una donna fra amori e vendette’, è una lezione di storia e di virtù. L’autore è il diretto discendente di san Corrado Confalonieri, del quale porta il nome, protagonista del primo romanzo, ‘La moglie del Santo’ divenuto patrono di Noto in Sicilia, e di Gianluigi Confalonieri, vissuto nel 16° secolo e coinvolto nella congiura Farnese del 1547, nonostante la moglie Elisabetta - vera eroina della storia - lo invitasse alla prudenza. Ne parla nella videointervista ‘Tre minuti un libro’ online da oggi sul sito e sul canale YouTube.

Racconta: «Queste ricerche partono sempre dal libro ‘Monografia della famiglia Confalonieri', del 1922, che contiene l’albero il genealogico e custodisce brevi storie dei personaggi che poi io, con ricerca storica, approfondisco e quindi faccio diventare romanzo con scene e dialoghi».

È un romanzo storico con sfumature noir e tratti spirituali, con san Corrado a fare da trait d’union alla vicenda di Elisabetta e di Gianluigi, perché torna in spirito e detta la via da seguire alla protagonista.

Siamo a Piacenza, nel settembre del 1545. La città accoglie il suo primo duca Pier Luigi Farnese, che semina da subito malcontento nella classe dirigente per la sua volontà di recidere i fili col passato, nonostante i consigli alla prudenza di suo padre Alessandro, eletto papa con il nome di Paolo III. Spinto dall’ambizione di voler estendere il suo ducato, Pier Luigi si inimica anche l’imperatore Carlo V che sostiene una congiura di nobili locali volta a destituirlo con l’uso della forza. Una situazione di un nepotismo di una efferatezza terribile proprio perché non si guardavano neanche i legami familiari. Pierluigi e l’imperatore uno contro l’altro armati nonostante fossero entrambi nonni del piccolo Alessandro Farnese, figlio di Ottavio, erede di Pierluigi e di Margherita D’Austria, figlia di Carlo V. Anche il conte Gianluigi Confalonieri viene chiamato a partecipare al complotto, ma la moglie Elisabetta cerca di farlo desistere: infrangere il giuramento di fedeltà al duca sarebbe un atto di lesa maestà, punibile con la damnatio memoriae. Nonostante gli avvertimenti della moglie, si farà coinvolgere in un intrigo più grande di lui e molto pericoloso: ad andarci di mezzo sarà anche la felicità della loro figlia Ortensia. Elisabetta, suo malgrado, si troverà a prendere le redini della famiglia per evitare che cadano tutti nel baratro.

Basato su fatti storici e personaggi realmente esistiti, il romanzo è ambientato in un Rinascimento nepotista, spietato, sanguinario, combattuto solo dalla forza dei sentimenti di donne come Elisabetta. Così la descrive l’umanista e biografo Lodovico Domenichi nel suo saggio La nobiltà delle donne del 1552: «Mostra una certa schiettezza e generosità in tutti i suoi costumi, con cui le cose noiose e avverse pazientemente sopporta; e ritrovandosi in altezza e felicità non è punto sopra l’humana misura levata…».

Le donne di famiglia fanno dunque miglior levatura dei loro uomini, Elisabetta e la figlia Ortensia cercano di prendere in mano i loro destini e in qualche modo ce la fanno, sono molto più appassionate e più colme di valori rispetto ai mariti.

«Ne ‘La moglie del Santo’ - spiega ancora lo scrittore -, la protagonista era Eufrosina la moglie di san Corrado Confalonieri e ne ‘I superbi’ è Elisabetta. Siamo in presenza di un Rinascimento sanguinario che è avversato solo dalla forza dei sentimenti di persone come Elisabetta. Le donne hanno nei miei libri la capacità di vedere oltre, di essere lungimiranti, di capire prima quali sono le scelte giuste che i loro uomini i loro mariti devono compiere».

Come nei migliori romanzi di cappa e spada c’è spazio per l’amore: «È quello il motore della vicenda, un amore che è carnale ma anche spirituale. Senza di esso ovviamente il romanzo si sarebbe limitato a tutta una serie di eventi conseguenti alla congiura. Ma non era quella la storia che volevo raccontare, mi interessava indicare una prospettiva anche di speranza. Ecco, questo è mio è stato il mio vero e unico scopo». 

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