IL COMMENTO AL VANGELO
10 Agosto 2025 - 05:15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
(Lc 12,32-48)
Sulla scia della scorsa domenica, il brano lucano al centro delle celebrazioni odierne ruota attorno al tema della libertà. Dove l’uomo può e deve attaccare il proprio cuore? Su quale base solida, eterna, giocarsi? Sembravano più o meno queste le domande che potevano parafrasare la piccola e potentissima parabola della scorsa settimana. Ora il cammino prosegue, con un affondo ancora più specifico. Al cuore non è più solo l’avvertimento circa la pesantezza delle cose materiali che, se non prestiamo sufficiente attenzione e non applichiamo una saggezza adeguata, si possono trasformare in zavorre pericolose, tali da compromettere il destino stesso della vita.
Ora balza all’attenzione il termine “amministratore”, in un quadro che è una vera e propria provocazione a rileggere tutta un’esistenza alla sua luce. Il possedere, il disporre, l’avere… sono cifre eloquenti della società contemporanea, non solo nostrana. Pare proprio che tutto, anche la vecchia politica e le questioni internazionali, sia ormai teatro di prove muscolari, in cui al posto dei pesi che si possono sollevare emergono i capitali, la forza militare, il ricatto finanziario. E spesso il micro, la vita più quotidiana, non suona così difforme dal macro. Sentirsi dare dell’amministratore per certi versi evoca gratitudine: siamo in fondo degni di stima, considerati adeguati a ricevere il dono dell’esistenza con le sue complessità e le sue bellezze. Ma amministrare è più che ricevere, è più che essere grati.
Gesù ci conferma che la creazione, qualunque cosa significhi nel profondo che tutto viene disposto da Dio e risponde ad una sua volontà, è una consegna non a fondo perduto. È - potremmo dire – un investimento che Dio prima o poi vorrà monetizzare. Attorno a questa decisiva “clausola di salvaguardia” la fede cristiana da sempre ha tenuto vivo lo snodo del giudizio. Anzi, ne è così convinta che esisterebbero ben due giudizi: quello “particolare”, che fa sintesi della vita di ciascuno, e quello “universale”, perché tutti noi siamo immersi in relazioni che si fanno storia, hanno ripercussioni, un habitat e un senso di marcia. Chi non ha nel cuore la drammatica potenza del Giudizio universale della Sistina, o quello più ordinato del Vasari nella cattedrale di Firenze?
Ma perché ci sia giudizio, ovvero valutazione, “voto” giusto, occorre che il giudicato sia investito di responsabilità. L’amministratore è tale se può agire, compiere scelte, gestire e rispondere in prima persona del suo lavoro. Qui vuole condurre Gesù: l’esistenza che nessuno ha generato da sé, ma ha ricevuto come dono, è al tempo stesso un compito, un non-finito che eccede la linea di partenza. Se si preferisce è un percorso, un cammino, una costruzione… che però conserva nel suo intimo la qualità del valore, del senso. E con grande realismo il vangelo odierno conclude che questo senso, il suo peso specifico, non è uguale per tutti. Perché alcuni hanno oggettivamente ricevuto di più e dunque sono impegnati ad una restituzione ancora maggiore.
L’altro ieri sulle pagine del Corriere l’arcivescovo di Milano Delpini si interrogava sulla disponibilità dei più ricchi a vivere per gli altri, facendo circolare immense disponibilità di denaro e risorse. Una domanda che, nelle dovute proporzioni, riguarda tutti: perché tutti hanno ricchezze, competenze, tempo ed energie. Nessuno escluso: dalla saggezza del più anziano che può e deve alzare la voce su alcune questioni, magari perché è un testimone scomodo, al genitore, al politico, alla comunità ecclesiale… tutti investiti di una fatale responsabilità.
Nel brano lucano Pietro chiede spiegazioni: Gesù sta parlando alla cerchia ristretta degli apostoli o si rivolge a tutti? La risposta non c’è, o meglio è espressa bene dalla parabola successiva che spazza via ogni dubbio: si può discutere solo se l’amministratore sia onesto o deplorevole. Ma l’amministrazione è una realtà strutturale, per tutti. Rifiutarla, non volerla non è possibile. È un meccanismo incedibile che qualifica di per sé la vita. Vale la pena che di questa amministrazione e delle conseguenze spirituali, affettive e psicologiche che ne derivano per chi vuole prenderla sul serio, ci si interroghi. Magari proprio nel periodo in cui qualche ritmo rallenta e si può sostare in qualche radura del pensiero. Sarà esercizio utilissimo!
S.E.C. Spa – Divisione Commerciale Publia : P.IVA 00111740197
Via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona : Via Cavour, 53 - 26013 Crema : Via Pozzi, 13 - 26041 Casalmaggiore