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MONTODINE: LA SFIDA

Scala il monte Bianco e ridiscende: l’impresa in 11 ore e mezza

E prima di raggiungere la vetta, il 37enne cremasco Ruffoni è stato testimone di una caduta mortale

Dario Dolci

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27 Luglio 2024 - 05:25

Scala il Bianco e ridiscende: l’impresa in 11 ore e mezza

MONTODINE - Filippo Ruffoni ha scalato il Monte Bianco ed è sceso in 11 ore e mezza, senza sosta. E ha assistito anche alla caduta mortale di un altro alpinista. Il 37enne imprenditore montodinese con la passione per le vette ha percorso la via dei Tre Monti insieme al maestro Edmond Joyeusaz. «È una lunga e faticosa traversata oltre i 4.000 metri — spiega — che permette di salire tre giganti del gruppo del Bianco: Mont Blanc di Tacul di 4.248 metri, Mont Maudit di 4.465 e Monte Bianco stesso, 4.810. L’itinerario, da sempre considerato una delle vie normali per il Bianco, oppone maggiori difficoltà tecniche rispetto alla via delle Cresta delle Bosses».

Ruffoni racconta l’impresa: «La partenza è stata con la prima funivia alle 6.10 del mattino da Chamonix. Risalito fino all’Aiguille di Midi a quota 3.842, abbiamo controllato i materiali e affrontato una discesa al colle di Midi a 3.532. Da lì è iniziata la risalita e l’arrivo in vetta è avvenuto alle 12.30. Per il ritorno abbiamo compiuto lo stesso itinerario e siamo giunti all’Aiguille du Midi alle 17.35. In totale, undici ore e mezza di camminata». L’impresa è stata proprio l’andata e ritorno in giornata.

«Questo itinerario — precisa lo scalatore montodinese — generalmente si compie con partenza all’una e mezza di notte dal rifugio des Cosmique, posto sotto all’Aiguille du midi. E la discesa dalla vetta avviene sull’altro versante, che è la via di salita classica delle Bosses in direzione del Gouter, per dividere lo sforzo in due giorni. Abbiamo invece voluto affrontarlo in giornata, per una esaltante andata e ritorno in alta quota. Questo è stato possibile dopo un’attenta preparazione e con condizioni climatiche e ambientali perfette».

Ruffoni era già salito e sceso dal Bianco, ma mai in una sola giornata. «Non era per me la prima volta in cima, ma la prima in cui ho portato a termine il raggiungimento della montagna più alta d’Europa in così poco tempo. Questo comporta grande soddisfazione per il mio percorso alpinistico». Ruffoni aveva tentato l’impresa la settimana precedente, ma arrivato a un certo punto aveva assistito a un incidente mortale che ha coinvolto un componente di un’altra cordata e aveva deciso di tornare. «Questa persona è scivolata su un tratto di ghiacciaio. Non era legata al resto della cordata. Era di notte, stava circa 200 metri avanti a noi. Abbiamo visto la luce del casco che precipitava a valle. È stato davvero agghiacciante».

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