05 Settembre 2024 - 12:07
Uno scorcio dell’area naturalistica Oasi De Pinedo
Ben 90 milioni di euro di investimento fra Caorso, Monticelli, Castelvetro e Villanova, dove saranno interessati dagli espropri 25 proprietari terrieri. È quanto prevede il secondo stralcio del progetto di rinaturazione del fiume Po, finanziato tramite Pnrr, che interessa il territorio della Bassa Piacentina fino al confine con il Cremonese e per la precisione con Stagno Lombardo e Spinadesco. Confagricoltura, però, si oppone.
Aipo fa sapere che è appena iniziata la Conferenza dei servizi e che l’intervento è «finalizzato al recupero del corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del fiume Po e dalle sue fasce riparie tramite la valorizzazione degli habitat naturali e della biodiversità (con lotta agli infestanti, ndr), la riqualificazione di parte del bacino e la riattivazione di lanche e rami, favorendo così un miglioramento dell’ecosistema fluviale assieme a interventi di riduzione del rischio idrogeologico». A Caorso sono 13 i destinatari di avvisi di esproprio e fra questi c’è anche la società Sogin che gestisce l’area dell’ex centrale nucleare: possiede alcuni appezzamenti nei pressi dell’Oasi de Pinedo.
A Monticelli saranno interessati dieci terreni privati, a Villanova due, mentre a Castelvetro (dove sarà realizzato un nuovo canale dalla Bondiocca a Bosco Ospizio) non sono previsti espropri in quanto le aree interessate dai lavori sono già di proprietà del Demanio. «Confagricoltura, a tutti i livelli, ha più volte manifestato una ferma contrarietà al progetto – fa sapere la sezione di Piacenza presieduta da Filippo Gasparini –. Progetto che un anno fa aveva subito un arresto proprio con una nota di Aipo che riportava testualmente: ‘Il procedimento ha visto la sua scadenza evidenziando diverse e numerose criticità che ad oggi non consentono di poter proseguire nell’attuazione’».
Da qui il secco ‘no’ di Confagri: «Auspichiamo che nel mentre siano state introdotte migliorie ed approfondimenti indispensabili, difficilmente possiamo ravvisare nella notizia qualcosa di positivo. La rinaturazione del Po è un progetto regressivo e potenzialmente pericoloso per la natura, che non va incontro in nessun modo alle esigenze del mondo agricolo. Un progetto che, è bene ricordarlo, è destinato a impegnare circa 357 milioni di euro provenienti dal Pnrr, coinvolgendo oltre cento comuni del bacino padano. In generale l’idea soggiacente sembra non considerare come l’opera di rinaturazione del fiume non possa di fatto riportare il corso d’acqua a quando si muoveva libero in una pianura alluvionale, a meno di non ritenere infestante l’essere umano stesso. Gli ettari in questione rappresentano non solo capacità economica delle imprese, ma ricchezza locale per le filiere produttive e per l’economia con impiego di forza lavoro».
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