05 Giugno 2024 - 05:30
CREMA - Benvenuti, lettori, nel circo della Sapienza del nulla, guidato da un coppia di sapientoni tuttologi, rispettivamente re e regina di talk show in cui sfoggiano verità incomprensibili ai più con competenze note solo a loro, la cui corte è composta da presunti specialisti del tutto incapaci di riflessioni che vadano oltre il proprio orizzonte particolare. Ma dove, per fortuna, c’è ancora qualcuno che riesce a guardare la realtà per ciò che è veramente e a fare il gesto giusto al momento giusto. Ad aprire il sipario su questo grandioso spettacolo con ironia, sagacia e una prosa accattivante è il cremasco Sante Bandirali, con il suo ‘Papiro’, pubblicato con Marcos y Marcos. Come traduttore ha vinto i premi Andersen e Strega ragazzi e ragazze, ora si misura con un romanzo suo.
«Papiro è il figlio accuratamente progettato, diciamo costruito a tavolino, di due grandi intellettuali: Brando Cerberoni e Sofia Savi in Cerberoni, coppia contesa da tutti i talk show. Tuttologi dalla cultura scoppiettante, dotati di ironia tagliente e sarcasmo a volontà, sanno passare senza batter ciglio e con autorevolezza dalle dissertazioni sulla pandemia a quelle su tisane o sulla stele di Rosetta. Sanno sempre tutto e anche di più». Guardandosi negli occhi in occasione dei rari incontri lungo i corridoi di casa (impegnati come sono, si vedono assai poco e se si incontrano per strada faticano a riconoscersi), finalmente arrivano a un progetto comune: una coppia simile deve assolutamente riprodursi. E l’erede, si dicono, non può che essere il più grande luminare del prossimo millennio. Scatta così il programma figlio perfetto: super computer, fogli di calcolo, musica, arti propiziatorie, nulla viene trascurato. Tre i secondi del concepimento, un attimo di piacere che fa scintillare in loro il senso mai pienamente goduto della lussuria. Quando, dopo nove mesi esatti al millesimo, il piccolo nasce, in effetti sembra proprio che abbiano avuto successo.
«La fase del parto è sui generis, perché anche lì è tutto programmato, con l’équipe medica in ansia perché sanno che devono dare alla luce un personaggio importantissimo: l’uomo che salverà l’umanità. Nella concitazione, un dettaglio che potrebbe già far capire la singolarità di Papiro sfugge agli occhi di tutti. L’unico a coglierlo è il padre, che lo vede però inizialmente come un punto di forza, per rendersi conto poi mesi dopo che questo invece sarà il grande deficit del bambino». Tutto è stato calcolato, previsto, analizzato in ogni minimo dettaglio; il piccolo è bello, profumato, sorride. Sembra perfetto. Sembra, appunto, perché non senza angoscia si scopre che in realtà Papiro, come tutti i figli, manda in tilt le aspettative dei genitori. Da lì parte il racconto dei tentativi di correggere l’imperfezione e soprattutto delle bastonate che i due augusti e autorevoli genitori devono incassare girovagando di esperto in esperto nella drammatica e sempre più penosa ricerca della soluzione del rebus. Una storia frizzante, ironica, propedeutica alla presa in giro di un certo modo di fare cultura e informazione televisiva. «È uno dei temi - spiega Bandirali-. Penso a chi si prende troppo sul serio, si riempie la bocca di parolone, è esperto di tutto senza rendersi conto che, soprattutto quando si ha a che fare con i bambini, a contare è la semplicità». Leggendo la storia si ride, ma anche si riflette su «un modo di fare cultura non soltanto italiano, caratteristica del mondo d’oggi amplificata in un certo senso dai social, ma molto diffusa in quei salotti televisivi nei quali tutti si parlano gli uni sopra gli altri, dove c’è l’obbligo di sembrare il più intelligente. Dovremmo invece tornare a guardare in faccia gli altri, vederli per quello che sono e darci anche noi come obiettivo un contegno più autentico».
Brando e Sofia sono una coppia allo stesso tempo solidale nel voler apparire a tutti i costi, e scoppiata perché in realtà priva di relazione umana. «Lo vediamo anche nella copertina, una bellissima illustrazione di Ilaria Voghera. Una mela tagliata in due e gli occhietti fatti dai semi che sono un po’ espressivi: loro due sono il frutto della conoscenza, però tagliato in due, due metà nettamente distinte». Intorno a loro ‘fiorisce’ il variopinto mondo di esperti, medici e perfino un mago, che dovrebbero individuare la soluzione del problema del bambino. Sono il cast del circo di cui sopra. «Un po’ sì perché molto spesso chiunque sia specialista in un certo ambito è portato a ricondurvi tutto quello che accade nel mondo. E quando i due incominciano il pellegrinaggio tra vari esperti alla ricerca di una cura incominciano a imbattersi in risposte completamente diverse, quando non opposte».
Per assurdo colui che sembra il più ciarlatano, il mago Karanar, in realtà contribuisce a mettere sulla buona strada i due genitori. Non già perché fornisce loro la soluzione, ma perché farà capire «che molto spesso possiamo trovare soluzioni dove meno ci aspetteremmo e che quando siamo in cerca di risposte faremmo bene a tenere gli occhi aperti senza fidarci della prima persona capitata a tiro, per quanto esperta appaia». Una soluzione alla fine ci sarà, «alla faccia dei professionisti della conoscenza. In realtà è la più semplice proprio perché per la prima volta qualcuno riuscirà a guardare Papiro per quello che è, cioè solo un bambino. Che non significa un essere stupido o inferiore, ma perché è sbagliato trattarlo da genio e super intellettuale: i bambini sono esseri a esperienza e a dimensione limitata, ma per tutto il resto sono estremamente pensanti e consapevoli, hanno solo bisogno di strumenti giusti per loro età, approcci utili per seguirne tutte le tappe dello sviluppo. La prima persona che guarda veramente Papiro in questo modo saprà trovare la soluzione a un caso altrimenti inspiegabile».
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