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Andrea Vitali: fuga dalla miseria di piccoli furfanti

‘La profezia del povero Erasmo’: un altro divertente ma amaro spaccato di umanità dolente

Paolo Gualandris

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30 Aprile 2025 - 05:20

CREMONA - Come da enciclopedia Treccani, furfante significa indifferentemente ‘persona di vile condizione’ e ‘persona senza scrupoli’. Corrisponde a entrambe le definizioni la coppia protagonista dell’ultimo romanzo di Andrea Vitali, ‘La profezia del povero Erasmo’, Gioietta Vendoli e Cletto Siromalli, figlio del fu Erasmo che dà il titolo al libro. Piccoli truffatori maldestri, prototipi della commedia umana che ancora una volta il medico scrittore di Bellano sa narrare come pochissimi altri.

STORIA IRONICA E GROTTESCA

Tanto che le folte schiere dei suoi fans attendono con ansia ogni sua uscita in libreria e regolarmente la premiano portandola nelle zone alte della classifica dei libri più venduti. A conquistare è l’ironia con cui sa raccontare le miserie umane, caratterizzare i personaggi, inventare storie grottesche che, benché lontane nel tempo e nello spazio per chi non abita sul ‘suo’ lago di Como dove sono sempre ambientate, fanno sorridere e richiamano tipi umani che certamente ognuno di noi ha incontrato almeno una volta nella vita. Non a caso alla definizione di scrittore lui preferisce quella di naïve , ma spesso più vera, di raccontatore di storie. Vitali ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti un libro’ online da oggi. Forte della massima di John Steinbeck «L’uomo è l’unico tipo di furfante che sistema la sua trappola, le mette un’esca e poi ci finisce dentro», per la prima volta parte da un cadavere.

BONNIE E CLYDE DI PROVINCIA

Siamo negli anni Trenta del secolo scorso, un corpo senza identità ritrovato sulla riva di un lago non è mai un buon segno, ma quello che Ariella Achermann ritrova in una nebbiosa mattina di novembre porta con sé più di un mistero. Tre anni prima, a Bellano, dopo il funerale dell’onesto fruttivendolo Erasmo Siromalli, l’annoiato e gaudente Cletto non ha alcuna intenzione di prendere in mano il negozio del padre: non si sente fatto per la monotona esistenza di un bottegaio, in quel paesino di poche case affacciato sul lago.

Sembra destino quando, durante un viaggio a Lecco per stringere un accordo con un losco rivenditore, incontra per caso Gioietta, operaia col sogno di Cinecittà che farebbe di tutto per sfuggire alla madre Castica. Cletto, quasi per gioco, si finge un prospero grossista, mentre anche lei millanta una posizione sociale più elevata. È solo l’inizio di una serie di bugie, fraintendimenti e imbrogli che porteranno i due giovani, in un’escalation comica e terribile, a una fuga rocambolesca con conseguenze funeste per i malcapitati che incroceranno il loro cammino. In una strepitosa tragicommedia dal ritmo serrato, Vitali dà vita a una coppia di sfaccendati Bonnie e Clyde di provincia, irresistibili nella loro scelleratezza. Li racconta con l’arguzia e il gusto per l’assurdo che lo hanno reso uno degli autori più amati in Italia: trascinandoci insieme verso il baratro, con il sorriso.

«Ognuno di noi può esibire una discreta conoscenza di questi truffatori da cortile o da pollaio, si credono particolarmente furbi, ma di fatto non ne hanno la capacità e quindi combinano guai e combinando guai creano storie, divertimento. Che sono poi le cose alle quali mi piace dare la caccia». Come spesso gli accade, l’ispirazione viene da una storia vera, sussurratagli dai pettegoli di turno che non mancano mai oppure, come in questo caso, da una gazzetta locale del tempo.

UNIONE CARNALE CON REGALO

«Parto da una storia vera che poi ho completamente manipolata a mio uso e consumo. I tratti della truffa compaiono in una vecchia notizia letta sulle pagine interne de La Provincia di Como all’inizio degli anni ’30. È la storia che riguarda un soggetto che si indebita, va a sottoscrivere anche delle cambiali, con firma falsa naturalmente, finché con l’acqua alla gola decide di onorare il suo debito offrendo al creditore le prestazioni intime della propria moglie, lei consenziente. Una cronachetta di una trentina di righe che descrive questo soggetto nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di fronte a un giudice particolarmente ilare. Così come lo è stato il cronista nel raccontare che dopo la prima unione carnale, il creditore si invola lasciando per tutto regalo una malattia venerea alla moglie, la quale si preoccuperà di trasferirla anche al marito. Non so come sia andata a finire la faccenda, se con una condanna oppure no, però già lì la cosa non mi interessava più».

LA MISERIA SOLA PROSPETTIVA

Cletto e Gioietta sono in fuga da una miseria che è prospettiva di vita, hanno la fortuna di essere entrambi di bell’aspetto e la sfortuna di non accettare la loro condizione, dalla quale però non vogliono eventualmente emergere con il lavoro e l’impegno. La loro conoscenza si edifica sulla base di reciproche bugie, si crea così una bolla destinata a scoppiare «perché non si può andare avanti in eterno a stare in piedi a balle». Anche gli uomini di questo romanzo sono delle macchiette rispetto alle donne. «Ormai è una cosa che non mi accorgo nemmeno di ripetere storia dopo storia dopo storia e che, sia detto senza offesa per la metà maschile dell’umanità: c’è una maggiore capacità decisionale da parte delle donne. Poi magari noi uomini fingiamo di essere noi i decisionisti, però non facciamo altro che diffondere decisioni prese alle nostre spalle e che noi per opportunismo abbiamo fatto diventare nostre».

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