VENDETTA OMICIDA, AVANTI LE INDAGINI
16 Settembre 2022 - 05:20
CASALE VIDOLASCO - «Perché l’ho fatto? Lo sappiamo io e lui. E vi assicuro, che il motivo me lo porterò dietro...». Questa mattina, all’Ufficio matricola del carcere di Cremona, per Domenico Gottardelli è in programma l’interrogatorio di garanzia. E solo una volta di fronte al giudice per le indagini preliminari, si saprà se intenda mantener fede alle poche frasi, bisbigliate mentre i carabinieri gli stringevano le manette ai polsi, mercoledì.
Perché l’altra mattina in via Camisano, a Casale Cremasco, è parso disposto a tutto; tranne che a svelare il segreto che ha trasformato un ex idraulico di 78 anni in un assassino. È nell’atrio della Classe A Energy che il pensionato di Covo, con un trapianto di fegato alle spalle, ha freddato con un colpo di fucile al petto Fausto Gozzini, il sessantunenne titolare dell’impresa di movimentazione terra. «Si frequentavano da anni, ma neppure i familiari della vittima sanno dire nulla sulla natura del loro rapporto... Diceva solo che era una gran brava persona e per il resto erano fatti loro. Di sicuro, non hanno mai avuto rapporti di lavoro in comune», confidano gli investigatori.
Vale a dire i carabinieri del reparto operativo di Cremona, la punta di diamante del comando provinciale, coordinata dal tenente colonnello Massimiliano Girardi. Ed è giusto l’ufficiale a dirigere ora le indagini, che puntano in primo luogo a capire come il Beretta a canne sovrapposte, un modello calibro 12, sia arrivato nelle mani dell’anziano bergamasco. Lui, di licenze per le armi, non ne ha mai né chieste né ottenute. E il numero di matricola del fucile da caccia, per il momento, ha rivelato solo che venne acquistato oltre vent’anni fa da un bresciano... «non si sa neppure se sia ancora vivo», trapela.
Nel frattempo, prende forma la ricostruzione di quanto accaduto: il pensionato, una volta nell’ingresso della Classe A, ha esploso un colpo a terra, in direzione del muro opposto a quello dell’ufficio in cui si trovava Gozzini. E giusto l’imprenditore, nativo di Pontoglio ma trapiantato a Romano di Lombardia, a quel punto si è precipitato nell’atrio, «convinto», assicurano i testimoni, che «fosse caduto qualcosa di pesante». È stato a quel punto che si è trovato di fronte il calibro 12 spianato... e il «vecchio amico», senza pronunciare una parola, ha premuto il grilletto. La rosa di pallettoni — come detto — ha raggiunto Gozzini tra ventre e petto, senza lasciargli scampo. Ma solo l’autopsia potrà rivelare quali siano gli organi intaccati. Anche se ormai conta poco, se non per non tralasciare alcun dettaglio nel fascicolo dell’indagine per omicidio.
Il cadavere è stato trasferito all’obitorio del Maggiore di Cremona; giusto mentre Gottardelli varcava la soglia della casa circondariale di via Ca’ del Ferro. I carabinieri, nel frattempo, avevano già passato al setaccio il suo appartamento di Romano, senza recuperare nulla che potesse in qualche modo spiegare il gesto di un artigiano celibe, con il certificato penale immacolato. Un «uomo senza velleità», ma al tempo stesso con tanta rabbia in corpo, da trasformarsi in un lucido omicida in una mattina di fine estate.
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