30 Settembre 2024 - 05:15
Khadim Gning (nel riquadro)
CREMONA - C’è stato un momento in cui ha disperato di farcela. «I soldi erano bloccati». Ma alla fine, grazie alla generosità dei cremonesi, Khadim Gning, 34 anni, cittadino italiano di origini senegalesi, ha coronato il suo sogno: ricostruire la grande scuola del suo povero villaggio riuscendoci in tempo per la ripresa, il 15 ottobre, delle lezioni. «Ora una nuova recinzione tiene lontano gli animali selvatici e permette agli alunni di studiare in sicurezza. A disposizione c’è anche un nuovo campo di calcio. È stata una sfida difficile, sono felicissimo e orgoglioso di averla vinta». ‘Khado’, come tutti lo chiamano, è originario di Fissel Mbadane, nel distretto di M’bour, all’interno della regione di Thiès. Intorno si estende la foresta, la corrente elettrica fatica ad arrivare, l’acqua viene raccolta in un unico pozzo accessibile in determinati orari, si fanno i turni per attingerla e avere una riserva da usare. La popolazione vive di agricoltura e pastorizia.
Khadim aveva 11 anni quando nel 2000, preceduto dal padre, Moussa Gning, che aveva attraversato l’Africa, giunse con i suoi due fratelli in città. Ha frequentato il Vacchelli e ottenuto il diploma di geometra. Dal 2009 lavora come tecnico di impianti fotovoltaici all’Eco Group, sede nella zona artigianale. Si è sposato con Francesca, ingegnere, e ha due figli stupendi ai quali è stato dato il doppio nome italiano e senegalese: Alice Habiba e Andrea Fallou. Insomma, un buon posto, una bella famiglia, un esempio di riscatto e integrazione.
Ma non ha dimenticato le sue radici, il luogo in cui è nato e soprattutto quello dove ha studiato: un istituto pubblico risalente al 1961, composto da alcuni edifici uno accanto all’altro, e ormai in rovina perché lo Stato non ha le risorse per sistemarlo. Durante un viaggio in patria, ‘Khado’ ha discusso di questa situazione ormai insostenibile con il suo amico d’infanzia, Badou Ndiaye, diventato direttore della scuola. È così che Khadim ha pensato alla raccolta fondi: sfruttando le sue competenze di geometra, ha messo a punto un progetto di ristrutturazione e lo ha presentato alla sua azienda, che ha stanziato 3.500 euro, la metà del costo preventivato per l’intera riqualificazione. Si poteva partire.
Ma poco dopo l’imprevisto, la brutta sorpresa. «Per complesse questioni burocratiche, la somma è stata congelata in Senegal». Come fare? Comincia qui un’altra storia, quella legata al precedente articolo del quotidiano La Provincia. «Dopo la sua pubblicazione, è scattata una gara di solidarietà che mi ha davvero commosso. Un giorno, al rientro in ufficio, ho trovato una busta anonima contenente del denaro e con la scritta: ‘Amici di Cremona’. Un altro aiuto è arrivato dagli ex compagni del Vacchelli, corso sperimentale, sezione B. «Uno di loro, Stefano, dopo averne parlato con gli altri, mi ha chiamato: ho una proposta da farti, quando possiamo incontrarci? Sono andato a casa sua, ad Olmeneta. Ha tirato fuori un assegno. Sono rimasto senza parole. Era da tempo che non mi sentivo più con quei ragazzi, il loro gesto mi ha colpito. Non me lo sarei mai aspettato».
Gli ha dato una mano anche una ex collega, Serena. «Ha organizzato un concerto benefico a Grumello Cremonese». Mettendo insieme queste e altre piccole donazioni è stato raggiunto l’equivalente della cifra bloccata. «Si sono messe in contatto con me varie persone, compresa una mia professoressa che mi ha scritto chiedendo come poteva dare il suo contributo. Ma ho detto loro che preferivo attendere perché per il momento bastava la somma raccolta». Quella necessaria per ricostruire il muro perimetrale della scuola.
«Era la questione fondamentale, più urgente, il 90 per cento dell’obiettivo. Prima sono stati acquistati e assemblati i laterizi, è poi toccato ai muratori con la sabbia, la ghiaia e il cemento. Il cantiere, durato alcuni mesi, è stato completato poche settimane fa, l’ho seguito costantemente da qui attraverso le fotografie e i video che mi mandava Badou. Ora le aule sono circondate da una recinzione con tanto di cancelli, porte e lucchetti. Le mucche, le capre e gli asini non possono più entrare indisturbati come avveniva sino a ieri. La sicurezza dei bambini, un centinaio suddivisi in quattro classi, dall'asilo alle elementari, e degli insegnanti non è più a rischio. E le lezioni si svolgeranno regolarmente».
Non solo. «Il capo del villaggio ha permesso di aumentare l’area dell’istituto in modo da ricavarne un campo di calcio, molto praticato in Senegal. Gli abitanti del posto si sono riuniti ed erano tutti d’accordo ma anche in questo caso non sono mancate le difficoltà. Inoltre, sono stati piantati degli alberi che danno refrigerio con la loro ombra. Parlando con mia moglie, mi è venuta un’altra idea: comprare un kit d quaderni e penne da distribuire a quei bimbi». Nel frattempo la somma messa a disposizione dalla sua ditta è stata sbloccata.
«Verrà impiegata, finito l’anno scolastico, per la seconda fase dell’intervento: rifare i tetti, che minacciano di crollare, sistemare le finestre e i servizi igienici, che sono carenti. Il progetto andrà avanti sino a quando non vedrò con i miei occhi una scuola degna di questo nome. Non mollerò finché non sarà interamente ricostruita».
Il tecnico di via Della Fogarina conta di tornare in Senegal tra un anno, a lavori completati. Quel giorno gli alunni, piccoli e grandi, usciranno dalle aule dove ha studiato per circondarlo sorridenti e festanti, com’è accaduto a Natale, quando ha annunciato il suo ambizioso progetto, e per ringraziarlo nuovamente. «Io invece non so come ringraziare tutte quelle persone che con la loro generosità hanno contribuito a far diventare realtà un sogno. Un sogno che più che mio è di quei bambini in cui rivedo me stesso. Ora, con l’istruzione, il punto di partenza per un futuro migliore, hanno una speranza in più di farcela». Come ce l’ha fatta lui.
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