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CREMONA. ATLETICA LEGGERA

Sveva: «Sognando Parigi...»

La campionessa nell’eptathlon Gerevini in redazione dopo il super Europeo e il record italiano stracciato. «L’Olimpiade è vicina, ma aspettiamo. Tamberi mi ha aiutato tanto, a casa mi piace stare ai fornelli»

Fabrizio Barbieri

Email:

fbarbieri@laprovinciacr.it

15 Giugno 2024 - 05:05

CREMONA - «L’Olimpiade? Fino a che non è certa non ci faccio troppi pensieri. Sarebbe un sogno, solo qualche anno fa era un’utopia». Sveva Gerevini arriva sorridente nella sede della nostra redazione. Sa di avere fatto qualcosa di enorme agli Europei di Roma con un sesto posto favoloso e soprattutto con un record italiano che resisteva da 25 anni nell’eptathlon. Se Gerevini ormai è nell’olimpo delle grandi dell’atletica italiana, Sveva è un personaggio tutto da conoscere. Ama la cucina, vorrebbe fare la chef, sogna una vacanza in Vietnam e intanto è pronta per un addio al nubilato a Lido di Camaiore...

Partiamo dalla gara di Roma.
«Sono riuscita a distruggere il record di Gertrud Bacher che resisteva dal 1999 e ci sono riuscita nella cornice dello stadio Olimpico di Roma. È stata un’emozione immensa, questo sesto posto mi permette di avvicinarmi a quel sogno a cinque cerchi...».

Cosa manca per Parigi?
«Ci sono ancora delle competizioni internazionali in cui le mie avversarie possono provare ad aggiungere punti ai loro record».

Dove può migliorare ancora?
«Un po’ in tutte le specialità. Diciamo che ho dei margini di crescita».

Cosa mangia una campionessa?
«Da anni sono seguita da una nutrizionista. Ho una dieta bilanciata con riso, pasta, legumi, pesce, tante vitamine e tanti carboidrati. Mangio tanto, anche troppo. A volte non riesco a chiudere i pasti... Bevo tantissimo, mi devo sforzare a volte».

E durante la gara?
«Bevo sali, mangio barrette, grana, grissini, pasta integrale».

Un risultato aspettato?
«Di fatto mi mancava gareggiare a questi livelli. Purtroppo nell’ultimo periodo ho avuto tanti infortuni che mi hanno sempre tolto la possibilità di cimentarmi con le migliori. Questa volta sono arrivata preparata, sapevo che avrei fatto bene fin dalla prima gara. Ero convinta, carica, volevo riprendermi tutto quanto e ce l’ho fatta».

Come è stato vivere nel gruppo azzurro?
«Bellissimo. Davvero eravamo molto uniti. Poi lavorando sulle multidiscipline ho avuto modo di confrontarmi con tanti specialisti dai mezzofondisti ai lanciatori. Tutti mi hanno dato dei consigli utili».

Tamberi è stato fondamentale per lei.
«Sì. Gimbo o lo ami o lo odi. È un personaggio incredibile. Dal punto di vista sportivo è un fenomeno, fuori è un motivatore nato. Il secondo giorno era un po’ scarica e lui mi ha dato la carica giusta. Ha saputo trovare la chiave per trasformare la tensione in energia positiva».

Il pubblico di Roma ha dato una mano?
«Noi atleti non siamo abituati a certe spinte dagli spalti. Capita solo agli eventi così importanti. È un sogno avere uno stadio che tifa per te».

Cremona era ben rappresentata.
«Con Dario Dester mi alleno costantemente. Ho cercato di aiutarlo nei momenti poco positivi e alla fine ha fatto un grande risultato. Riccardo Orsoni è sempre stato nel gruppo. Intanto che facevo il lancio del giavellotto l’ho visto passare accanto a me negli ultimi metri della venti chilometri di marcia. L’ho visto tra le prime posizioni e mi ha dato una bella iniezione di adrenalina. Faustino Desalu sta tornando, ha fatto una grande semifinale. È sulla via del Desalu olimpionico».

