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L'INTERVISTA

Stauffer, Bocini: «Il contrabbasso ha tanto da raccontare»

I concerti dello Stauffer summer music festival si chiudono con Bass night, evento dedicato al contrabbasso e alle sue forme espressive

Giulio Solzi Gaboardi

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redazione@laprovinciacr.it

10 Luglio 2024 - 19:21

Stauffer, Bocini: «Il contrabbasso ha tanto da raccontare»

CREMONA - Già allievo dal 1985 al 1989 dell’Accademia Stauffer nella classe di Franco Petracchi, è Alberto Bocini che si appresta a sostituire il suo maestro presso i corsi annuali di alto perfezionamento erogati dall’Accademia. Stasera alle 21, presso palazzo Stauffer, sarà proprio lui a chiudere i concerti dello Stauffer summer music festival con Bass night, una serata tutta dedicata al contrabbasso e alle sue forme espressive. Durante le prove, i suoi allievi sembrano divertirsi un mondo: per i contrabbassisti, suonare insieme è una circostanza più che inusuale al di fuori di un’orchestra. Bocini indossa la maglietta del suo quartetto di contrabbassi The Bass Gang e ha un’aria tutta rock, tutt’altro che polverosa: ama la contaminazione tra generi e stili dalla musica classica a jazz, mambo e rock. Il concerto di stasera, senza un programma ‘ufficiale’ sarà pieno di sorprese.

bocini

Alberto Bocini


Maestro, raccoglie un’eredità importante, quella di Franco Petracchi. Ne sente la responsabilità?

«È inevitabile sentire il peso di una figura così determinante come quella del maestro Petracchi. Ma è un peso che mi serve da grande stimolo. Mi sono sempre piaciute le grandi sfide, e questa è una bella grossa. Io però non sono Petracchi: gran parte di quello che faccio lo devo a lui, ma ho la mia visione e le mie idee sulla musica».


In che anni è stato allievo di Petracchi?

«Da quando è nata l’Accademia. Dal 1985 al 1989».


E cosa ricorda di quegli anni?

«Quando si è giovani è tutto bello! Ricordo bene le lezioni con il maestro Petracchi. Il primo fu un anno quasi di ‘scontro’: io avevo le mie convinzioni e il tempo mi ha fatto capire che nove volte su dieci, Petracchi aveva ragione».


Petracchi non scelse il suo strumento e ha sempre detto, scherzando, che lo strumento aveva scelto lui. Una scelta obbligata che negli anni, poi, ha dato i suoi frutti. Nel suo caso, invece, com’è andata?

«Al contrabbasso sono arrivato per caso, come molti contrabbassisti. Oggi è diverso: molti si avvicinano grazie al mini bass, che ai miei tempi non c’era. Suonavo la chitarra, da quando avevo dodici anni. Era il mio grande amore. All’inizio ho suonato in gruppi rock, poi mi sono dedicato alla chitarra acustica. Volevo entrare in Conservatorio, ma nelle classi di chitarra non c’era posto. Potevo scegliere tra fagotto, corno e contrabbasso, e l’unica che aveva le corde era il contrabbasso. Non l’avevo mai sfiorato in vita mia. Fu una scelta obbligata: in quel momento non mi dava grandi soddisfazioni. Facevo il minimo sindacale per restare in Conservatorio e, contemporaneamente, continuavo a suonare la chitarra. Negli ultimi anni ho cominciato a capire lo strumento».


E l’amore quando è scattato?

«Finito il Conservatorio, sono entrato nell’Orchestra giovanile italiana. E chi c’era nell’Ogi? Petracchi! Con lui, ho capito davvero il contrabbasso, sia dal punto di vista solistico, sia dal punto di vista orchestrale. L’Ogi era un ambiente di crescita fantastico: il primo concerto fu a Perugia diretto da Riccardo Muti. Con Muti riuscii ad aprirmi alla musica classica, che non era il mio pane quotidiano».


Per uno studente che si avvicina al contrabbasso, quali sono gli aspetti che possono farlo interessare allo strumento?

«Il contrabbasso ha ancora tanto da dare. Molti suoi aspetti devono essere ancora esplorati. Il grande repertorio per contrabbasso nasce negli ultimi cinquant’anni grazie alla generazione di Petracchi, che fece fare un grande salto allo strumento. C’è ancora molto da scoprire soprattutto nella musica ‘contemporanea’. Il contrabbasso, più di tutti gli altri strumenti ad arco, ha i piedi in più staffe. Ha caratteristiche uniche: il suo pizzicato è unico, si può ‘colpire’ la cassa e produrre diverse possibilità percussive, suona registri gravi, ma anche molto acuti. Tutto ciò, insieme alla sua tradizione jazz e a quella del basso elettrico (rock e pop), possono essere elementi di ricerca e interesse sullo strumento. Con le innovazioni tecnologiche, il contrabbasso non deve più temere il confronto con l’orchestra: una nuova prospettiva per chi compone».

Stasera assisteremo a una ‘contrabbassata’, come direbbe Petracchi: un ensemble di contrabbassi che suonano insieme.
«Ai tempi ne fui promotore! Assisteremo a una contrabbassata con arrangiamenti e sperimentazioni, a partire dalla mia esperienza con The Bass Gang: il più longevo quartetto di contrabbassi al mondo».

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