02 Settembre 2024 - 05:00
CREMONA - Ombre sulla ripartenza delle imprese a Cremona. I dati finora lasciano ben sperare, ma l’autunno potrebbe riservare qualche brutta sorpresa. Pesa, in questo, lo scenario internazionale: la crisi russo-ucraina, nella migliore delle ipotesi, ha ridotto e sovrapprezzato la disponibilità di materie prime. Decisive anche le misure del Governo: se, da un lato, l’occupazione è alle stelle, i risultati sembrano meno brillanti sul tema della precarietà del lavoro. Infine, ci sono i macrofenomeni: la denatalità aggrava il problema delle pensioni, e sottrae forza lavoro alle aziende della provincia. Per le aziende, il danno si misura in termini di richieste di cassa integrazione.
Secondo la Cgil, i casi di gravità sarebbero, al momento, circoscritti. «Esaminando i settori più rilevanti dal punto di vista del fatturato (metalmeccanico, chimico, gomma plastica e alimentare), gli scenari appaiono piuttosto diversificati – ha osservato Elena Curci, segretario generale della Cgil – mentre le piccole aziende artigiane sono interessate da una diffusa crisi. Fortunatamente, per quanto riguarda il settore alimentare, non ci sono crisi né richieste di cassa integrazione per riduzione commesse. Fa eccezione il caso della Prosus. Per quanto riguarda il settore chimico-gomma-plastica, sembra che gli affari vadano bene, con l’eccezione dell’azienda B&P di San Daniele Po, che al momento conta circa 40 lavoratori in cassa integrazione». L’allarme viene, invece, da altri settori: «Il tessile è quello che fa più richiesta di cassa integrazione – ha spiegato Curci – e siamo sull’attenti anche sul fronte metalmeccanici, in vista di ciò che accadrà in autunno».
Ad agosto, spiega Curci, le problematiche legate alla cassa integrazione rimangono silenti. «La richiesta di cassa, per quanto riguarda il settore metalmeccanico, avviene in genere in due casi: quello della riduzione commesse e quello della carenza di materie prime provenienti dall’estero. In questo momento, il settore metalmeccanico non sta mantenendo la piena occupabilità delle 40 ore lavorative, e ciò è dovuto a una riduzione delle commesse. Le aziende metalmeccaniche, però, non hanno ancora necessità di procedere con la richiesta della cassa integrazione, perché con la turnazione delle ferie riescono a compensare la mancanza di commesse.
La preoccupazione è che, con l’arrivo di settembre e con la conclusione del periodo di ferie, il problema delle commesse si ripercuota sul personale. Il nostro augurio è comunque quello che ci sia una piena ripresa del lavoro». La controprova sarebbe fornita dal caso cremasco: «È capitato, in provincia di Crema, che aziende metalmeccaniche che non avevano mai avuto necessità di cassa integrazione improvvisamente l’hanno richiesta». Alla destabilizzazione di alcuni settori, poi, si aggiungerebbe lo spettro del precariato. Il problema sarebbe legato alla recente tendenza della politica del lavoro in Italia.
«Gli ultimi dati nazionali hanno riportato che la disoccupazione diminuisce – ha illustrato Curci –; si tratta di un dato complessivo, che sicuramente conforta, ma va contestualizzato. Il fenomeno va letto alla luce della tradizionale esplosione del turismo, che in Italia subisce un incremento importante nel periodo estivo. È molto più importante, per valutare gli scenari della ripresa, osservare quali tipi di contratto vengono stipulati con maggiore frequenza. La maggior parte è a tempo determinato, come confermano gli ultimi dati dell’Osservatorio di Cremona. Così si va a cronicizzare una condizione di precarietà. Si vedrà a settembre: spesso la gente è assunta con contratti brevi, e a settembre non si sa chi rimane».
Stabilizzare e gratificare il lavoratore sarebbero condizioni imprescindibili per incominciare la nuova stagione con un buon passo. «Il potere d’acquisto dei lavoratori è diminuito – ha concluso Curci – ed è uno dei temi a cui presteremo più attenzione. Molto si deciderà con la manovra di bilancio dei prossimi mesi. Ci auspichiamo che ci sia anche per l’anno prossimo una perequazione adeguata anche di lavoratori e pensionati. Chi ha pagato le tasse deve essere incentivato a lavorare, con un giusto riconoscimento sul salario. Questo vale anche per i giovani e per le donne, che faticano sempre di più a stabilizzarsi professionalmente».
Lo scenario è confermato anche dai dati della Cisl, anche se c’è qualche buona ragione per rimanere ottimisti. «L’occupazione è in aumento – ha rilevato Ivan Zaffanelli, segretario territoriale Ust Cisl Asse del Po – e la cassa integrazione sembra drasticamente diminuita rispetto all’anno scorso: i dati dell’Inps parlano di 717696 ore di cassa integrazione nel primo semestre 2024, che sono decisamente meno del primo semestre del 2023 (ammontavano a 1.284.368). Non mancano all’appello, però, una serie di difficoltà: prima di tutto il rallentamento dell’economia tedesca, che ha un impatto anche su di noi. In secondo luogo, la riduzione dell’export lattiero caseario dovuto ai probabili dazi cinesi, che potrebbe comportare un rallentamento della crescita di un settore su cui Cremona è forte».
Anche secondo la Cisl, però, la qualità della ripresa dipenderà dalla qualità del lavoro. Servono più stabilità e più sicurezza. «È noto che la crescita dell’occupazione è comunque caratterizzata da lavoro poco stabile e salari bassi – ha constatato Zaffanelli – per cui è essenziale lavorare su un patto del lavoro territoriale per favorire l’integrazione. L’Inail denuncia un aumento di infortuni sul lavoro: sono 2403, contro i 2336 dell’anno scorso».
Zaffanelli ha poi illustrato gli obiettivi in agenda per il prossimo anno. «È importante promuovere, già da ora, un protocollo operativo sul caldo nei luoghi di lavoro con tutte le parti sociali e istituzionali, come ad esempio quello sottoscritto in altre province Lombarde, tra cui Mantova. Regione Lombardia per ora non ha agito in questo senso. Ci auspichiamo anche che venga approvata la legge per la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. La nostra proposta è in parlamento e sembra che sarà utilizzata come testo base».
Diverso, invece, il punto di vista di Germano Denti, coordinatore territoriale Uil. «Si può dire che non c’è una crisi industriale a Cremona. Il problema, semmai, è che si fatica a trovare le risorse umane che vadano a costituire forza lavoro a qualsiasi livello. Aggiungo che manca una professionalità adeguata per formare le persone in prospettiva di qualsiasi tipo di lavoro, dallo spazzino all’ingegnere. Parla da sé il dato sull’analfabetismo di ritorno nel paese. Per quanto riguarda la ripresa di settembre, è difficile dare una risposta concreta a breve termine. Bisogna vedere che cosa le aziende ci vogliono giocare. Quanto alla cassa integrazione, è solo la punta dell’iceberg».
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