27 Giugno 2022 - 09:48
Il Cavaliere Giovanni Arvedi, 15 anni fa ha rilevato la Cremonese rilanciandola fino alla massima serie
CREMONA - «La promozione è una grande gioia, ma non chiamatela miracolo» ha dichiarato il consulente strategico grigiorosso Ariedo Braida in una recente intervista a Mundo Deportivo. Indubbiamente, alle spalle di un risultato storico come il ritorno in serie A dopo 26 anni, non c’è un’impresa estemporanea. Ci sono infatti anni di lavoro e di investimenti, magari non sempre andati a buon fine come vuole la dura realtà del calcio, nel quale la razionalità ha un valore relativo. Ma la voglia di provarci, anche dopo qualche momento buio, non è mai venuta meno. L’avvicinarsi della nuova stagione sportiva inorgoglisce una Cremonese che ha tanti motivi per festeggiare e ha contrassegnato altre date significative sul libro della propria storia. Il 6 maggio è diventato il giorno che riassume le due tappe più importanti della rinascita grigiorossa condotta dal cavaliere Giovanni Arvedi. Il 6 maggio 2017 la promozione in serie B; il 6 maggio 2022 il ritorno in A. Un salto di categoria che permetterà alla società di celebrare i 120 anni di vita (marzo 2023) sul più importante palcoscenico del calcio italiano.
Se una città intera oggi può andare fiera di questo traguardo sportivo, deve annoverato tra i giorni gloriosi da ricordare anche il 27 giugno 2007, data in cui il cavaliere Giovanni Arvedi salvava la Cremonese perfezionandone l’acquisizione. Conclusa la doppia scalata dalla serie C2 alla serie B con la proprietà Triboldi, la squadra grigiorossa era immediatamente retrocessa in terza serie strappando una miracolosa salvezza con Giorgio Roselli in panchina. Nei giorni successivi, aveva cominciato a farsi strada la voce che la Cremonese, potesse restare in mano a una proprietà cremonese. Fu una trattativa lunga, il nome di Arvedi uscì dopo diverso tempo, ma durante il mese di giugno furono diversi gli incontri (specialmente a Riva Trigoso di Sestri Levante) tra il cavaliere Giovanni Arvedi e l’avvocato Vincenzo Rispoli. Fino ad arrivare alla mattina del 27 giugno quando nello studio dell’avvocato Guareschi la Cremonese passò ufficialmente di mano. L’impegno del cavaliere per fare risorgere il club fu immediato. C’era poco tempo per iscrivere la squadra, ma anche tanta voglia di lanciare messaggi positivi a tutta Cremona. La panchina a Mondonico, il ritorno di Favalli e Finardi, una squadra di terza serie che poteva vantare Colucci, Zauli e tanti altri. Ma non solo: nemmeno il tempo per presentare l’organigramma che allo stadio Zini, nei primi giorni di luglio, erano già scattati i lavori di sistemazione dell’impianto, troppo vecchio e poco curato. Un intervento massiccio per ridare lustro alla casa della Cremonese, una ‘prima mano di bianco’ a cui sono seguiti numerosi e costanti ritocchi, il più massiccio dei quali la copertura di trequarti dei settori dopo il salto in serie B. Oggi c’è un altro restyling in corso per adeguare lo stadio alla serie A, sempre a spese della proprietà.
L’ambizione, la passione ma anche il grande sogno di costruire una Cremonese vincente e saldamente legata alla città: Arvedi pensa in grande, sa che un uomo lascia ai posteri la forza delle proprie idee e la sua vede la luce il 28 maggio 2009, quando presenta il plastico della Cittadella dello sport.
Un polmone verde di migliaia di metri quadrati confinato tra via Corte, via Mantova, via Postumia e viale Concordia. Un progetto ambizioso che porta alla nascita del Centro Sportivo Giovanni Arvedi, inaugurato nel settembre 2011 alla presenza di Petrucci e Prandelli, tanto per citare due personaggi della ricca platea di ospiti. In 15 anni tanti investimenti, ripagati forse più tardi di quanto si sarebbe meritato: cinque anni fa, Arvedi festeggiava i 10 anni da patron della Cremonese conquistando la serie B, adesso potrà celebrare i tre lustri affrontando i top club italiani.
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