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Ritorno a Dublino, posto dell’anima

Romanzo a quattro mani, una storia amorosa, frammentata e assurda

Paolo Gualandris

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12 Marzo 2025 - 05:30

RIVOLTA D'ADDA - Il cremasco Simone Cerioli di Rivolta d’Adda ama giocare in squadra: i suoi romanzi sono scritti a quattro mani con partner diversi a seconda dell’ambientazione e del tema. Con il Secondo uomo sulla luna, romanzo parigino-marsigliese, si faceva chiamare Andrea Simon, fusione tra il suo nome e quello del coautore Andrea Crocioni. Ora arriva in libreria con Il muro magico, ambientato a Dublino, firmato con lo pseudonimo Frances Turner, in coabitazione con Francesca Pedrini.

SULLE ORME DI PESSOA

«È una scelta un po’ particolare - conferma -, un po’ un’imitazione di Fernando Pessoa (Ndr: poeta portoghese autore tra gli altri de ‘Il libro dell’inquietudine’) che aveva eteronimi. Non mi piace l’idea di usare il mio nome perché un conto è lo scrittore, ovvero il principio creativo, un altro l’individuo. È bello usare un nome che non sia il nostro perché anche questo entra nel processo creativo: prima di scrivere il libro e scegliere il tono e lo stile inventiamo l’autore, facendo nascere un brand letterario mirato a durare».

Frances, come Francesca, Turner per Steve Turner, chitarrista americano dei Mudhoney e il pittore William Turner. «Messi insieme, nome e cognome, suonano bene». Suonano, appunto perché Anna, la protagonista, è una ragazza che «si è lasciata alle spalle un concerto di casini». Cerioli parla di questo suo nuovo lavoro con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti un libro’.

UNA RAGAZZA SFRONTATA

Anna, una ragazza di provincia oltre i trenta, viene mollata dal fidanzato e decide di prendersi una pausa tornando per qualche giorno a Dublino, dove aveva ‘sparato’ i migliori colpi della sua giovinezza. Riuscirà la città a ripetere il miracolo o è fuori dal tempo? Nel dubbio, ci mette la sfrontatezza di sempre e tra vecchie conoscenze e improvvisi temporali salva un musicista di strada aggredito da un gruppo di teppisti proprio mentre suona la canzone più famosa degli Oasis. Il ragazzo si chiama Azel García, di padre marocchino e madre andalusa. È amore a prima vista, almeno per Anna, e da quel primo travagliato incontro inizia un folle gioco di rincorse e di malintesi attraverso l’Irlanda che la porterà dritta al limite del presente e del lontano passato. La musica è il filo rosso sotteso lungo l’intera storia. «Si parla dell’amore di Anna per gli Oasis, ma non solo, anche per gli Stone Roses, i Primal Scream, band molto significative degli anni Novanta del secolo scorso che durano ancora oggi in varie forme». E poi c’è Dublino, città nella quale entrambi gli autori hanno vissuto a lungo, che diventa luogo dell’anima. «Un pretesto per fare tutto un discorso esistenzialista su cosa vuol dire stare al mondo nella maniera più realistica possibile».

IL MONDO TRANSITORIO

A Dublino Anna aveva vissuto «cercando il sogno, la bohème, quel concetto che si ripete nei secoli. In quel mondo transitorio ha consumato emozioni e infine è uscita dal limbo tornando a casa, dove si è si sistemata, trovando lavoro e fidanzato. A 30 anni viene però lasciata e lei si ritrova in provincia, in un mondo che ha perso il motore che aveva fino al giorno prima». La decisione di tornare in Irlanda per riordinare le idee nel dubbio che le era sempre rimasto in testa di avere sbagliato a lasciare l’Irlanda.

Oltre a rivedere ex colleghe ed ex amiche una sera nota un busker, un musicista di strada, che sta cantando Wonderwall degli Oasis. È mulatto, molto carino e con una voce bellissima, lei lo ascolta rapita, tutta sola e incurante della pioggia. Arrivano in quattro, gli saltano addosso e lo riempiono di botte e Anna senza pensarci lo salva con lo spray appena acquistato ai grandi magazzini, mette in fuga i violenti e porta il ragazzo nel b&b in cui sta. «Inizia così una sorta di storia amorosa frammentata e assurda». L’assurdo è un altro filo conduttore di tutta questa storia. «Le tre linee contenutistiche e stilistiche che abbiamo scelto sono nella parte più evidente il realismo comico di stampo irlandese alla Roddy Doyle dei Commitments, ovvero la realtà cruda però presa con un sorriso; sotto però a livello di subconscio del testo e dei personaggi abbiamo sommato Albert Camus con l’esistenzialismo e Samuel Beckett con l’assurdo».

VIRGILIO È UN GATTO AZZURRO

Infine c’è un novello Virgilio sotto le spoglie di una curioso gatto azzurro che conduce Anna in giro per la città. «Una guida fantasmatica, bizzarra tra il sapiente, il rivoluzionario e il cartone animato».

Tra Anna e il suo misterioso musicista nascono dialoghi sul senso stesso dell’esistenza. Lei ha deciso di ricominciare da sé stessa mollando in qualche modo la sua comfort zone per tornare nel proprio passato, lui ha lasciato la Spagna per andare a vedere il mondo. «Entrambi non hanno un cammino definito e studiato filosoficamente, sono nella precarietà del mondo di oggi che poi è anche uno dei temi del sottotesto dove non c’è più nessun riferimento. Tutto passa, cambia, rinasce, si interrompe. L’individuo vive e galleggia nella precarietà. I nostri personaggi non si arrendono al grigiore, allo squallore, al vuoto, ma cercano di uscire là fuori e di afferrare più che possono, meglio che possono, quanto può dare loro la vita». Al termine di questo percorso «Anna si rende conto dell’impossibilità del ritorno all’età dei vent’anni. E il finale restituisce una protagonista diversa e più consapevole di sé».

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