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IL COMMENTO AL VANGELO

Resterà lo Spirito: la fede viva oltre l’assenza

La liturgia ci invita a riscoprire la presenza viva di Cristo Risorto attraverso la promessa dello Spirito Santo

Don Paolo Arienti

25 Maggio 2025 - 05:05

Resterà lo Spirito: la fede viva oltre l’assenza

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
(Gv 14,21-16)

I vangeli proclamati nel tempo pasquale assolvono ad alcune funzioni fondamentali. Sono innanzitutto un richiamo alla fede ecclesiale nel vivente: Gesù non è solo il crocifisso, il prossimo alle fatiche umane, ma è anche il risorto, colui che vive per Dio. Questo paradosso, questa vita eccedente che sa superare anche il limite della condizione mortale, facendola prossima e guarendola, è il nucleo decisivo della Pasqua che genera una ripercussione sui discepoli: la vita eccedente del Risorto non può restare localizzata in una regione, diventa universale, varca i confini dello spazio e del tempo, si incarna nelle coscienze di chi ne vuole raccogliere l’insegnamento e la prassi. Detto in altri termini: Gesù e il suo Vangelo diventano un seme che si moltiplica, una vita che genera altra vita. L’andarsene di Cristo – domenica prossima celebreremo proprio l’Ascensione al cielo – non è una mera scomparsa. Piuttosto ha a che fare con un passaggio di testimone, di più: con la creazione di testimoni che sappiano compromettersi con ciò in cui dicono di credere. Per questo Giovanni insiste sulla promessa di un Paraclito, un avvocato assistente, un consolatore che starà accanto ai discepoli proprio quando Gesù sembrerà non rispondere più, non esserci più, non accompagnare più. Allora sarà il momento forte della fede: non solo nella memoria del passato, ma nel memoriale di una presenza viva che chiederà di incarnarsi in altri figli e figlie di Dio, perché il Vangelo non si riduca a sola religione rigida del conformismo, ma sappia leggere e rileggere la storia, quella scelta da Dio per l’incarnazione, in ogni sua parola.

Giovanni così insiste e ci riconsegna la forza dirompente di una promessa che riconfigura il credere, gli dona un versante di sviluppo che non guarda solo all’indietro, ma desidera diventare vita redenta oggi e domani. L’arco di assenza di Gesù, la nostalgia che il suo non esserci più in carne ed ossa lascia, è in verità lo spazio ecclesiale, il viaggio meraviglioso del Vangelo. quest’ultimo sarà fatalmente affidato a mani, intelligenze, cuori e bocche fragili, precarie, spesso insufficienti, ma l’assistenza sarà garantita, proprio quando la purezza del servizio si mescolerà con il fascino pervertito del potere e quando l’amore per Dio e per i fratelli si sporcherà con le compromissioni egotiche anche dei servi della chiesa.

Il tempo pasquale serve anche a questo continuo e puntuale allenamento alla forma vera, realistica, sempre in movimento e mai conquistata una volta per tutte della fede. E serve proprio ai credenti perché riconsiderino il loro rapporto vivo con il vivente, senza potersi permettere di metterlo sotto una teca, in un museo o in una valigia. Il vivente cerca la vita dei vivi. E lo Spirito, che i Vangeli sempre esprimono, tra l’imbarazzo e la fantasia, con metafore di potenza e di distruzione, di vita e di fecondità (come l’acqua e il fuoco) funge per i cristiani come caparra per la sua presenza nella storia. Come l’acqua disseta, ma anche distrugge… come il fuoco illumina e riscalda, ma al tempo stesso brucia, così sarà degli uomini e delle donne segnate dallo Spirito: non potranno passare inosservati; non potranno vivere nella sola comodità della religione; non avranno alibi per fuggire o chiudere occhi e bocca. Dovranno credere. E questa sarà la loro missione.

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