29 Luglio 2022 - 09:32
La campionessa olimpica Valentina Rodini
CREMONA - Un anno passa in fretta. Molto in fretta. Soprattutto quando vivi un sogno incredibile per cui hai lottato tanto, faticato, sofferto. E oggi è un anno dal trionfo straordinario di Valentina Rodini, medaglia d’oro all’Olimpiade di Tokyo, un anno fa come oggi. Valentina che effetto fa? «Sembra ieri, sono sincera. Soprattutto ti domandi come sia possibile che fossimo al top della forma 12 mesi fa e adesso io stia ancora raccogliendo in parte, i cocci di quello sforzo».
Valentina Rodini è in piena preparazione infatti per l’Europeo, in programma a Monaco il mese prossimo. Un impegno importante in cui ritroverà gli avversari più forti dell’Olimpiade, ma a cui arriva avendo patito diversi infortuni e intoppi notevoli. L’elenco è lunghissimo.
«Diciamo che non mi sono fatta mancare niente. Da dopo l’Olimpiade, in meno di un anno mi sono procurata due fratture, ho preso il Covid, la mononucleosi e mi hanno scoperto una malattia alle ossa, che fortunatamente è stata riconosciuta in tempi brevi e quindi anche contrastata in modo immediato. Però non vi nascondo che sia stato quasi certamente, l’anno più difficile della mia vita».
Come si dice in questi casi: ‘Dalle stelle alle stalle’ il passo, o in questo caso, la remata, è breve. Ma come è potuto succedere? Si è data una spiegazione?
«Essere arrivati a stare così bene e poi dopo poco così male è impressionante. Ma noi atleti del resto, stressiamo al massimo il fisico per ottenere la prestazione migliore da concentrare in pochi minuti e abbiamo capito presto che quella performance vincente, si può fare una volta sola. Poi bisogna mettere in conto di pagarne lo scotto e prepararsi a ripartire. Ho dato tutto quello che avevo in quel breve lasso di tempo che è stata la finale. Il fisico poi è venuto a chiedermi il conto».
Ha stretto i denti ancora una volta però Valentina e ha voltato pagina. Perchè anche il 2022 potrebbe portarle al collo qualche medaglia importante. Ad agosto ci saranno i campionati Europei, mentre a settembre i Mondiali. Due appuntamenti molto importanti che vedranno inevitabilmente i fari puntati su di lei e la sua barca. Una barca tutta d’oro...
«È chiaro che le medaglie olimpiche siano guardate in un certo modo, ma le cose cambiano in fretta, non si può pensare di adagiarsi sui risultati passati, per quanto recenti. Dopo la Coppa del Mondo abbiamo l’Europeo ad agosto. E ci andrò, anche se arrivo davvero da un brutto periodo dal punto di vista fisico. Sono in ripresa comunque. Con il direttore tecnico abbiamo studiato un percorso specifico e finchè mi confermo al mio livello, andiamo avanti. Ma non diamo nulla per scontato perchè non lo è. Sicuramente la cosa che conta di più è che la barca scorra. Dobbiamo ritrovare ancora quell’alchimia perfetta che si era instaurata a Tokyo e oggi non siamo ancora al massimo, ma ogni tanto ci capita di sentire quella magia, avvertiamo che è lì, nell’aria, che non è andata perduta e speriamo che possa bastare a battere gli avversari».
Magia è la parola adatta per descrivere non solo l’impresa che Valentina e Federica hanno compiuto, ma anche quell’eco che le ha poi accompagnate al ritorno. Per mesi Vale è stata travolta da un’ondata di complimenti, riconoscimenti, premi, eventi, scatti, servizi giornalistici e televisivi, da ogni parte. Una notorietà improvvisa che si sa essere più o meno transitoria, ma che basta a inebriarti e rischia di ubriacarti se non sei dotato di un equilibrio importante. La Rodini però non ha mai perso la sua semplicità e la sua empatia. Da quel primo giorno in cui è arrivata in Bissolati di ritorno dalla trasferta olimpica giapponese con la medaglia al collo. Lì c’erano tante persone riunitesi per donarle il primo grande tributo. Applausi, commozione, selfie a ripetizione. E poi feste. In piazza, in Comune, a Cremona, a Roma, in giro per l’Italia. Una vita fatta normalmente di ore e ore di allenamenti durissimi e sacrifici, si è trasformata per settimane, dopo l’oro di Tokyo, in luci della ribalta, feste, serate fashion.
