21 Marzo 2025 - 10:07
Enzo Cecchi, scrittore e regista teatrale, e la copertina del romanzo
SONCINO - «Anni Cinquanta del secolo scorso, la tragedia di una famiglia e cinque figli abbandonati. Tre sono mandati in collegio e due, gemelli appena nati, dati in adozione a famiglie diverse. Autunno 2022, tre di questi fratelli, che non si conoscono, decidono di scrivere delle lettere, una sorta di messaggio in bottiglia, destinato a rimanere chiuso in un cassetto».
Si legge nelle note di controcopertina de ‘La nebbia danzava attorno agli alberi’ di Enzo Giuseppe Cecchi, romanzo epistolare, pubblicato da Gam Editrice che sarà presentato venerdì alle 20,45, presso l’ex Filanda. Il sottotitolo, ‘Autunno’ fa riferimento a un più ampio progetto di scrittura dedicato alla memoria e alla famiglia con i suoi intrecci, le sue relazioni, i suoi silenzi.
Al di là della vicenda narrata, ciò che rende interessante il lavoro di Cecchi è la forma, ma anche il processo creativo e scrittorio che non può essere disgiunto dal passato di regista, attore e drammaturgo della compagnia Piccolo Parallelo, cofondata con Gianmarco Zappalaglio.
Leggendo le lettere si avverte una concretezza del linguaggio, una sua natura materiale che immediatamente richiamano il linguaggio diretto, così come può esserlo quello del teatro, di un monologo, di un ‘a parte’, oppure di un dialogo che necessitano di corpi e di sudore per dirsi ed esprimersi.
«Alla vicenda dei fratelli separati dalla nascita e della sorella che nello scrivere lettere cercano un dialogo impossibile, ma emotivamente coinvolgente si affianca il processo che mi ha portato a elaborare ‘La nebbia attorno agli alberi’ — spiega Cecchi —. Mi è piaciuto sfidare il senso dello scrivere che sta alla base di ogni atto narrativo. Si scrive per raccontare una storia, si scrive pensando a un destinatario e immaginando che la vicenda che narriamo possa essere condivisa. Detto questo, ho immaginato che i gemelli e la sorella scrivessero lettere nella consapevolezza che quei fogli non avrebbero mai raggiunto il loro destinatario. È come se avessi voluto mettere alla prova l’atto comunicativo che è insito nel raccontare e nello scrivere per lasciare traccia di sé».
A questo aspetto di carattere metanarrativo, se ne affianca uno interessante a livello procedurale e che riguarda il modus con cui Cecchi ha scritto il romanzo. «Ero lungo le rive di un fiume quando mi è cominciata a germogliare l’idea in testa di questo lavoro — racconta —. Ho preso un quadernino e ho cominciato a scrivere a mano, ho lasciato da parte il computer. La mia mano e il mio pensiero si sono dovuti abituare al tempo lento della scrittura, non hanno più seguito il ritmo e il ticchettio della tastiera, ma piuttosto lo scorrere morbido della penna sul foglio. Credo che molte delle immagini, molti dei ricordi e dei dettagli della storia siano nati da questo flusso, da questo piacere lento dello scrivere. Ero io che scrivevo, dando voce a quei fratelli separati e in cerca di contatto. E se a volume finito ci devo ripensare: è il piacere fisico della scrittura che più mi ha commosso e che ho cercato di trasportare nelle voci dei protagonisti del romanzo».
In attesa che la tetralogia prende pian piano forma, ‘La nebbia danzava attorno agli alberi’ è un viaggio nel piacere della lettura e dello scrivere, accomunati da un’intimità che chiede di muoversi in punta di piedi e sottovoce.
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