10 Dicembre 2024 - 08:29
La guardia americana Payton Willis e coach Luca Bechi durante un time out della Juvi Ferraroni
CREMONA - Un grande sospiro di sollievo. Vincere a questi livelli, soprattutto in un campionato tosto e complicato come la serie A, non è mai facile, basti guardare i risultati dell’ultimo turno che hanno messo in fila sette vittorie esterne su otto gare disputate. Figuriamoci poi se ti trovi di fronte alla “gara della paura”, la partita che devi vincere assolutamente onde evitare – in caso di un eventuale kappao - di precipitare verso gli inferi. La Vanoli, al termine di una settimana complicata per tanti motivi, su tutti l’uscita di scena di Paul Eboua e un nuovo assetto da portare sul parquet, si è trovata con le spalle al muro: contro la Openjobmetis Varese non vi erano alternative, si doveva conquistare la posta in palio per rimettersi in corsa verso la salvezza. Da fuori forse è difficile da comprendere, ma chi ha giocato a basket sa quale peso pazzesco staff tecnico, giocatori e dirigenti si trovano a portare sulle spalle in una situazione come questa.
Non si può certo dire che la Vanoli, su tutti il presidentissimo Aldo, non abbia fatto tutto quello che era possibile fare per rimediare alla partenza disastrosa in fatto di numeri (una sola vittoria contro 8 sconfitte), tanto è vero che la sfida all’ultimo sangue con Varese ha registrato il passaggio alla formula del 6+6, ovvero all’iscrizione a referto di sei giocatori stranieri e altrettanti italiani, con il tesseramento in extremis del giovane Nicola Fantoma. Ampliare le rotazioni e poter schierare più giocatori era ormai necessario sia per affrontare gli avversari sullo stesso piano numerico sia per permettere a coach Demis Cavina (domenica ha festeggiato le 100 panchine in serie A) di avere più frecce nel proprio arco da scoccare in base alle necessità affrontate in partita. Contro Varese il tecnico emiliano della Vanoli ha ruotato dieci giocatori e, francamente, è parso che nessuno ne abbia risentito, anzi c’è stato un evidente giovamento collettivo. Dal punto di vista mentale, dovendo affrontare un impegno con la necessità di vincere ad ogni costo, la gara ha mostrato una Vanoli che a parte lo 0-5 iniziale, ha sempre tenuto le redini tra le mani, sebbene i primi due quarti siano stati contrassegnati dall’equilibrio. La forza mentale dei biancoblu è emersa prorompente dopo l’intervallo lungo, con il terzo parziale (chiuso 23-8 per i cremonesi) a creare di fatto la spaccatura decisiva e nel quale la formazione di Cavina è stata letteralmente trascinata verso il successo dalla coppia d’oro formata da Corey Davis e Payton Willis (9 punti a testa nella frazione), coadiuvati dall’ultimo arrivato ma già ben inserito Dario Dreznjak (5 punti nel terzo quarto). E’ stata poi attenta e concreta la Vanoli nel tenere a bada nell’ultimo quarto, il tentativo di riaprire la gara da parte di Varese, che si è affidata alle conclusioni dalla lunga distanza nel tentativo di riavvicinare i padroni di casa; i quali, a loro volta, oltre alle conclusioni di Davis e Willis, hanno potuto fare affidamento sul contributo di tutti coloro sono stati chiamati in campo da Cavina (bravi Stefan Nikolic con 5 su 8 al tiro, Tajion Jones e Tariq Owens nel presidiare l’area colorata). Ripeto, non era affatto scontato affrontare una gara dal tale peso specifico senza un elevato contenuto di ansia, ma la tensione palpabile e inevitabile della prima parte di match, si è poi sciolta grazie all’ottimo secondo tempo, nel quale si è rivista anche una certa serenità. E che belli i sorrisi liberatori dei giocatori a fine partita, così come l’abbraccio che Aldo riserva uno ad uno ai suoi ragazzi, in un PalaRadi che finalmente (si può fare meglio però) ha avuto un apporto concreto sugli spalti non solo dai fantastici ragazzi del tifo organizzato. Festeggiamo dunque il ritorno al successo che virtualmente vale il terz’ultimo posto; ed ora andranno affrontate con lo stesso spirito combattivo le prossime due trasferte consecutive, prima a Treviso e poi a Trieste, campi storicamente ‘caldi’ di passione nelle rispettive tifoserie. Il livello delle avversarie è sicuramente superiore, in questo momento, rispetto a quanto messo in mostra dalla Openjobmetis, ma in ogni caso sarebbe davvero importante riuscire a portare a casa almeno una delle due poste in palio a partire dal match di domenica al Palaverde di Villorba (ore 16.30) contro la Nutribullet del tecnico Francesco Vitucci.
