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Un serial killer tra coscienza e demoni interiori

Ottonelli torna con la nuova striscoia di sangue lasciata da Bordoni nelle strade di Milano. Noir psicologico crudo e riflessione sui perchè del Male

Paolo Gualandris

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09 Ottobre 2024 - 05:30

CREMONA - Milanese doc, Roberto Ottonelli, è network engineer e papà affidatario «di due ragazzi che hanno vissuto momenti difficili». Da sempre impegnato contro la violenza, è vicepresidente e fondatore dell’Associazione difesa donne: noi ci siamo, impegnata nella sensibilizzazione e prevenzione per il contrasto alla violenza di genere, anche attraverso uno spettacolo teatrale che porta nelle scuole e negli oratori.

Per esorcizzare la brutalità umana ha scelto una strada particolare, romanzi noir molto duri nei quali però cerca di fare risaltare anche i meccanismi psicologici di chi di impulsi violenti vive. Il clima si capisce fin dalla copertina inquietante, un coltello macchiato di sangue che racconta una storia molto macchiata di sangue nella periferia milanese. «Inquietante mi sembra una definizione molto calzante», conferma parlando del suo ultimo romanzo ‘Il buio della ribalta’ con Paolo Gualandris.

Cresciuto nella striscia che separa Corsico da Cesano Boscone all’ombra di un padre alcolizzato e violento e di una madre oppressiva, devastata dalla vita matrimoniale, Marco Bordoni è il serial killer ‘invisibile’ che nessuno si aspetta, specchio di una fetta di società che vive ai margini, uno spietato assassino che per sua stessa ammissione non ha nessun interesse a prendere le luci della ribalta, ma che si trova molto più a suo agio nel buio. Il buio della ribalta, appunto. Oggi Marco non è più l’uomo impacciato e sempre fuori posto che il pubblico ha già conosciuto ne ‘Il dolce sorriso della morte’, ma è ormai capace di prendere in mano la propria vita.

Da quando la sua storia è finita nei talk show televisivi, inizia a intrattenere rapporti fugaci con ragazze che non riescono a resistere al fascino del personaggio famoso, finché non incontra Bea la tassista: si riconoscono nelle rispettive fragilità e lui comincia a chiedersi se, per un mostro come lui, sia possibile amare davvero. Marco si porta dietro i fantasmi del passato, ma decide di intavolare un gioco pericoloso senza esclusione di colpi con l’ispettore Lupatelli. E continua a uccidere nell’illusorio tentativo di rimettere le cose a posto, seguendo le sue regole. Con la sua scrittura diretta e immediata, Ottonelli catapulta il lettore in una realtà tanto vera quanto dolorosa e spaventosa, dando vita ad un noir psicologico crudo e reale.

Nella mente del serial killer però si intromette l’ispettore Barzagli, l’unico che aveva riconosciuto la colpevolezza di Bordoni ma che aveva pagato con la morte questa scoperta. Gli entra nel cervello e diventa la sua coscienza critica, prima e dopo ogni nuovo omicidio ne mette a nudo le fragilità e i lati oscuri intessendo con Bordoni una continua schermaglia dialettica, con l’ispettore che dà corpo a quel poco di coscienza che ancora sopravvive in Bordoni. Ottonelli riesce a stare in equilibrio sulla linea di demarcazione tra il bene e il male, una lama sottile che rischia di ferirti. «È chiaro che chi uccide è dalla parte sbagliata - spiega -. L’importante per me era non dare una giustificazione ma una spiegazione. La violenza, che io stesso ho conosciuto in varie sfumature, non è mai giustificabile, però va anche capito che ci sono contesti sociali, umani e psicologici nei quali è più facile che domini».

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