17 luglio 1984
In carcere troverà i nemici della «mafia vincente»
Luglio 2020
PALERMO, 16. — Nei prossimi giorni il giudice istruttore Giovanni Falcone, titolare tra l'altro dell'inchiesta relativa al rapporto cosiddetto dei «162», presentato nel luglio di due anni fa dagli investigatori palermitani, interrogherà Tommaso Buscetta che nel rapporto è incluso nello schieramento della «mafia perdente».
Intanto sul viaggio in aereo dal Brasile in Italia di Tommaso Buscetta, è stato confermato «don Masino» non ha parlato con nessuno. Buscetta era scortato da funzionari della polizia di Stato, da ufficiali dei carabinieri e della guardia di Finanza che lo avevano preso in consegna dalla polizia brasiliana. «Don Masino», durante la trasferta, ha mangiato e dormito regolarmente e non ha avuto bisogno, afferma uno degli investigatori che lo ha scortato e che è rientrato a Palermo, di tranquillanti o sedativi. Il medico militare italiano che lo assisteva gli ha soltanto somministrato alcuni antibiotici, una cura necessaria dopo che «don Masino», per ritardare l'estradizione, nei giorni scorsi aveva ingerito una dose di veleno.
Negli ambienti giudiziari di Palermo il ritorno di Buscetta in Italia ha fatto sorgere moderate speranze. Nessuno si attende da lui collaborazione; tuttavia si spera che decida almeno di rispondere, nella normale dialettica del processo, alle domande che gli verranno poste dai giudici. Dieci giorni fa in Brasile, quando ancora giocava le ultime carte per evitare l'estradizione, Buscetta infatti non aveva risposto ad una sola delle domande del giudice Falcone che era andato ad interrogarlo.
Adesso Buscetta affronterà la carcerazione in un contesto del tutto differente rispetto al passato: allora, infatti, egli era perfettamente inserito nel nucleo di comando della mafia che operava unita. Oggi egli è uno degli esponenti di maggiore rilievo di una sola fazione, per giunta quella «perdente». In carcere, dunque, sarà tra due fuochi: i rigori della sorveglianza, la minaccia di una vendetta che potrebbe raggiungere lui, così come due anni fa raggninse due suoi figli, il genero, due cugini.
Basterà tutto ciò a «stimolare» una maggiore disponibilità del boss verso la giustizia? Al palazzo di Giustizia di Palermo molti giudici se lo augurano, convinti che una tale «apertura» potrebbe consentire di illuminare molte zone di impenetrabile ombra negli affari della mafia.
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