07 Ottobre 2024 - 05:20
Julio Nigrelli con Maradona. Nel riquadro, oggi a 57 anni con la pala da padel
CREMONA - Il ragazzo che si sta riscaldando indossa la leggendaria maglia a strisce bianche e celesti della Nazionale di calcio dell’Argentina. Il Paese del suo istruttore dall’altra parte della rete. Julio Nigrelli, 57 anni, ha attraversato l’oceano per seguire il figlio che milita nelle giovanili della Cremonese. Ma basta guardare il fisico asciutto del padre per capire che anche lui è stato un atleta. Di primissimo piano. Un campione di padel, il giovane sport che si sta affermando anche in Italia. Dopo averlo praticato, lo ha insegnato. Tra i suoi allievi ha avuto Maradona. «Era una persona umile, il contrario di quello che appariva in televisione».
Nigrelli è arrivato in città da Buenos Aires il 30 aprile. Si sta impegnando per imparare l’italiano. Nella capitale argentina gestiva con il fratello Alberto una tabaccheria. Un’attività di famiglia ben avviata fondata dal papà. Ma la sua vera passione è sempre stato lo sport. «Ho cominciato con il calcio, prima tra i ‘piccoli’ del Boca Juniors (una delle storiche società argentine in cui ha militato anche Maradona all’inizio della sua carrierandr), poi in serie B». In seguito è stato attratto da una disciplina conosciuta solo nella sua nazione: il tennis criollo. «Simile al tennis, si gioca su campi di cemento e con racchette di legno. «Ero il numero uno». Poco dopo la svolta.
«Quando nacque il padel, mi telefonò il mio compagno di squadra nel tennis criollo, Nito Brea, un nome molto noto, proponendomi di passare alla nuova disciplina». Nel 1987 Julio diventa un professionista. «Con Nito Brea abbiamo iniziato in Terza categoria, per poi essere promossi in Seconda e in Prima. In Argentina il padel era lo sport più diffuso dopo il calcio e si stava estendendo a gran parte del Sud America, dall’Uruguay al Brasile, dal Messico al Cile». Sempre in coppia con Brea, Nigrelli ha conquistato l’ottava posizione nella classifica assoluta dell’epoca e ha partecipato a un campionato mondiale sfidando i più forti. «Ero molto ordinato, non un fantasista o un mago. Ero un tipo calmo ma con un carattere forte».
Dopo otto anni ai massimi livelli ha smesso ed è passato a fare l’istruttore. «Ai suoi albori il padel da noi era circoscritto ai country club, ai circoli privati. Ai ricchi. Ma in seguito è diventato popolare. Ho dato lezioni ad attori e altre persone famose in Argentina». Una di gran lunga più delle altre e in tutto il mondo: el pibe de oro. «Ho allenato Maradona per due mesi, andavo a casa sua, dove aveva un campo di padel. Sempre di domenica, compresa quella che ha preceduto, il lunedì successivo, la sua partenza per i Mondiali di calcio negli Stati Uniti del 1994. Non è mai stato un fuoriclasse, intendo di padel, ma si applicava molto. No, non era un mancino, come invece con il pallone». Julio lo ha visto da vicino. «Oltre che generoso, caratteristica che tutti gli riconoscono, era mite, modesto, semplice. Lontano dal personaggio televisivo che poteva sembrare arrogante».
Nel 2020 Nigrelli si è recato in vacanza a Barcellona con la moglie, Natalia, 44 anni, e i due figli, Martina e Bautista, 19 e 15. «La nostra intenzione era trasferirci in Europa, ma è scoppiato il Covid e tutto si è fermato». Il ritorno forzato in patria non ha però archiviato il progetto di voltare pagina. «Già, ma dove: Spagna o Italia?» Alla fine ha optato per l’Italia perché nel frattempo Bautista è stato selezionato dalla Cremonese. «È un centravanti alla Lautaro Martinez. Potrà cominciare a scendere in campo tra pochissimi giorni, il 10 ottobre, al compimento del 16° anno di età». Le radici della sua famiglia sono in Italia, dove sono nati il bisnonno del padre e il nonno della madre che, come i due figli, ha la cittadinanza italiana. La moglie di Julio ha trovato un impiego nelle cucine dell’ospedale, la primogenita studia per diventare giornalista.
Ma dietro l’addio a Buenos Aires c’è un’altra ragione. «Da noi i problemi economici sono enormi. Io appartengo alla classe media, ma la crisi sta dilagando anche tra la borghesia. Il 50 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà. La sicurezza, poi, è diventata un’emergenza, i miei ragazzi non potevano uscire da soli per strada perché era pericoloso. Non esistono più valori né rispetto per gli altri. Il nuovo governo sta cercando soluzioni, ma nella sua azione si muove da un punto molto basso. Saranno necessari anni e anni per tornare alla normalità».
Quella normalità che ha trovato a Cremona. «È un posto tranquillo, accogliente, sicuro. Ci siamo adattati rapidamente, abbiamo già conosciuto alcuni nostri connazionali». Da quando ha cominciato lui, il padel è cresciuto molto, partito dalla Spagna si è esteso a mezza Europa. «Svezia, Francia e anche Italia». L’ex campione ha portato la sua esperienza sotto i tendoni di CremonArena, il centro sportivo che ha aperto nel settembre del 2018. Quali qualità bisogna avere per essere un bravo ‘padelista’? Juilio non ha dubbi: «La pazienza». Il proprietario degli impianti di piazzale Azzurri d’Italia, Enrico Pighi, lo guarda da oltre le reti metalliche: «Per noi è stato una manna dal cielo. È un piacere vederlo in campo». Quel campo su cui sta insegnando i segreti del padel al ragazzo con la maglia albiceleste.
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