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‘Fino all’ultima salita’, la verità fa male ma senza è peggio

Il romanzo d’esordio dell’ex assessore regionale Cristina Cappelllini. Dall’amore all’addio dopo una tragedia: la difficoltà di fare pace con stessi

Paolo Gualandris

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08 Maggio 2024 - 05:30

SONCINO - «Perché una vita senza verità è solo una vita a metà». Lo sanno bene Ester e Max, i protagonisti di ‘Fino all’ultima salita’, primo romanzo della poetessa cremonese Cristina Cappellini, un passato nella politica - è stata assessore regionale alle Culture, identità e autonomie -, ora tornata alle sue grandi passioni, la scrittura e il volontariato culturale. I due da adulti conducono esistenze distinte e di successo, ma per il tratto di vita che hanno percorso, ragazzini, hanno vissuto un grande amore e soprattutto condiviso un terribile e doloroso lutto che li ha poi allontanati. Cappellini parla del suo romanzo con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti in libro’.

Ester non avrebbe mai pensato che un servizio di chiusura del telegiornale l’avrebbe portata a una corsa affannata tra la Francia e l’Italia, per riavvolgere il nastro della sua vita e tornare all’origine di un dramma mai superato e di un amore interrotto bruscamente. Dal mare della Costa Azzurra al Triangolo Lariano, passando per Roma e altri luoghi significativi, si dipana un viaggio destinato a coinvolgere molte persone e a mettere in ordine le tessere di un mosaico fatto di accadimenti e di forti emozioni, nella ricerca della verità.

«L’idea di fondo del romanzo - spiega l’autrice -, risale a parecchi anni fa, ne è seguito un lavoro di stratificazione, poi gli impegni professionali mi hanno sempre tolto tanto tempo da dedicare alle mie passioni, così ho dovuto lasciarlo e riprenderlo solo l’anno scorso. Grazie all’editore di Puntoacapo ho trovato la forma giusta e finalmente pienamente convinta del lavoro fatto. Ci sono voluti tempo, dedizione e un lavoro certosino di rifinitura del testo perché anche con il la tecnica del flashback non è stato semplice». Tutto parte da un fatto di cronaca, la morte di un ragazzino, avvenuto nella sua Soncino, il paese dove è nata dove vive tutt’ora e che ha lasciato per qualche periodo per le sue esperienze professionali. «L’evento luttuoso che fa da filo conduttore a tutta la trama è completamente inventato, ho voluto ambientarlo a Soncino anche per rendere realistico il rapporto tra la trama del romanzo e alcuni episodi della mia adolescenza».


È un libro sulla ricerca della verità, «la dimostrazione dal mio punto di vista che alla fine per quanto si voglia dimenticare, alcune cose del passato, alcuni traumi infantili o adolescenziali o anche delle semplici esperienze più o meno negative, finché non si fanno i conti con quel passato e si hanno delle risposte, si fa uno scavo interiore non c’è pace. Il titolo fino all’ultima salita significa il raggiungimento di una serenità interiore mettendo fine a tanti interrogativi a tanti dubbi che hanno contraddistinto le vite dei protagonisti». Ester e Max hanno vite apparentemente appaganti, carriere invidiabili, lei è giornalista, per un importante rivista francese segue lo spettacolo, il cinema, Festival di Cannes; lui è un attore teatrale di grande fama in tournée in Europa con un’importante produzione. Però entrambi hanno un qualcosa che resta legato al loro passato finché non fanno i conti con la morte. Il ragazzino tragicamente scomparso in realtà è il fratello minore di Max, e questo evento luttuoso influenzato le vite di entrambi, ha lasciato troppi interrogativi e lati oscuri che vanno chiariti per riprendere in mano la propria vita e riuscire a guardare il futuro in maniera diversa. Quindi è una riflessione sulla propria vita per i protagonisti.

«A compiere questo percorso di introspezione non solo loro, perché ho voluto inserire nella trama principale una serie di personaggi che forse sono la parte più autobiografica. Dall’amico/a del cuore, al collega, ai parenti di entrambi. Ho voluto raccontare anche altre storie che poi si intersecano con quella principale e che in qualche modo sono tutte coinvolte con le vite di questi due ragazzi che poi, dopo 23 anni, sono diventati una donna e un uomo maturi alle prese con i loro problemi e cercano di arrivare a dare risposte a tanti interrogativi rimasti sospesi negli anni, nodi che hanno fatto male non solo a loro ma anche a tante altre persone». Protagonisti sono anche i luoghi, nel senso che Soncino si sente, leggendo la si ‘vede’ addirittura, così come la Costa Azzurra. Mi è piaciuto descrivere i luoghi che conosco e che rendono la trama più più realistica e più attinente alla quotidianità di tante vite».


Torniamo sul tema della verità. Secondo Cappellini è necessario scoprirla, anche pagando un prezzo alto, se si vuole ripartire, per rinascere. «È così a prescindere. Anche perché, come insegna Luigi Pirandello ne ‘Il fu Mattia Pasca’, non si sfugge alla propria storia, al proprio passato, ai fatti che influiscono sulle nostre vite. Alla fine la chiusura del cerchio, nel romanzo così come nella vita di tutti i giorni, è proprio riuscire a vivere nella verità. Un percorso che dovremmo fare tutti. Ognuno di noi ha qualche qualche buco nero, qualche punto interrogativo da sciogliere ancora compatibilmente con le nostre vicissitudini e fragilità, perché poi siamo esseri umani quindi fragili per definizione».

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