12 Ottobre 2023 - 15:28
Mouhamadou Sarr
CREMONA – Ha dato un’occhiata al suo futuro nelle ultime giornate dello scorso campionato di Serie A. Davide Ballardini gli aveva concesso di vivere da titolare il finale di stagione della Cremonese, un chiaro segnale di cosa avrebbe atteso Mouhamadou Sarr, portiere 26enne che oggi vive da protagonista il rilancio dei grigiorossi in serie B. Un’attesa lunga che non lo ha però fatto trovare impreparato.
“Per me è stata una lunga attesa e da un certo punto di vista si può dire così, ma fa parte del mio ruolo e del mio lavoro – racconta Sarr -. Ci sono aspetti che possiamo controllare ed altri che non possiamo controllare. Non resta che lavorare in attesa dell’opportunità giusta”
Con l’arrivo si Giovanni Stroppa sono cambiate le richieste per i portieri?
“Sì, perché il tecnico vuole costruire molto l’azione da dietro e quindi automaticamente la partecipazione è più attiva nella fase costruzione. Questo cambia il modo di giocare e di aiutare i compagni”.
A Como Sarr è stato decisivo parando il rigore di Cutrone che ha impedito al Como di rientrare in partita. Un tuffo istintivo oppure una parata preparata?
“Oggi bene o male fanno le stesse cose tutti. Si studia l’avversario, si vede come calcia i rigori ma quando accade, sul momento poi conta anche l’istinto. Da una parte c’è la preparazione, ma poi in partita c’è qualcosa in più che va oltre quello che si prova durante la settimana”.
Dietro ai rigori c’è stata anche una preparazione particolare, come ammette Sarr.
“Quando a Cremona c’era Di Carmine abbiamo passato tanto tempo dopo gli allenamenti a provare i rigori. Lui ha cercato di raccontarmi i trucchi degli attaccanti, i loro gesti. Lui mi diceva anche come innervosirli, cosa fare prima che uno calciasse il rigore per distrarli; mi ha anche suggerito come spingere con i piedi. Una serie di consigli che ricordo ben volentieri”.
Quest’anno quale è stata la parata più difficile a livello tecnico? Il rigore di Cutrone o la parata su Iemmello?
“A livello tecnico la parata più difficile è stata sulla deviazione di Bianchetti a Terni, perché ho dovuto cambiare la direzione del tuffo ed è stata molto impegnativa. Quando però vedi la palla che esce lentamente ringrazi di non aver preso gol e che tutto è andato per il meglio. Un altro aspetto difficile su cui lavorare sono le letture sulle uscite alte, saper leggere quei palloni in maniera giusta per togliere problemi in area è la cosa più complicata”.
A livello di squadra quanto conta arrivare alla sosta con la vittoria?
“Vincere fa solo bene, ti serve a lavorare per due settimane con più spinta. Sicuramente affronti con più entusiasmo e la massima concentrazione l giornate di lavoro”.
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