22 Novembre 2024 - 13:31
CREMONA -
Anche se il teatro Ponchielli è come fosse casa sua - dato che il conto di esibizioni tenute dalla cantante romana sul palco cremonese dai primi anni Novanta a oggi ormai si perde -, Fiorella Mannoia impartisce ogni volta lezioni di stile e ricorda a tutti, una volta in più, cosa significa unire musica e poesia. Non ha fatto eccezione il concerto tenuto ieri sera in una sala come sempre esaurita. L’ultima volta la avevamo vista in una dimensione intima e minimale, in duo accanto al pianista Danilo Rea, per una notte a base di voce e pianoforte capace di trasformare il teatro in un piccolo club. Stavolta la magnificenza di arrangiamenti orchestrali, forse anche più consoni alla cornice classica teatrale, ha restituito l’ennesima, splendida variante di un canzoniere con pochi eguali nella musica italiana.
«A questo teatro sono particolarmente affezionata - dice dopo aver aperto la scaletta con Caffè nero bollente -, grazie a voi per essere tornati. Questo è un tour diverso dagli altri, insieme a me c’è una grande orchestra, è qualcosa che volevo da molto tempo. Tutte le canzoni che ascolterete sono state riarrangiate in funzione di questa orchestra: la Saverio Mercadante di Altamura diretta dal maestro Rocco De Bernardis. È un regalo che mi sono voluta fare per il mio compleanno».
I treni a vapore è il primo grande classico seguito poi da Nessuna conseguenza e Io vivrò (senza di te), canzone scelta dal repertorio di Lucio Battisti. «Ci sono canzoni che non sentono il tempo - racconta -. Abbiamo il dovere di cantarle, tenendole in vita. Cantatele e fatele sentire ai vostri bambini. Se farete sentire loro queste canzoni, penso che nel tempo, comunque, resteranno».
Mannoia non dimentica la sua vena più sociale, prima ricordando l’impegno della Fondazione Una Nessuna Centomila contro la violenza alle donne, poi con una dedica contro tutte le guerre, e in particolare ai massacri di Gaza, reinterpretando Se io fossi un angelo di Lucio Dalla. Quella regalata al Ponchielli è una scaletta preziosa e bellissima, farcita di brani scritti da alcuni dei migliori autori del Paese: dai sogni invernali de I treni a vapore di Ivano Fossati, al festoso Cielo d’Irlanda di Massimo Bubola passando per le ferite lenite di Sally di Vasco Rossi e la Giovanna d’Arco morente di Francesco De Gregori, rispolverando Pescatore, scritta da Mario Negri e interpretata da Mannoia con Pierangelo Bertoli nel 1981.
Con i capitoli più recenti del suo percorso artistico e parentesi sudamericane (nella seconda metà della scaletta appaiono Quizás di Osvaldo Carrera e Bésame mucho di Consuelo Velázquez), Mannoia cambia ancora una volta la pelle della sua musica mantenendone però intatto il cuore, e rinverdendo le venature di una ventina di canzoni, ciascuna divenuta un piccolo o grande classico.
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