PENSIERI LIBERI
Ottobre 2024
Le seduzioni dei campanili non possono frenare un processo destinato a radicarsi sempre di più nelle nostre realtà: o si decide di mettersi insieme e lavorare a idee comuni, oppure si rischia di bloccare lo sviluppo o, peggio ancora, di condannare un territorio alla recessione, non solo economica e dei servizi, ma anche culturale. E, in ultima istanza, alla subalternità rispetto a chi ha saputo organizzarsi per tempo. La situazione della finanza pubblica e la necessità di assicurare più elevati standard qualitativi obbliga a prendere coscienza dell’esigenza di adottare scelte coraggiose.
Ma, si badi bene, senza mettere in discussione le radici storiche e delle tradizioni che hanno caratterizzato — e ancora meritano di essere valorizzate appieno — l’identità di un’area. In questa chiave, le aree omogenee non sono istanze autonomistiche, bensì di unità e di forza. Allora, è il momento di cogliere le opportunità che abbiamo per dare un futuro di prosperità alle nostre terre. Un’occasione feconda di avanzamento istituzionale insieme a una prova di forte coesione degli amministratori di un territorio, capaci di rispondere concretamente alle richieste dei loro cittadini. E non si tratta di fughe velleitarie verso obiettivi irraggiungibili, bensì di adoperarsi per garantire tranquillità e serenità nel presente e nei decenni a venire a chi è nato o ha scelto di vivere proprio in questa terra.
Quale sarebbe lo scopo di una corretta amministrazione se non quello di garantire il massimo della prosperità e dei benefici a chi ha scelto democraticamente la propria classe dirigente? A chi ha affidato a donne e uomini delle istituzioni il compito di gestire il bene comune? In queste settimane sta prendendo forza l’idea di area omogenea casalasca. Io ci sono e mi congratulo con l’iniziativa del vice presidente della Provincia, Luciano Toscani, e della consigliera Valeria Patelli, che hanno lanciato il progetto. In ballo c’è la sfida della qualità dei servizi che può essere combattuta e vinta solo grazie all’unità degli intenti e alla stretta collaborazione fra gli enti locali.
Come accaduto per il Cremasco, è tempo che anche il Casalasco e il Cremonese concretizzino i principi previsti dallo statuto della Provincia in quelle aree dove ancora non sono stati pienamente attuati. Da parte mia, auspico una forte adesione volontaria dei sindaci a tale provvidenziale accelerazione, con il fine ultimo di garantire la qualità delle prestazioni. Come Consorzio.it, tra l’altro, potremmo fornire anche un supporto dal punto di vista amministrativo ma già adesso esistono strumenti efficaci sul territorio come il Gal Oglio Po e il Gal Terre del Po. Realtà che da tempo vedono la collaborazione dei Comuni. Al di là del percorso che verrà scelto, comunque, aver posto il problema è il sintomo della maturazione di un’idea feconda da perseguire. Se si valorizzano le situazioni territoriali si riesce a tenere insieme una provincia così ‘lunga’.
A tale proposito, l’Oglio Po va considerato come un esempio di forte unità, a partire dall’Usl 50-52 che si articolava fra Casalasco e Viadanese: oggi non può lasciarsi sfuggire l’opportunità di coagularsi intorno a un progetto più avanzato. Casalmaggiore deve giocare un ruolo forte ma, ancora una volta, il capoluogo sarà trainante se il territorio intero sarà valorizzato. Non è un caso che dal Casalasco parta oggi questa spinta perché in quella zona, da sempre, si avverte una forte identità territoriale. C’è una tradizione di sentirsi ‘casalaschi’ senza tuttavia coltivare smanie ‘separatiste’ dal Cremonese.
Un’esigenza che vuole fissare una propria identità istituzionale alla stregua di quanto accaduto — come detto — nel Cremasco, dove il percorso maturato in questi ultimi anni viene in realtà piuttosto da molto lontano. Già dal 1961, infatti, trenta sindaci avevano fondato il Consorzio intercomunale cremasco, mettendo a frutto quella che, pur fra alti e bassi, era stata un buona relazione istituzionale del territorio. Una realtà che si è in seguito ampliata, divenendo un ente riconosciuto dalla Regione, come nel Lodigiano e nel Lecchese che poi hanno raggiunto lo status di Provincia. Nel Cremasco ciò non è avvenuto ma il dialogo fra i Comuni è continuato con la formazione della Società Cremasca Reti e Patrimonio Spa (Scrp) per poi arrivare a Consorzio.it, che non gestisce più alcun patrimonio materiale bensì i servizi alla popolazione.
Un supporto determinante per l’erogazione e la gestione delle prestazioni alle municipalità. Un percorso lungo e a tratti tortuoso, che non ha risparmiato difficoltà e tensioni. Nel 2015 la richiesta di accedere a quanto previsto dall’articolo 9 della Provincia — e cioè la formazione dell’area omogenea — e il conseguente dibattito hanno provocato l’anno successivo l’uscita di otto Comuni. La pandemia ha di fatto sospeso l’iter fino a quando, nel 2022, con le elezioni di primavera il nuovo sindaco di Crema, Fabio Bergamaschi, ha rilanciato con forza l’idea nel corso dell’assemblea di luglio dei sindaci cremaschi: da quella assise partì la richiesta alla Provincia di dare attuazione al regolamento delle aree omogenee. Qualche mese prima — era il settembre del 2021 — Scrp (presieduta dall’ottimo Aldo Casorati) si era trasformata in Consorzio.it di cui divenni presidente. Da qui la volontà di recuperare gli otto Comuni usciti nel 2016 che ora stanno per rientrare al fianco degli altri 48 che già fanno parte della realtà consortile. Una grande soddisfazione per un progetto unitario e le buone relazioni intercomunali che nel tempo hanno prodotto significative prassi nella gestione di servizi come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e la partita della depurazione delle acque. Gli amministratori di allora erano stati lungimiranti così come oggi il sano protagonismo degli amici casalaschi può rivelarsi decisivo per battersi con successo nella sfida delle prestazioni alla popolazione.
L’area omogenea si definisce come uno strumento per la politica territoriale, il luogo dove si fa politica amministrativa e si guarda al tema della Comunità di pianura come organismo riconosciuto dalla Regione al pari delle analoghe Comunità di montagna. Il riconoscimento come Comunità di pianura è l’altro obbiettivo di questo percorso iniziato negli anni Sessanta. L’area casalasca deve diventare protagonista dello sviluppo di quel territorio all’interno della provincia di Cremona. Occorre guardare con fiducia al prossimo futuro, strutturandosi al proprio interno con i bracci operativi ritenuti più opportuni. Creare una nuova area omogenea significa puntare sulla giocata vincente. Da questa volontà emerge quella buona amministrazione che mira a stare insieme per la gestione di alcuni servizi essenziali. Non ci devono essere distinzioni, infatti, fra le dimensioni dei Comuni. Il livello delle prestazioni deve risultare, appunto, omogeneo.
Fra l’altro, il protagonismo casalasco serve a tenere coeso un territorio e un territorio unito è più forte. Un’area omogenea del Casalasco rafforzerebbe l’intera provincia. Utile sarà un confronto non solo con i sindaci ma anche con i due Gruppi di azione locale (Gal) già esistenti. Si proceda senza indugi, dunque. Per una strada che porterà innegabili benefici non solo al territorio casalasco, ma anche a tutta la provincia.
S.E.C. Spa – Divisione Commerciale Publia : P.IVA 00111740197
Via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona : Via Cavour, 53 - 26013 Crema : Via Pozzi, 13 - 26041 Casalmaggiore