JUVI, UN’ALTRA OCCASIONE PERSA
Un lungo blackout durato per tutta la durata del secondo quarto (parziale incredibile di 14-30 a favore degli avversari) ha determinato la sconfitta patita dalla JuVi Ferraroni nel match di sabato sera al PalaRadi contro la Unieuro Forlì. Tardivo, anzi incompleto, il tentativo di rimonta che dal meno 19 del 18° (28-47) si è fermato sul meno tre (72-75) a 17 secondi dalla sirena. Questo sarebbe il commento nudo e crudo dell’ennesima sconfitta juvina al termine di una gara che, nonostante la caratura indubbia dell’avversario (privo nell’occasione di uno dei suoi americani), era – e ribadisco era – assolutamente alla portata della squadra cara alla famiglia Ferraroni che, quest’anno, festeggia i dieci anni da quando nel 2014 ha preso in mano e poi risollevato le sorti dello storico club cittadino, partendo dal campionato di Promozione e cavalcando sino alla serie A2.
Analizzando quarto per quarto la gara con Forlì, vediamo che la JuVi si è giocata il primo quarto punto a punto (18-19) e che dopo l’intervallo lungo – voci di corridoio dicono che, nell’intervallo lungo all’interno dello spogliatoio, le rimostranze di coach Luca Bechi nei confronti dei suoi giocatori abbiano fatto tremare i muri del logoro palasport (a proposito, a chi tocca intervenire sulle porte arancioni/uscite di sicurezza bloccate? E se succedesse qualcosa di grave, di chi sarebbe la colpa?) ha vinto sia il terzo (19-12) che il quarto parziale (23-18). Eppure quell’unico ma pesantissimo passaggio a vuoto nel secondo parziale ha compromesso definitivamente il match. La rimonta è iniziata nel terzo quarto (subito 6-0 in avvio, poi 9-4 con tripla del capitano Lorenzo Tortù), fino al meno dieci del 30° (51-61), ma è stato nei primi minuti dell’ultimo quarto (dopo il meno 4 del 64-68 siglato da Eddy Polanco, unica guardia gigliata ad avere un impatto e una pericolosità continui nel corso della contesa) che la squadra di coach Luca Bechi ha sprecato una quantità infinita di occasioni – tiri affrettati, palloni gettati al vento malamente - che avrebbero potuto riaprire in toto la gara contro un’avversaria arrivata nel finale col fiato corto. La domanda sorge spontanea: perché? Perché quel secondo quarto imbarazzante, nel quale la formazione gigliata ha completamente cessato di giocare sia in difesa sia in attacco, facendo sembrare Forlì i Chicago Bulls degli anni d’oro di Michael Jordan, Pippen, Harper, Rodman, Kerr, Kukoc e via dicendo. Al tremendo secondo quarto, nel corso del quale coach Bechi ha provato diversi quintetti nel tentativo di frenare l’emorragia in atto, aggiungiamo poi la serataccia di Isiah Brown (1 su 8 dal campo e due soli punti a referto) e di Gianmarco Bertetti (1 su 8), l’insufficiente prestazione di Federico Massone (2 su 8), la mancanza di continuità di Tortù (3 su 8), soprattutto però la scarsa intensità e cattiveria messa sul parquet dai giocatori orogranata nella fase che ha poi complicato il match e determinato il risultato. Da rimarcare poi l’ormai atavico problema della scarsa fisicità, del poco tonnellaggio da parte dei cremonesi ogni volta in evidente difficoltà nell’affrontare gli avversari. Detto questo però vanno sottolineate positivamente le prestazioni di Alfonso Zampogna, entrato in campo portando tanta energia e voglia di riscatto, oltre che di Alessandro Morgillo (6 su 9 al tiro) e Simone Barbante (5 su 8), schierati ad un certo punto insieme da coach Bechi, nel tentativo di arginare i lunghi romagnoli. Ma nonostante tutto, la JuVi Ferraroni ha avuto l’opportunità di riaprire completamente la sfida, ed allora - ancora una volta - si fanno spazio rabbia e delusione, perché in un campionato come quello di questa stagione andrebbero limitate al massimo le occasioni perse.
Ora la settimana juvina prevede due appuntamenti piuttosto tosti: domani la JuVi Ferraroni scenderà in campo a Desio (ore 20.30) per affrontare l’Acqua S. Bernardo Cantù nel recupero della gara valida per la tredicesima giornata di andata; domenica invece si torna al PalaRadi (ore 18) per il match che vedrà Tortù e compagni affrontare la Reale Mutua Torino. E dopo due sconfitte consecutive è arrivato il momento del riscatto.
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