07 Gennaio 2023 - 15:26
CREMONA - Per il mercato dell’auto cremonese il 2022 si è chiuso con ulteriori 549 immatricolazioni registrate nel mese di dicembre e, anche a livello nazionale, la crescita si traduce in un +21% rispetto allo stesso mese di un anno fa. Dunque una chiusura in bellezza, ma che non deve fare dimenticare il calo del 25,3% rispetto al 2019, cioè l’anno che ha preceduto la pandemia e l’entrata in una gravissima crisi economica. Il Centro studi Promoter sottolinea che quella di dicembre è la quinta crescita mensile consecutiva dopo una prima parte del 2022 in forte calo e conferma quindi l’inversione di tendenza verificatasi in agosto, pur senza modificare la valutazione sull’intero 2022 che ha fatto registrare un risultato catastrofico. Le immatricolazioni dell’intero anno, infatti, sono scese a 1.316.702 unità con un calo del 9,7% sul 2021 e del 31,3% sul 2019. Il risultato del 2022 supera soltanto dello 0,9% il livello di 1.304.842 immatricolazioni del 2013, che era stato il peggior risultato del mercato automobilistico italiano dal 1978 in poi.
In provincia di Cremona il record di auto vendute nel mese di dicembre riguarda la casa automobilistica Mercedes (54 immatricolazioni); seguono le Fiat (49) e le Toyota/Lexus (42), poi le Dacia (41) e le Renault (39). Ancora al palo le total elettriche: nessuna Tesla immatricolata in dicembre. L’ultimo mese dell’anno nel Cremonese è comunque andato peggio di ottobre, quando le immatricolazioni erano state 608 e cioè quasi il doppio rispetto ad agosto. Confrontando i dati provinciali con quelli delle vicine città lombarde, emerge ad esempio che a Brescia le immatricolazioni di dicembre sono state quasi tre volte tanto: 1.584. A Lodi invece solo 284 e a Mantova 495. Il record italiano di immatricolazioni a dicembre è di Roma: 9.485.
Il fattore che ha determinato l’inversione di tendenza degli ultimi mesi è il miglioramento nelle forniture di microchip e di altri componenti essenziali per la costruzione di automobili, la cui carenza aveva generato una crisi dell’offerta per la sopravvenuta incapacità dell’industria automobilistica di soddisfare pienamente la domanda.
E questo nonostante un livello di domanda fortemente depresso per gli effetti generati dalla pandemia e successivamente dalla guerra in Ucraina, dal rallentamento dell’economia, dalla ricomparsa dell’inflazione e dagli altri elementi che hanno influito negativamente sulla propensione all’acquisto di automobili. Per quanto riguarda le prospettive è lecito attendersi che la capacità di fornitura dell’industria automobilistica continui a migliorare nel 2023, con benefici effetti sulle vendite, ma il ritorno delle immatricolazioni a livelli normali per un mercato come quello italiano, e cioè superiori a due milioni di unità annue, appare ancora molto lontano.
«In questo quadro – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor – appare evidente che la ripresa delle immatricolazioni in atto va sostenuta anche da incentivi pubblici come, peraltro, è avvenuto negli ultimi anni. Ciò anche perché con le immatricolazioni scese ai livelli infimi di cui si è detto, l’età media delle auto circolanti è andata al di là dei dodici anni con conseguenze molto serie per la sicurezza della circolazione e per le emissioni nocive. Per il 2023 il Governo ha stanziato 630 milioni di euro per nuovi incentivi con una formula nella sostanza analoga a quella adottata nel 2022, che ha visto esaurirsi in brevissimo tempo lo stanziamento per le auto ad alimentazione tradizionale ed emissioni non superiori a 135 grammi di CO2 al chilometro e ha visto ampiamente inutilizzati gli stanziamenti per auto elettriche pure e dintorni.
È molto probabile che la soluzione adottata per il 2023 produca risultati analoghi a quella del 2022 e cioè in larga misura insoddisfacenti. È quindi auspicabile che il provvedimento per il 2023 venga modificato nella sostanza, per rendere gli incentivi per auto elettriche pure e dintorni economicamente accessibili anche ad automobilisti con una capacità di spesa limitata e, in attesa degli effetti della transizione energetica, per dare un effettivo e significativo contributo all’eliminazione delle auto più vecchie e più inquinanti, con uno stanziamento veramente significativo per incentivi a coloro che rottameranno e acquisteranno una nuova auto ad alimentazione tradizionale, ma con emissioni non superiori a 135 grami di CO2 al chilometro».
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