+39 0372 404511

Cerca

STRADIVARIFESTIVAL

Con Krylov recital travolgente al Museo del Violino

Il virtuoso del violino ha accompagnato con dolcezza la giovanissima pianista Alexandra Dovgan

Giulio Solzi Gaboardi

Email:

redazione@laprovinciacr.it

19 Novembre 2022 - 08:32

CREMONA - Attese soddisfatte per Cremona. Il prodigioso violinista russo Sergej Krylov è finalmente tornato a Cremona, sua città d’adozione, nell’ambito del Krylov Violin Project. Come ogni anno, infatti, Krylov ha salutato il «suo» pubblico con uno dei suoi splendidi omaggi musicali.

Virtuoso dell’archetto, mago indiscusso del violino, Krylov ha l’imperituro e indiscutibile potere magico dell’ipnosi. O forse possiede quell’elisir d’amore che lo rende irresistibile. E ogni anno l’Auditorium del Museo del Violino incassa il solito tutto esaurito dovuto alla febbre da Krylov. Ma stavolta Sergej non è solo.

Con lui una giovanissima pianista. Alexandra Dovgan ha 15 anni. Un’età che fa impressione se la si ascolta (e la si vede) suonare: maturità, precisione, nervi saldissimi, una certa simpatica timidezza talvolta vinta dal trasporto passionale della musica. Un duo che propone un Recital con Schubert, Beethoven e Franck in programma.

Terza e ultima delle «Sonatine» per violino e pianoforte di Schubert, la Sonata op.137 n.3, come le due sorelle, risente sensibilmente dei modelli del suo tempo: Mozart e il primo Beethoven. Tra le tre, tuttavia, l’ultima è quella che più palesemente rimanda alla produzione matura di Schubert. È uno Schubert diciannovenne dall’arietta scanzonata e un po’ puerile, che gioca con la musica con delicata sensibilità pur lasciando traccia del proprio accento. I brani (chiamate tradizionalmente Sonatine per la loro brevità) rimasero inediti durante la vita di Schubert, e furono pubblicati solamente nel 1836 da Diabelli come opera 137, con il titolo di ‘Sonatine’; in seguito hanno trovato fortuna soprattutto in sede didattica. È Beethoven a chiudere la prima parte del concerto, con la Sonata La Primavera (Sonata per violino e pianoforte n.5 in fa maggiore op.24).

Divisa in quattro tempi, La Primavera apre con un Allegro di forte dialettica data dall’alternarsi di un delicato tema iniziale sostituito da un tema più deciso dettato dal pianoforte. Nell’Adagio le melodie del pianoforte sono subito imitate dal violino. Segue uno Scherzo di gusto viennese, un valzer che assume forme quasi weberiane che anticipano gli esiti drammatici del Beethoven più maturo. Il Finale è un Rondò fantasioso e personale. I brani del primo tempo consegnano un Krylov diverso da quello a cui è abituato il pubblico cremonese. Non il funambolo che spezza le corde dell’archetto. Più che altro una sorta di padre nobile che accompagna la giovanissima Dovgan, che la indirizza dolcemente. Il violino non è certamente subalterno, ma dialoga con il pianoforte da pari grado, senza che uno prevalga sull’altro. Non è un «altro Krylov», come potrebbe dire qualcuno.

È lo stesso Krylov. Appassionato, eccezionale, purissimo. Ma non è solo. Divide fraternamente la scena e i riflettori. Non gli pesa questa condivisione perché Dovgan merita questa occasione. È una giovanissima promettente e Sergej ha deciso di valorizzarla appieno. E allora Krylov si fa poeta, o minuzioso pittore.

Comincia il secondo tempo. Nel centenario dalla sua nascita, è César Franck il terzo e ultimo compositore sul programma ufficiale. La sua Sonata in la maggiore per violino e pianoforte, brano conosciutissimo (per i non addetti è molto più facile riconoscerlo all’ascolto che dal nome, come spesso accade nella musica classica), è sicuramente uno dei capolavori della musica da camera ottocentesca. L’Allegro del secondo movimento è travolgente. Si sente qui un Krylov che è una vera propria onda, annuncia dalle note profonde di Dovgan.

Cascata di applausi, come prevedibile. Meritati, come sempre. E due bis per il gran finale.

RIPRESE E FOTO: FOTOLIVE/SALVO LIUZZI

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400