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‘Scelgo tutto’: l’incertezza del domani è una febbre dolcissima

«E se avessi fatto...?: il regista scrittore Valerio Mieli racconta le due vite di Cosimo, frutto di scelte opposte

Paolo Gualandris

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16 Aprile 2025 - 05:25

CREMONA - Nella vita di ogni persona è sempre tempo di bilanci, di riflessioni sulle grandi così come sulle piccole scelte. E sempre su tutti campeggia la stessa domanda: «E se avessi scelto diversamente?». Una questione esistenziale che ha scosso anche lo scrittore regista Valerio Mieli, vincitore del David di Donatello con il film ‘Dieci inverni’ tratto dal suo omonimo romanzo. Un turbamento che lo ha portato ad andare a vedere che cosa è successo nella vita di Cosimo, un ragazzo dalle due vite possibili: in una resta dove è cresciuto, nell’altra parte alla ricerca della libertà totale.

IL DESTINO NON SCRITTO

Percorsi che porteranno all’amara conclusione che, comunque sia andata, resta il dubbio che la scelta giusta fosse quell’altra. Resta però un grande inno al libero arbitrio. Per dirla con le parole del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, «Il destino mescola le carte che poi noi giochiamo». Nasce così il ponderoso ma godibile ‘Scelgo tutto’, i cui diritti sono stati acquistati da Wildside, società del gruppo Fremantle, già produttore de ‘L’amica geniale’ e ‘Otto montagne’. Mieli ne parla con Paolo Gualandris nel corso della videointervista ‘Tre minuti un libro’. Subito una premessa, niente a che vedere con ‘Sliding doors’, in cui è il caso a prevalere, qui si tratta di scelte libere e ponderate.

PARIGI VAL BENE UNA FUGA?

Al tempo dei primi telefonini, cioè un’epoca di grandi cambiamenti non solo tecnologici, ma anche di stili di vita e di grandi rivoluzioni interiori, Cosimo è nell’età in cui si prendono le decisioni sul futuro. Una sera, una donna lo invita a dare una svolta alla sua esistenza, e per lui si spalancano due mondi. Quello dell’avventura, dell’arte, di una vita estrema da un lato, quello della costruzione di un amore e di una famiglia dall’altro. Ambizioni, dolori, rimpianti e risate cambieranno Cosimo, finché entrambe le vite saranno attraversate da un incontro decisivo, e da una domanda: esiste solo una strada giusta per essere felici?

La risposta dell’autore: «Ogni alternativa non è migliore né peggiore dell’altra, semplicemente diversa. L’idea era esplorare cosa succede mettendo uno stesso personaggio davanti a una scelta all’inizio del romanzo e seguire poi le due strade», che nel libro sono raccontate alternativamente con diversa impaginazione. Seguiamo la vita di questo ragazzo che decide di rimanere dov’è, in provincia, conducendo una vita più familiare mentre l’altro sé stesso parte per Parigi seguendo un’artista, una persona originale e tutta diversa da quelle che lui è abituato a frequentare. Si aprono così due mondi che il lettore segue per anni. Storie come quelle di tutti, con gioie e lutti, di speranze e amori, ma anche di delusioni.

«In realtà, cercavo risposte che fossero valide anche per me e in qualche modo mi sembra di averle trovate. Sono di fatto quasi due romanzi con due storie, due vite parallele che in qualche modo vengono confrontate, cioè di volta in volta si vede quale dei due sta meglio e chi è meno felice». Una delle protagoniste pone la questione centrale: «accontentarsi o andare a vedere un sacco di roba che c’è là fuori?». Vediamole queste vite. «Da un lato Cosimo, studente poco convinto di ingegneria, parte con la misteriosa Marie Madeleine, entra in un mondo di intellettuali e artisti francesi e poi a seguito di un grande evento prende una strada più matta, tanto che per alcuni anni vive nei boschi da eremita. Una scelta eterodossa onorata fino a che si troverà a sentire il bisogno di un’esistenza più stanziale, assai meno avventurosa.


VOGLIA DI ‘SBADABAM’


Quell’altro invece è rimasto nel paese, ha messo su una famiglia e negli anni avrà il bisogno opposto, cioè di una vita più ‘sbadabam’ come dice, quindi di partire, dare sfogo alle sue ambizioni artistiche. Inevitabile la conclusione. «Nelle due vite del tutto indipendenti e parallele il Cosimo che ha scelto quella avventurosa e ricca di eventi sente un bisogno di recuperare legami famigliari e di amicizia interrotti bruscamente; il suo alter ego che invece è rimasto al paese a un certo punto sente l’urgenza di vivere a colori». Fisicamente la divaricazione è rappresentata anche da da un rudere nel bosco che pure ‘vive’ sulla base delle scelte che vengono fatte dal protagonista. Ovviamente con esiti completamente diversi.

LA CASA INCOMPIUTA

«Abbiamo fatto da poco una presentazione a Roma con Paolo Virzì ed Elena Stancanelli. Quest’ultima mi ha fatto notare che il tema della casa non finita me lo porto addosso da tempo. Io ho fatto dei film, sono regista come primo lavoro, e sia in ‘Dieci inverni’, mio primo lavoro che in ‘Ricordi?’ ci sono case che hanno un grande ruolo e sono sempre in costruzione. Lei mi ha fatto notare il valore simbolico di un’idea di vita costantemente incompiuta, in costruzione. Quindi direi che alla fine è un luogo dove si vorrebbe poter dire qui mi fermo ma che non esiste, non c’è un posto dove ci si ferma perché tutto si evolve senza tregua». Cioè, come dice una delle protagoniste del romanzo: «L’incertezza del domani è una febbre dolcissima».

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