07 Settembre 2022 - 05:25
CREMONA - È un Leonardo Da Vinci che non ti aspetti, quello raccontato da Luca Arnaù nel suo nuovo thriller storico, «L’enigma di Leonardo», il secondo dedicato al geniale artista e inventore, che veste i panni del raffinato, persino un poco audace, investigatore. Ma non è solo qui la sua originalità: «Il mio è un Leonardo poco agiografico, ce lo presentano come con la barba, i capelli lunghi perennemente imbronciato. Ma ciò non corrisponde minimamente alla verità storica. Le cronache del tempo ci raccontano di un uomo brillante, divertente, che amava bere e si vestiva in maniera colorata, che aveva i capelli lunghi a differenza della maggior parte dei suoi che portavano il carré secondo la moda di Lorenzo il Magnifico. Mi sono immaginato un Leonardo giovane, non ancora artista di grande fama, agli inizi della sua carriera». Giornalista direttore di settimanali vari e sceneggiatore, Arnaù racconta questo suo allegro e gioviale Leonardo nella videointervista per la rubrica «Tre minuti un libro» curata da Paolo Gualandris.
Un thriller va raccontato sempre molto poco per non togliere ai lettori il piacere della scoperta. Ecco che cosa si può dire di questa avventura tra la fantasia e la storia. Siamo nella Firenze del 1489, la dieci anni prima della scoperta dell’America, la signoria è sull’orlo della guerra con Milano e avviene un omicidio strano: durante un comizio in piazza di Santa Maria del Fiore il gonfaloniere Ridolfi, una delle cariche più alte della città, viene ucciso dal colpo di una modernissima arma da fuoco. Oltre al prestigio della vittima, crea sconcerto la modalità dell’omicidio: le armi da fuoco sono poco usate e tutt’altro che potenti e precise. «Erano soprattutto degli schioppi - spiega Arnaù -, cannoncini caricati a mano con palle di metallo e dalla portata molto limitata e, soprattutto come si diceva anche a quei tempi, non prendevano un albero a 50 passi. Mi è piaciuto piaceva moltissimo inserire quello che è il primo omicidio con arma da fuoco della storia».
Affiancato dal fedele Iacopo Bencini, il geniale investigatore si ritrova ben presto alle prese con una catena di delitti che sembra condurre allo stesso, abilissimo, assassino. Mentre cerca di trovare il bandolo della sanguinosa matassa, viene avvicinato da un agente del misterioso Uffizio del Silenzio, organizzazione segreta che risponde direttamente a Lorenzo de’ Medici. Tra mille peripezie fatte da duelli, arrembaggi, viaggi in mezza Italia e il confronto con un killer spietato e soprendente, capisce che la minaccia che sta affrontando viene da molto lontano. per essere precisi dal Catai, e ha le fattezze di crudelissimo mercante venuto per vendere le tecnologie cinesi dell’epoca «che erano pazzesche. In fatto di armi erano molto più avanti di noi e quindi mi sono immaginato un po’ questa spy story. A cavallo tra le grandi città del Rinascimento che si fanno a gara per avere un rapporto migliore con questi».
Torniamo sul protagonista: «Storicamente, spiega Arnaù, c’è un periodo di tempo di quattro anni in cui non si hanno notizie storiche di lui. Non c’è nulla non scrive non dipinge non fa niente perché nel 1476 viene processato per sodomia, cosa gli toglie ogni possibilità di avere opere commissionate dalla Chiesa. Diciamo che ho riempito il vuoto». Anche con questo thriller si conferma che i romanzi storici italiani hanno una marcia in più perché oltre a belle storie distillano nozioni precise e puntuali.
«Sto molto attento a questo aspetto - assicura Arnaù -. Ho una casa editrice e un’editor, Alessandra Penna, che sono implacabili sotto questo aspetto. Diciamo che la parte storica si è adattata alla fiction, ma è frutto di ricerche accuratissime. Faccio un esempio: ho inserito il particolare di una trasfusione del sangue e in molti hanno storto il naso: impossibile nel 1480, dicono. Non è così: la prima trasfusione di cui si ha conoscenza storica avviene l’anno prima, a Roma nel tentativo, poi risultato vano di salvare un Papa. Lui muore, però questo certifica che c’era già una sensibilità è un’attenzione del periodo a questo tipo di intervento era importante. Leonardo era sicuramente un gradino sopra dal punto di vista scientifico, quindi la situazione che racconto è del tutto credibile».
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