Una bella centrifuga.
«La mia vita è cambiata tanto soprattutto all’inizio perché mi chiamavano ovunque. Per interviste sui giornali, per presenze tv,
per conferenze, per eventi. Era cambiato molto anche il modo in cui ti guardavano gli altri atleti. Gli atleti sanno meglio di chiunque altro quanto sacrificio possa stare dietro una medaglia tanto pesante e avevano iniziato tutti a guardarmi come si guarda uno che ce l’ha fatta. Tutti in quel momento, mi riconoscevano il valore del lavoro che avevo fatto, non solo della prestazione. Ma prima o dopo, arriva il momento in cui le luci si spengono e si rimane di nuovo soli con la barca, due remi e il gesto tecnico. Domandandoti se sia ancora perfetto, o almeno lo sia abbastanza. Se ritroverai le stesse forze che hai avuto all’Olimpiade. La stessa testa, la stessa concentrazione. Lo stesso equilibrio. Sapevo che sarebbe stato difficile, lo sapevo. Quello che non mi aspettavo, erano così tanti contrattempi nel ricominciare, questo proprio no. Il Covid è stato pesante, ma non è stata neppure la cosa peggiore. Tremende sono state più di ogni altra cosa, le fratture che mi hanno tenuta lontano tre mesi dagli allenamenti e che sono state causate da una patologia fortunatamente riconosciuta e curata bene. Ora sono pronta. Sarà un impegno tosto fino al Mondiale di fine settembre. Dopo ci prenderemo le due settimane tradizionali di pausa prima di ricominciare con i raduni invernali. Le vacanze ormai sono solamente un lontano ricordo. È tempo di lavorare molto sodo».
Concentrazione massima sugli impegni di agosto e settembre come comprensibile, ma oggi è ancora un anniversario importante. Il primo tra l’altro. Impossibile non dedicare dei pensieri alle tante istantanee di quel momento.
«Le istantanee sono tante e poche allo stesso tempo. Mi capita di riguardare con particolare emozione le foto che abbiamo scattato nel villaggio olimpico, come resto legatissima allo scatto del salto dopo la conquista medaglia. Quando mi rivedo lì, nelle foto e nei video, è sempre un momento particolare e bellissimo, ma anche delicato. E so che è bene concedersi questa cosa poche volte».
Una medaglia d’oro all’Olimpiade è il sogno di qualsiasi atleta e ci arrivano pochissimi a conquistarla. Perchè dunque non crogiolarsi giustamente un po’ nel ricordo?
«Perché può essere dannoso. Non bisogna mai rischiare di perdersi nel passato, ma focalizzarsi sulla costruzione del futuro. C’è il rischio appagamento e poi subentra anche un po’ la paura di non essere più la stessa. Il timore di non riuscire più a ritrovare quel mix perfetto di forma fisica, mentale, condizioni esterne anche, che ti portano alla prestazione perfetta».
Già all’Europeo ritroverà alcuni degli avversari più forti al mondo. Quelli che ha messo dietro a Tokyo. Dalla Francia all’Inghilterra, passando per Olanda e Romania...
«Sì e vedremo a che punto siamo. Noi e loro. Sentire suonare l’inno italiano è qualcosa di magico, da brividi. Lotterò sempre per un momento così. Darò sempre il 110%. Perchè dare di più di tutto, è l’unico modo che conosco per fare le cose».
Parola di Valentina, la ragazza d’oro.
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