01 Aprile 2025 - 05:10
CREMONA - A volte basta poco per fare la storia. Bastano una manciata di secondi, uno scampolo di partita dal risultato ormai scontato, ed ecco che l’ordinario diventa straordinario e la vita cambia, almeno per qualche giorno. La vita di Arianna Manfredini e la storia della pallavolo italiana sono cambiate sabato sera attorno alle 22, quando coach Cuello ha deciso di spedire in campo la giovane giocatrice cremonese sul 24-16 del terzo set della sfida tra Casalmaggiore e Concorezzo.
Arianna, giovane libero che milita nei campionati di Under 16 ed Under 18 con la maglia del VB Casalmaggiore-Ostiano, è diventata così la più giovane giocatrice della storia a calcare un campo di serie A a 13 anni, 4 mesi e 28 giorni. L’emozione, evidente e preziosa a quell’età, ha lasciato spazio agli ultimi istanti del match prima che a travolgere Arianna fosse il tam tam mediatico conseguente. La notizia del nuovo record è rimbalzata sui social, sino ai richiami dei quotidiani e delle televisioni nazionali trasformandola in un caso mediatico.
Ora che sono passati un paio di giorni dal match Arianna – che nel frattempo ha dovuto subire la ‘delusione’ della sconfitta nella finale per il 3° posto dei campionati territoriali Under 16 – ha metabolizzato l’accaduto e racconta così le proprie emozioni e le proprie sensazioni.
«Inutile dire che non mi aspettassi di entrare in campo. Quando coach Cuello mi ha chiamato, sinceramente, pensavo si rivolgesse a qualcun’altra. Quando ho capito che si stava rivolgendo a me mi è mancato il fiato per un secondo».
Poi è entrata in campo. Come si è sentita, cosa ha provato e cosa ti hanno detto coach e compagne di squadra?
«Ho staccato il cervello. Ho pensato che se avessi ragionato troppo avrei di certo sbagliato e non mi sarei goduta il momento. Per questo mi ricordo poco o nulla di quello che è successo. Le mie compagne sono sempre gentilissime, anche in allenamento mi fanno sempre sentire parte del gruppo. Coach Cuello mi ha detto di stare tranquilla, che sarebbe stata una difesa, di non preoccuparmi. Ovviamente, nello spogliatoio, la parola d’ordine è stata: ‘paste!’».
Compagne di squadra sugli spalti a fare il tifo. Nessuna gelosia, nessuna invidia?
«Assolutamente no, è stato bellissimo vedere quanto fossero contente per me, anche più di me, per quello che era successo. Siamo un gruppo stupendo, anche in questo».
«Anche tra i genitori – aggiunge mamma Nicoletta – devo dire che non c’è stata nessuna gelosia. Tutti contenti, tutti partecipi di questa grande emozione. Devo dare merito a coach D’Auria ed alla dirigenza. È il primo anno che siamo in questa società ma davvero non ci sono polemiche, si sta bene dentro e fuori dal campo. C’è un episodio che ho vissuto in prima persona ed è sintomatico. Una compagna di squadra che si gira verso coach D’Auria chiedendo: ma quando la mette dentro?».
Com’è stato svegliarsi con la notizia diventata virale?
«È stato particolare, inutile dire non me l’aspettassi. Resta il fatto che la cosa bella non è stato tanto diventare virale sui social ma l’emozione provata ad entrare in campo in serie A».
Da genitori, vi ha spaventato questa cosa?
«Non ce l’aspettavamo – analizza mamma Nicoletta – e ci ha un po’ spiazzato. Arianna ha i social ma sono sotto controllo dei genitori. La domenica, quando si è svegliata, le ho detto di godersi il momento ma con attenzione. Di non guardare i commenti (alcuni dei quali densi di cattiveria e frustrazione, ndr), e dopo un po’, come sempre, il telefono è tornato nel cassetto, com’è giusto che sia a quest’età».
Sogna di diventare una campionessa? Idolo?
«No, sinceramente sogno di diventare un chirurgo cardiovascolare. Mi piace molto la pallavolo ma amo più praticarla che seguirla. Quest’anno ho avuto modo di vedere da vicino Giorgia Faraone, libero di Casalmaggiore, è lei la giocatrice alla quale cerco d’ispirarmi».
Quindi un futuro col bisturi più che con le ginocchiere?
«Intanto penso all’esame di terza media. L’anno prossimo farò lo scientifico al Liceo Aselli e spero di poter coltivare la passione per la pallavolo mettendo però sempre al primo posto la scuola».
«Ci tengo a sottolineare – chiosa mamma Nicoletta – che Arianna è brava a scuola pur non saltando un allenamento».
Smaltita la sbornia mediatica la vita tornerà a prendere il proprio ritmo, rientrerà, anche fortunatamente, nei binari del quotidiano di una tredicenne preoccupata per l’interrogazione d’inglese piuttosto che per gli esami di terza media. Magari, quando sarà un chirurgo cardiovascolare, ripenserà con il sorriso a quel giorno in cui, a suo modo, ha fatto la storia.
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