23 Luglio 2024 - 18:44
Simone Raineri
CREMONA - Ancora 48 ore e poi si alzerà il sipario sui Giochi Olimpici di Parigi 2024. L’Olimpiade, il sogno e il punto di arrivo di ogni atleta. Cremona avrà ben 5 rappresentanti, ma tutta Italia tiferà la spedizione azzurra al completo sperando in un medagliere ricco di soddisfazioni. Spettatore d’eccezione di questi giochi sarà il cremonese Simone Raineri che di Olimpiadi ne ha disputate ben 4 edizioni, conquistando nel canottaggio un oro olimpico (Sidney 2000) e un argento (Pechino 2008).
«Solo parlarne mi fa venire ancora i brividi. Perché quando ci si ripensa, si rivive quell’emozione pazzesca, straordinaria, indescrivibile», racconta Simone.
«Sono momenti in cui fluttui letteralmente nell’aria, vivi in una bolla perché l’Olimpiade è un mondo a parte in cui tutto gira intorno all’atleta».
Raineri oggi è un allenatore e seguirà i giochi Olimpici proprio dal ritiro del centro federale di Piediluco dove aiuterà i ragazzi della nazionale under 23 a preparare i prossimi Mondiali.
«Per chi fa sport professionistico, quella olimpica è la gara per eccellenza. Non solo perché i Giochi sono ogni 4 anni, ma anche perché per gli atleti dei cosiddetti sport minori, è l’unico momento in cui si ha attenzione e visibilità e si vive un po’ da ‘divi’ come i colleghi degli sport più famosi. Io ho solo ricordi straordinari. Quando ho fatto la mia prima Olimpiade ricordo l’emozione che ho vissuto dal primo momento. Da quando mi è arrivata la divisa olimpica. Quell’anno la giacca era blu per tutti, ma i pantaloni venivano assegnati in modo casuale. Potevano essere anche quelli azzurro/blu oppure di uno dei colori della bandiera italiana. Io speravo nel bianco perché avrei voluto essere davvero elegante, ma mi capitò il verde. Avevo pensato anche di chiedere un cambio, ma non lo feci perché sono molto scaramantico e in effetti andò bene così».
Un oro olimpico ti consegna all’immortalità...
«In effetti sì, un oro olimpico è per sempre e ancora oggi dopo tanti anni avrei voluto partire con la squadra. Mi manca tantissimo quell’adrenalina, mettersi in gioco e dare tutto quello che hai, il fiato che ti manca fino allo start. Cerco di rivivere quelle emozioni bellissime attraverso gli atleti che alleno per i Mondiali Under 23. Mi hanno chiesto di far parte dello staff per la preparazione e sono felice di questo, ma la barca in acqua non la metto più... Ora tocca a loro».
E ‘loro’ la guardano come un esempio da seguire visto che ha vinto un oro, il sogno per eccellenza...
«Ho avuto la fortuna e l’abilità di conquistarlo e ho lottato per arrivarci. Sono felicissimo perché non avevo grandi doti né fisiche, né atletiche, ma sono stato caparbio e non ho mollato mai. Del resto non puoi che dare tutto quando gareggi per il tuo paese e sai che ti guardano davvero in tanti a prescindere dallo sport che pratichi. Anzi l’Olimpiade è forse l’unica manifestazione in cui il calcio per una volta è meno considerato rispetto agli altri sport, è meno sentito come sport olimpico rispetto ad altre discipline anche meno conosciute. Ai Giochi si ribalta un po’ la situazione. E poi il campione olimpionico ha sempre un fascino particolare».
Qual è la cosa più difficile da gestire per l’atleta in un’Olimpiade?
«Gestire l’emozione del pre gara senza dubbio. Perché sai che è una volta ogni 4 anni e ti giochi tutto in pochi minuti. I sacrifici di 4 anni di allenamenti condensati in pochissimo... L’ambiente poi ti mette una pressione pazzesca e oltretutto hai il quintuplo dei media addosso rispetto a qualsiasi altra competizione internazionale».
Come la vive da spettatore?
«Mi sogno ancora oggi di poterle rifare... Non è realistico lo so, ma la mente va. Spero di rivivere in parte quell’emozione straordinaria attraverso la vittoria di qualche mio atleta, chissà. Auguro a tutti loro di raggiungere le loro aspettative, ma anche di superarle. Gentili correrà sulla mia barca, quella su cui ho vinto l’oro. È da allora che aspettiamo di salire sul gradino più alto del podio e sono 24 anni che non succede. Punto molto su Giacomo. È il grande deluso della passata Olimpiade e ha grandi possibilità a Parigi. Han sbagliato tutto quello che potevano a Tokyo e adesso sanno benissimo quello che devono fare. In Giappone anche se è andata male, hanno fatto una grandissima esperienza. Sbagliando si impara. L’errore diventa insegnamento e ora sanno come gestire l’emozione. Hanno rimesso Rambaldi che è quello che ha perso il remo a Tokyo, sulla stessa barca. E hanno fatto bene perché è forse il più forte di tutti. Hanno lavorato in modo costruttivo da allora. Hanno vinto un Europeo, sono arrivati sempre a medaglia a livello mondiale e secondo me, dovessi scommettere, andranno sicuramente a medaglia. Per l’oro ci sono anche l’Olanda, campione in carica e favorita e la Polonia. Ma l’Italia se la gioca, anche con l’outsider Inghilterra».
Lei vedrà la gara proprio da un ritiro azzurro...
«Sì la vedrò da Piediluco in albergo da solo o al centro federale con gli atleti e gli altri allenatori. Vi assicuro che è più emozionante da guardare che da correre. Quando sei là la parte più difficile e più emozionante è l’attesa dello start, ma una volta partito, sei talmente concentrato che non hai più emozioni, solo concentrazione. Guardandola la gara invece, è il contrario. L’emozione parte quando c’è lo start. E da lì rimani con il fiato sospeso fino al traguardo. Non puoi aiutarli, non hai potere d’azione».
Si è sentito con Gentili prima della partenza?
«Ci siamo parlati tanto nei mesi scorsi, ci siamo confrontati su parecchie cose. Nell’immediato pre partenza invece, ci siamo scambiati solo qualche messaggio. Gli scriverò ancora prima della gara, anche sui social nonostante io sia un ‘boomer’. Giacomo ha tutta la mia fiducia. Vale tanto e se lo merita. So cosa ha provato. Anche io ho fallito ad Atene come lui ha fallito a Tokyo. Quella volta mi riscattai a Pechino e lui si riscatterà a Parigi. Me lo sento».
Le sue medaglie olimpiche sono esposte?
«Al contrario. Sono le uniche due a stare nel cassetto con le mie divise olimpiche. Se qualcuno mi chiede di fargliele vedere lo faccio, ma altrimenti stanno lì, da parte. Sono troppo preziose per me, perché qualcun altro le tocchi. Sono solo mie... Per sempre».
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