04 Giugno 2024 - 19:11
Valentina Rodini
CREMONA - All’elemento naturale dell’acqua, a cui ha legato da sempre la sua esperienza sportiva, ne ha aggiunti altri due, aria e terra. Ed è entrata così in una dimensione per lei tutta nuova, quella che unisce in questo caso il nuoto, la bicicletta e la corsa. Il triathlon è la sfida in cui è stata protagonista Valentina Rodini, atleta delle Fiamme Gialle, che ha scritto la storia del canottaggio italiano, medaglia d’oro ai Giochi di Tokyo 2020. Ha esordito nella triplice alla Milano Deejay Tri. Impegno in cui si è confrontata peraltro a soli dieci giorni dalla mancata qualificazione alle Olimpiadi di Parigi. Una partecipazione all’appuntamento milanese che non è stata poi semplice assaggio del mondo della multidisciplina: in gara, infatti, Rodini ha dato il massimo. E ha vinto. L’ha fatto con i colori verdeblù del body Stradivari, squadra che l’ha coinvolta in questa avventura. Prova di super sprint, all’Idroscalo di Milano, la distanza d’ingresso nel mondo triathlon, con 400 metri di nuoto, 10 chilometri sui pedali e 2,5 chilometri di corsa: la cremonese ha fermato il cronometro in 35’06”.
«In realtà – ha rivelato Rodini – io non avevo neppur idea di come si facesse un cambio tra una frazione e l’altra, perché mi sono avvicinata a questo sport solo lunedì scorso. È stato tutto in rapida successione, il coinvolgimento, l’entusiasmo e la proposta di una gara, che alla fine ho accettato».
Una sfida per lei inedita, come è arrivata al triathlon?
«Avendo perso la qualificazione ai Giochi di Parigi, mi sono trovata un periodo a Cremona e, non volendo allenarmi da sola, ho avuto modo di sentire un ex compagno di squadra che adesso pratica questo sport: da lì, l’incontro con il team Stradivari, società che ha mostrato grande disponibilità ed entusiasmo nell’accogliermi all’interno del gruppo».
Questa gara di triathlon è stata per lei un’esperienza nuova, un modo per lasciarsi alle spalle anche la delusione per la mancata qualificazione a Parigi?
«Più che mettere alle spalle, bisogna andare avanti. Come tutte le sfide, scommetti su te stesso, ma non sempre, anche se dai tutto, vinci: questo è lo sport. Stavolta non è andata bene, non è arrivata la qualificazione a Parigi, ma non serve piangere sul passato e c’è da proseguire».
Il triathlon come parentesi dal canottaggio? Quale sarà il suo futuro?
«Non so esattamente. Ora come ora, resto una canottiera, il mio sangue è quello. C’è questa pausa dal canottaggio, necessaria anche per un recupero. In questo periodo le Fiamme Gialle mi stanno poi dando il giusto supporto per decidere la mia strada. Sono un ottimo team, li ringrazio, anche per la disponibilità a lasciarmi gareggiare con Stradivari in un’esperienza di triathlon».
Torniamo lì, al suo esordio: com’è stato l’impatto?
«La gara è stata molto divertente. Ho trovato tanta gente, è molto seguita e chi partecipa è entusiasta e vuole divertirsi. Un’energia che si percepisce subito».
Il triathlon unisce tre discipline: com’è andata?
«Il nuoto ok perché in fondo è la prima frazione, non perché facile. In bici, sapevo ciò che mi aspettava, anche perché ne facciamo molta per il canottaggio. Infine, la corsa: in fondo, noi corriamo, ma non lo facciamo propriamente dopo nuoto e bici e così è tremendo».
Com’è andata invece in zona cambio, punto cruciale di gara molto temuto soprattutto dai neofiti?
«Tutto sommato è andata bene, perché era ridotta e quindi non ho avuto problemi a trovare la mia posizione. Invece, sono da rivedere un po’ i miei cambi».
Darà un seguito a questa prima esperienza?
«Mi piacerebbe. Nell’eventualità, però, aumentando le distanze: se non proprio le lunghe, almeno le classiche».
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