02 Novembre 2024 - 09:26
Valter Malosti. Sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz
CREMONA - Le parole di Primo Levi risuoneranno – nel senso letterale e poetico del termine – al Ponchielli e sarà l’occasione per scoprire o riscoprire lo scrittore di Se questo è un uomo come tale e non solo come testimone dell’orrore di Auschwitz. Per molti sarà una sorta di sorpresa incontrare Levi poeta, ma soprattutto apprezzare la musicalità della sua lingua. L’appuntamento è con il reading di e con Valter Malosti Se questo è un uomo che giovedì prossimo alle 21.30 al Ponchielli chiuderà la prima giornata de ‘Le parole di Levi’. Il convegno a cura di Sergio Bozzola, Mariarosa Bricchi, Giulia Raboni e Paolo Soddu si terrà presso il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali, a palazzo Raimondi. Il reading farà da trait d’union fra le due giornate di convegno, il 7 e 8 novembre.
Da dove nasce l’idea di confezionare un habitus scenico a Se questo è un uomo?
«Nasce da lontano, oltre una decina di anni fa – racconta Malosti —. Tutto ha origine da Il segno del chimico, progetto nato in collaborazione con Domenico Scarpa, uno dei massimi esperti di Levi e consulente del Centro internazionale di studi Primo Levi, all’interno di un convegno scientifico a Torino. In quell’occasione mi ritrovai a leggere per la prima volta Se questo è un uomo a voce alta e ne fui sconvolto».
Perché?
«Improvvisamente mi sono reso conto che quella lingua aveva a che fare con la musica, ma soprattutto che usciva la natura autentica di Levi/scrittore, messa in ombra da Levi/testimone della Shoah. E dopotutto, se ci si pensa bene, nel leggere Se questo è un uomo è la lingua ad essere protagonista, è la babele delle nazionalità riunite nel campo, accomunate dal dolore che emerge attraverso i diversi idiomi».
Ma da quella prima lettura a voce alta è passato tempo...
«Bisogna arrivare al 2019, il centenario della nascita di Levi perché il progetto della messinscena di Se questo è un uomo trovi compimento, con il consenso della famiglia. In quell’anno a Torino l’omaggio a Levi ebbe fra i protagonisti Luigi Lo Cascio con Il sistema periodico e Fabrizio Gifuni, accompagnato dall’Orchestra del conservatorio diretta da Carlo Boccadoro, che leggeva alcuni brani de I sommersi e i salvati. Poi il nostro Se questo è un uomo nella sua versione teatrale completava il percorso, credo evidenziando come l’autore per antonomasia della Shoah avesse nella costruzione musicale della sua lingua non un tratto accessorio, ma una caratteristica fondante del suo essere scrittore».
E questo in scena come si compie?
«Ciò che si vedrà al Ponchielli ha la natura di un reading, ma abbiamo voluto io e Gup Alcaro che, malgrado l’assenza delle scene, la lingua di Levi fosse a maggior ragione protagonista, regalando agli spettatori momenti di ascolto immersivo che accosteranno Levi scrittore a Levi poeta. Credo che la replica al Ponchielli sarà a suo modo unica perché permetterà al pubblico e a noi che siamo in scena di concentrarsi sulla lingua, sul suo ritmo, sulla sua sonorità, in fondo in sintonia con il tema del convegno».
Anche Levi poeta per certi versi si ricongiunge alla riflessione sulla lingua?
«Adorno ebbe a scrivere che dopo Auschwitz fare poesia sarebbe stato impossibile. In realtà Primo Levi al suo rientro in Italia affiancò all’urgenza di raccontare quello che gli era successo, la necessità di scrivere poesie che in buona parte trovano una loro sede editoriale nella raccolta Ad ora incerta. Ecco, Boccadoro ha regalato al pubblico e alla lettura scenica di Se questo è un uomo una serie di madrigali che prendono forma dalla poesia di Levi. I madrigali di Boccadoro dialogano con quanto accade nel romanzo. Ma dirò di più: a stare attenti, l’intero libro è pieno di segni poetici, segni danteschi, ricalca il poema, aspetti che vengono intensificati nella seconda edizione. La testimonianza di ciò che gli è accaduto s’intreccia con una elaborazione letteraria importante e controllatissima che ha come oggetto la Commedia e la poesia di Dante Alighieri».
Tutto ciò che spazio ha nella messinscena/reading sua e di Gup Alcaro?
«Nella ‘riduzione’ teatrale abbiamo dovuto scegliere alcuni passi, la lettura intera del romanzo durerebbe cinque ore, tutto si è ridotto a un’ora e un quarto. Nell’adattamento ci sono brani da Se questo è un uomo, la cui vicenda e narrazione si completano con La tregua. Ma la cosa interessante è stato mettere in relazione la scrittura narrativa con le poesie di Levi in un continuo e mai scontato rimando fra il romanzo e le liriche. A questo si aggiunga il lavoro madrigalistico di Boccadoro e il quadro si completa in una sorta di viaggio musicale all’interno della lingua di Primo Levi».
Al Ponchielli e al convegno dedicato alla lingua dello scrittore torinese ha voluto donare qualcosa di più di un reading.
«Una sorta di affondo nella lingua poetica di Levi, recuperando quello stupore che provai quando mi misi, quasi istintivamente e non consapevolmente, a leggere a voce alta alcune pagine di Se questo è un uomo».
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