20 Agosto 2025 - 05:05
CREMA - Un tavolo prenotato per cena, buona compagnia, un bicchiere di vino e chiacchiere in sottofondo. Una serata come tante quando, all’improvviso, inizia il primo atto: gli attori si materializzano e la storia comincia. Ogni portata del menù si trasforma in scena teatrale, ogni piatto diventa sipario per un enigma da risolvere. Tra risate, sospetti e un crescendo di emozioni, ecco arrivare l’indizio successivo, le prove che sfilano davanti agli occhi: realtà e finzione si intrecciano, mentre i commensali si trasformano in detective e ognuno inizia ad avere un ruolo nella vicenda.
È questo il clima che Rosa Messina crea durante le ‘cene con delitto’: uno spettacolo senza palcoscenico, dove anche lo spettatore è parte della scena. «Proponiamo diverse trame, solitamente coinvolgendo quattro attori tra i miei allievi e dividendo la storia in tre o quattro scene», spiega Messina. «È un modo diverso di recitare perché il pubblico è lì con te senza la barriera palco-platea, interagisce, provoca. Puoi guardare negli occhi le persone mentre cercano di risolvere gli intrighi».
Non ci sono sipari da alzare, né poltrone in velluto rosso. C’è la vita vera, l’adrenalina che nasce da uno sguardo, una battuta improvvisata. È questa la forza delle cene con delitto: dimostrare come il teatro sia un’esperienza collettiva e immersiva, che mette al centro chi partecipa, accende il desiderio di scoprire e di divertirsi. Un teatro esperienziale, dove ciascuno è chiamato a partecipare, a confrontarsi con l’altra persona e con i propri sensi. Quello stesso coinvolgimento emotivo, fisico e sensoriale che Messina trasmette ai giovani cremaschi che scelgono i laboratori del ‘Cantiere delle idee’ come esperienza per stare bene insieme. «Aiutare i ragazzi a crescere e stare bene con altre persone è una cosa stupenda, li vedi raggiungere il loro sogno con entusiasmo, perseveranza e voglia di mettersi in gioco».
Sono le stesse parole che Messina riserva per il teatro a restituire la dimensione travolgente e viscerale che questa arte occupa nella sua vita. «Abbiamo un corpo che ha bisogno di saper parlare senza parole. Con il teatro raccontiamo la vita, storie che potremmo vivere, ma sul palco tutto è diverso».
Un fulmine a ciel sereno, per Messina, l’incontro con il teatro. «La curiosità verso il teatro è arrivata durante il primo anno di liceo, con un laboratorio teatrale che la scuola aveva organizzato con un attore del Piccolo Teatro di Milano», racconta Messina. «Ad un certo punto del corso, questo attore ci ha detto ‘Scegliete un argomento e improvvisate’. Lì ho scoperto un mondo: come parlare, creare gruppo, guardarsi, intendersi e fare qualcosa insieme».
Dopo il liceo è arrivata l’accademia di teatro e la fondazione di una compagnia tutta sua. «Finita l’accademia, con tre compagni abbiamo messo in piedi una compagnia teatrale, nel tempo diventata associazione. Era il 1990 e ‘Instabile quick’ - questo il nome del gruppo - è ancora attiva».
Messina ha scelto così di dedicare la sua vita al teatro portandolo nelle scuole, nei laboratori, nelle piazze e nei ristoranti con una stessa convinzione: il teatro non è solo un’arte da guardare ma un’esperienza da vivere. Forse, è stato il palcoscenico ad aver scelto lei, e non il contrario.
Perché, nelle mani di Messina, il teatro diventa uno strumento per «crescere, conoscersi e imparare a stare insieme». Una fiamma, quella del desiderio di «vivere quella scarica di emozioni che solo il palcoscenico può regalare», che Messina riesce a mantenere accesa ad ogni prova e con ogni battuta.
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