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PENSIERI LIBERI

Sindaco, avremmo bisogno... e noi siamo pronti in trincea

Nonostante lo spopolamento dei piccoli Comuni, il rincaro dei costi e la mancanza di dipendenti e di risorse continueremo a lavorare pancia a terra, con buon senso e resilienza, facendo il bene delle nostre comunità

Valeria Patelli sindaca di Calvatone

Luglio 2024

Sindaco, avremmo bisogno... e noi siamo pronti in trincea

Signor sindaco, dobbiamo approvare il regolamento per poter indire il concorso… Sindaco, non penserà di continuare ad andare avanti senza ufficio tecnico? Sindaco, ma lo sa che se non rendiconta i lavori (già eseguiti e pagati) entro il termine previsto dal bando perde il contributo? Queste sono solo alcune delle raccomandazioni che spesso nei piccoli Comuni i sindaci, magari neo-eletti, si sentono ripetere giornalmente e che mettono a dura prova la tenuta del sistema amministrativo oltre che di quello ‘nervoso’ di colui che ha l’onore e l’onere di condurre quel sistema.

Dopo il 2020 il mondo è cambiato. Ci siamo trovati ad avere la possibilità concreta di rendere migliori le nostre piccole comunità, dotandole di servizi aggiuntivi, riqualificandole dal punto di vista strutturale ed energetico, recuperando quegli immobili che erano destinati a ‘crollo’ sicuro. E via a rincorrere i tecnici esterni per redigere progetti ex novo o per rivedere quelli esistenti per non sforare il contributo concedibile. Ma poi, una volta pagate le imprese e aver dovuto accedere, in molti casi, all’anticipazione di cassa, bisogna rendicontare i lavori. Ed ecco il primo, vero, problema: ci si accorge che i piccoli Comuni non sono dotati di una struttura tecnico–amministrativa in grado di seguire tutti gli adempimenti richiesti. Cosa fare allora? Si cerca di assumere… ma nessuno si presenta. Ma come, una volta lavorare in Comune era il sogno di molti, il cosiddetto posto fisso! E ora, invece, nessuno lo vuole più!

E i sindaci, i quali devono per forza portare a termine i progetti, si rimboccano le maniche, assumendosi ‘obbligatoriamente’ responsabilità che mai avrebbero pensato di doversi assumere… perché io volevo fare ‘solo’ il sindaco e non il responsabile del settore finanziario! E poi ecco l’aumento dei prezzi delle materie prime, delle bollette di acqua, luce e gas (ma le scuole e le palestre vanno aperte e, banalmente, l’illuminazione pubblica va garantita). Un educatore per un Sap (Servizio alla Persona) costa adesso 25 euro all’ora e, senza dirlo, le richieste sono sempre in aumento!

Aumentano le rette delle comunità di recupero, delle Rsa e anche questo va ad incidere sensibilmente sul bilancio di quei piccoli Comuni che devono garantire per i propri concittadini questi servizi, perché sempre più persone sono sole assolute e con difficoltà economiche. E infine ecco i tagli annunciati dal Governo in questi giorni e che andranno ad incidere sulla cosiddetta spesa corrente, che riguarda quelle entrate e quelle uscite che hanno come scopo il finanziamento della gestione ordinaria, come gli stipendi dei dipendenti, gli sfalci dell’erba, la spesa sociale, il trasporto scolastico... Si pensi che questi tagli verranno parametrati sull’importo di risorse Pnrr che ogni Comune si è visto assegnare: cioè, chi ha avuto di più si vedrà riconosciuti i tagli maggiori!

Ma questo meccanismo rischia di ingenerare un effetto ancora più paradossale: i piccoli centri potrebbero, in proporzione, essere chiamati a contribuire maggiormente rispetto alle grandi città. E le Province in tutto questo cosa fanno? Sono schiacciate dalla sciagurata riforma Del Rio. Dovrebbero servire a far da collante tra i Comuni e gli enti superiori, soprattutto per i più piccoli, e a sopperire alle mancanze – inevitabili – lamentate da molti di loro. E invece, pur essendo rimaste enti di secondo livello così come previsto dalla Costituzione, sono state esautorate di molte funzioni, depauperate di risorse e, di conseguenza, incapaci di far fronte alle esigenze di territori sempre più in affanno.

I sindaci più anziani di mandato narrano che una volta, quando il presidente della Provincia era eletto dai cittadini, se c’era un problema ci si rivolgeva a lui e nel limite del possibile si cercava di risolverlo. Ora anche questa strada appare in salita. E allora, nella speranza che vengano applicati correttivi al decreto di spending review (anche se a conti fatti non sarà la più grave delle sciagure) e che si dia finalmente corso alla tanto annunciata riforma delle Province, ci si rende sempre più conto che una delle soluzioni per arginare la mancanza di personale e l’aumento dei costi per i piccoli centri è quella di unire le forze, potendo così continuare a garantire i servizi principali per il cittadino.

Per questo bisogna puntare ad una ‘collaborazione strutturata’ tra Comuni con l’obiettivo di gestire alcune delle funzioni fondamentali: dalla raccolta rifiuti, ai servizi cimiteriali, alla polizia locale, all’ufficio tributi e non solo. In questo modo potremo avere una gestione più attenta, andando ad incidere un po’ meno sui bilanci comunali e, di conseguenza, sulle tasche dei cittadini, alleggerendo il costo dei servizi stessi. Chiamiamola pure Area Vasta, Consorzio di Comuni o Area Omogenea, ma questo è il percorso segnato per le piccole comunità, se non vogliamo che l’ordine arrivi dall’alto… come la mannaia – che diciamolo forse era inevitabile – dei tagli di questi giorni.

Non facciamoci trovare impreparati, soprattutto noi cremonesi e casalaschi, e cogliamo il messaggio che ci viene da Roma. Lo sappiamo che nessuno ha l’interesse a mettersi contro un esercito di più di 5.000 sindaci di piccoli Comuni che, insieme, occupano il 56% della superficie dell’intero Paese e che sono la sua spina dorsale per bellezza, tradizioni e cultura. I problemi dei piccoli Comuni sono evidentemente un problema nazionale, da risolvere se si vogliono risolvere i problemi della maggior parte dei nostri concittadini. Anche questa volta, nonostante lo spopolamento dei piccoli centri, nonostante la mancanza di dipendenti e di risorse — per far tornare ad essere il lavoro dell’impiegato comunale un lavoro ambito quanto apprezzato — i sindaci prenderanno in mano la situazione, si faranno sentire, ma continueranno a lavorare pancia a terra, con buon senso e resilienza, facendo esclusivamente il bene delle loro comunità. Tanto problematiche ma altrettanto forti e capaci di superare, magari più unite, anche questa ennesima spending review.