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3 MINUTI 1 LIBRO: IL VIDEO

Il chiodo piantato al centro del cuore

Ervas manda in libreria la decima e ultima indagine dell’ispettore Stucky. Che però rinasce da stasera nella serie tv di Rai2 con il volto di Battiston

Paolo Gualandris

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30 Ottobre 2024 - 05:30

CREMONA - ‘Muore’ per la letteratura, rinasce per la televisione. L’ispettore Stucky, il campione delle indagini con poco sangue e tanto acume ideato da Fulvio Ervas approda nelle librerie con ‘Il tatuatore innamorato’ in quella che l’autore annuncia come la sua decima e ultima investigazione. Pessima notizia, controbilanciata però dal fatto che giusto stasera su Rai 2 e Rai Play va in onda la prima di sei puntate della serie in cui l’ispettore prende le fattezze di Giuseppe Battiston, che lo aveva già interpretato al cinema in ‘Finché c’è prosecco c’è speranza’. «Magari fra cinque anni mi pentirò - spiega Ervas -. Stucky mi ha accompagnato per 18 anni. Una bella relazione la nostra, durata nel tempo con un personaggio inventato quasi per gioco che invece poi mi ha anche educato a scrivere, a capire il mondo. Questa è una storia di chiusura e poi camminerà, spero, con lo sguardo, il fisico e la sensibilità di Battiston». L’attore ama il personaggio perché «odia la vista dei cadaveri, non ha il telefono, non ama perdersi in chiacchiere inutili, parla poco e odia i social come me».

IL CORPO COME PAESAGGIO

Ervas parla del suo romanzo con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti un libro’, online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it. L’ispettore è un veneziano con origini iraniane per parte di mamma Parvaneh, farfalla in persiano, ma, come spiega il suo creatore, è tipicamente un osservatore e un camminatore del nord-est. «Però artificialmente rallentato, perché il freno a mano a noi veneti difetta, invece lui è uno che sa guardare, fermarsi. Il segreto delle sue capacità investigative è tutto qui». E nell’ironia, che però stavolta diventa più triste. Deve molto allo zio, Cyrus. «Per vicende personali, mi occupo della questione iraniana da 40 anni perché quando si scrive bisogna sforzarsi di leggere un po’ il futuro. Lo zio guarda non solo indietro ma anche avanti e quindi decide di tornare in Iran perché sente che il Paese sta scoppiando e decide che, dopo essere fuggito in seguito alla rivoluzione contro lo Scià, ora sente che quel ciclo si è chiuso e vorrebbe provare a vedere com’è l’Iran e, nel caso, morire in piedi: a 78 anni sa di volere guardare il pericolo e il regime da uomo libero». Scrive di lui Ervas: «Dovevate vederlo quando se ne stava sopra una pila di tappeti con un bicchiere di tè tra le mani e un frammento di zucchero sotto la lingua. Sorseggiava lentamente, perché mentre il liquido scioglieva e trasportava, gli apparivano i colori degli altopiani iranici...». Stucky stavolta entra in un mondo a lui sconosciuto ma che lo affascina, quello dei tatuatori. «In ogni libro dell’ispettore c’è un tema ambientale. Sono convinto che bisogna prioritariamente difendere l’ambiente, la barca con cui attraversiamo l’oceano della vita. Ma spesso lo maltrattiamo. L’ultimo paesaggio che ci resta è il nostro corpo. Disegnarlo, tatuarlo, arredarlo è un modo di trasformarlo. Il mio è un invito a riflettere che, se volessimo, potremmo vivere su un paesaggio più bello. Dipende dalle scelte che facciamo, che spesso sono sciagurate».

UN'ARTE A... TEMPO

Quello dei tatuatori è un mondo difficilissimo con cui entrare in contatto. «Conoscendoli, mi ha colpito un aspetto sul quale non avevo riflettuto: i loro lavori sono tra le poche cose a morire col corpo che li porta. Quindi è un’arte che ci insegna la finitezza, il cambiamento, la pelle cambia e cambiano il disegno e il colore. Trovo questo affascinante». Un mondo a parte, come spiega uno dei protagonisti a Stucky, in cui «ci vuole un’apertura mentale per carpirne il senso nel percorso dell’umanità». La morte su cui indagare è quella di Michelangelo, il tatuatore più bravo di Treviso. Un urlo prima dell’alba, e lo trovano stecchito nel suo studio, il cuore trafitto da una punta di ferro. Inutile interrogare il padre, Malanotte, avvocato dei potenti; tanto meno la madre, Freja Berg, svedese, pittrice e battagliera. Le clienti si sbottonano di più, in tutti i sensi: certi tatuaggi si nascondono molto bene. In che mondo siamo capitati? chiede Stucky al commissario Montini, a tutta la squadra. Nel mondo antichissimo del tatuaggio, dove è tutto scritto. Anche la soluzione del delitto, scritta sulla pelle. Dentro la pelle, nell’anima, invece, stanno le ansie, le pene d’amore e le paure per il futuro dei tatuatori. «Certe notti i sogni non sanno nemmeno dove abitano, dove abito, altre volte arrivano velocemente e altrettanto velocemente scappano», riflette il vecchio tatuatore Honesto Badoer, maestro di Michelangelo. «Il miglior personaggio del libro. È un uomo tormentato, la notte si aggira per Treviso, perché è bella soprattutto in quelle ore. La attraversa come farebbe un innamorato convinto che non bisogna svegliare l’amata. La contempla».

UNA STORIA DI AMORI

Il romanzo fondamentalmente è una storia di amori. Quello di un tatuatore che morirà prima dentro e poi per davvero a causa del rapporto che ha con la sua donna, del suo vecchio maestro che per lui ha l’affetto riservato a un figlio ed è l’amore del vecchio -e certamente dell’autore- per Treviso e per il suo fiume. Ma attenzione: «L’amore è una strepitosa valigia in cui infiliamo mille significati. Ma se c’è possesso, non è più la valigia per un bellissimo viaggio, è la gabbia del canarino» scrive Ervas.

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