A chi la prima telefonata dopo il record?
«Al mio allenatore di salto in alto Giuliano Corradi che mi ha sempre seguito gratis. Sono partita da saltare 1.60 e ora sono a 1.80... Il lavoro che abbiamo fatto è straordinario. Mi sono ripagata tutti i viaggi a Modena...».

Quale specialità preferisce e quale patisce?
«Gli 800 mi piacciono, ma sono l’ultima gara e ci si arriva sempre stanchi e senza energie. Mi piacciono gli ostacoli, ci litigo ma li amo. Lanciare è bellissimo».

Cosa avrebbe fatto se non la multidisciplina?
«Il lancio del giavellotto, anche se mi manca qualche chilo...».

Dedica?
«Mi verrebbe di dire prima di tutto a me stessa. Ho passato momenti terribili tra infortuni, acciacchi, guai vari che mi hanno tolto le gare più importanti nonostante fossi in gran forma. Poi alla mia famiglia, al mio fidanzato Lorenzo (è fisioterapista della Vanoli ndr) che mi ha sopportato in questi giorni di grande stress. Quando sono sotto gara sono oggettivamente intrattabile».

Appena arrivata a casa?
«Casalbuttano mi ha preparato una festa bellissima. La mia via era addobbata in modo incredibile. Mi ha fatto piacere vedere riunita una comunità per un momento bello. Di solito quando vedi tutta quella gente del tuo paese è per i funerali...».

Impennata nei followers?
«Non sono molto social, dico il vero. Li gestisce il mio manager. Mi ha fatto piacere però vedere tanti messaggi. Mi sono resa conto che lo sport è un veicolo incredibile. C’è stata gente che ha detto che la mia determinazione gli è servita da esempio per superare difficoltà incredibili».

L’atleta più forte che ha visto?
«Malaika Mihambo. Pazzesca. Una saltatrice incredibile».

Per fare una serata?
«Di certo Leo Fabbri... Un personaggio incredibile. Grande grosso e buonissimo, ma ti fa morire dal ridere».

Chi l’ha chiamata per primo?
«Mio fratello Alan. Ero all’antidoping e mi stava già telefonando. È il mio primo tifoso. Era a Montecarlo per lavoro ed era disperato per non essere con me a Roma».

A livello mondiale cosa cambierebbe?
«Ci sono almeno tre americane molto forti, due olandesi che hanno snobbato gli europei per arrivare in forma a Parigi. Diciamo che il mio sogno sarebbe arrivare tra il decimo e quindicesimo posto alle Olimpiadi».

Vacanza?
«Le prenoto il 30 giugno. Per sicurezza...».

Dove?
«Mi piacerebbe un bel viaggio in Vietnam o in Perù ma avendo una sola settimana opterò per un’isola greca con il mio fidanzato. Tra allenamenti miei e la Vanoli per lui non abbiamo più di sette giorni liberi».

Quanto le manca essere ragazza a 28 anni?
«A volte è un sacrificio, ma ci sono abituata. Quando gli altri escono alla sera io vado a casa. Tra poco avrò un addio al nubilato a Lido di Camaiore, quando tutte saranno fuori a brindare io sarò già a letto...».

Quanto resterà in questo mondo?
«L’obiettivo è arrivare alle Olimpiadi di Los Angeles tra quattro anni».

E poi?
«Potrei restare nei carabinieri e fare l’allenatore ma sarei molto severa... Oppure lavorare nel mondo del food. Mi piace fare da mangiare, sogno un locale dove fare aperitivi fatti in casa... Oppure aprire un ristorante».

Il suo piatto preferito?
«Preparare la pasta fatta in casa. In casa mia sono io ai fornelli. Una cosa che mi rilassa molto».

Si vive con l’atletica?
«I guadagni sono ridotti. Se non fossi nei carabinieri non potrei fare solo questo lavoro. Quando mi sono seduta sulla panchina dell’Olimpico ho pensato: ‘Qua di solito si accomoda Dybala che prende quasi un milione di euro al mese....’».

Nello sport femminile è dura arrivare a certe cifre. Solo se fosse una tennista...
«Vero, ma appena gioco a tennis mi fa male il braccio...».

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