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17 aprile 1960

Era dipinto di rosso il primo uovo di Pasqua

È una tradizione italiana l'uovo con "sorpresa,,

Aprile 2020

Era dipinto di rosso il primo uovo di Pasqua

La Pasqua non è soltanto  la principale testa della cristianità, ma anche la più antica, perchè essa non fu introdotta nel rito con il progresso della fede nel tempo, ma direttamente ereditata, e trasformata nel suo significato, dal mondo ebraico, il quale — 1531 anni prima della nascita del Cristo e mentre era ancora prigioniero in Egitto — era stato avvisato per bocca di Mosè di ungere le porte della sua casa con sangue di agnello per essere in quella notte risparmiato dalla vendetta di Dio su tutti i primogeniti della stirpe faraonica: fu dunque proprio quella notte in cui «transibit Dominus» passò il Signore (la parola ebraica «phase», transito, si trasformò poi, accoppiandosi al greco «paska»; resurrezione, nel termine «pasqua») che gli ebrei furono salvi; e da allora la celebrarono ogni anno, tramandandone la venerazione ai primi cristiani.

Al simbolo israelitico dell'agnello, che la tribù di Mosè trafiggeva con due pali in croce prima di arrostirlo sulle sacre mense, i cristiani aggiunsero quelle dell'acqua benedetta (a ricordo delle acque, salvatrici del Mar Rosso), della palma (con significato di vittoria), e dell'ulivo (con lo stesso significato di pace di quello portato dalla colomba a Noè, appena l'arca si posò sul monte Ararat); ma soprattutto, come specificò lo apostolo San Paolo nell'Epistola ai Corinti (V, 7 e 8), il rito cristiano aggiudicò alla Pasqua la celebrazione trionfale del sacrificio di Gesù Cristo per gli uomini.

Era comunque già molto antico il particolare culto delle genti per questa festa di resurrezione, di rinascita e di primavera, tanto che in alcune lingue la parola «Pasqua» vuol dire semplicemente festa e per esempio gli spagnoli dicono «pascua florida» per Pasqua, è «pascua de nadividad» per Natale. Nel clima di più completo gaudio dunque, sia per sentimenti pagani che per sentimenti cristiani, le tradizioni popolari, una dopo l'altra, si susseguono a formare un complesso e vario «folklore» pasquale, dalle usanze più strane e gentili. A Roma per esempio, nel '600, la vigilia di Pasqua era dedicata allo sterminio dei ragni, con uno speciale scopino di rami che gli spazzacamini del Tirolo scendevano in città a vendere, mentre tutte le case erano sconvolte nelle grandi pulizie, e le cucine sfornavano le celebri focacce a forma di colomba, a ricordo della Pentecoste. Nel frattempo il sacerdote si recava di casa in casa per la benedizione, e per il controllo dei tagliandini che la chiesa rilasciava a chi aveva fatto la S. Comunione, e che generalmente la madre di famiglia raccoglieva per mostrare al sacerdote onde evitare ad ognuno dei suoi cari il pericolo della scomunica, in vigore nella capitale — come castigo al mancato precetto pasquale — sino a tutto il secolo XVII.

I pasticceri intanto lavoravano a confezionare le uova festive, e nelle chiese i sagrestani si affannavano a lucidare o ripulire quegli strani aggeggi quadrati che erano allora le campane, prima di slegarle trionfalmente a resurrezione annunciata. Insomma, c'era un gran daffare ovunque.

Fra tutte le tradizioni, la più impavida a resistere i mutati tempi e la macina del progresso, comunque, è quella delle uova pasquali: racconta Elio Lampidio che il primo uovo di Pasqua fu donato all'Imperatore Alessandro Severo dalla di lui madre, che lo aveva fatto covare dalle galline imperiali e dipingere di rosso: il dono aveva certamente il significato augurale, antichissimo, della fecondità, poiché l'uovo rappresentò sempre in ogni culto il principio delle cose.

È una tradizione italiana l'uovo con "sorpresa,,
La tradizione del dono dell'uovo è ormai vecchia di cinquemila anni. La sua origine rimonta ai barbuti persiani, i quali all'inizio della primavera, usavano offrirne uno di gallina, agli amici, quale augurio di prosperità all'incerto avvenire (rivoluzioni, guerre, massacri, epidemie, carestie, inondazioni erano all'ordine del giorno). I primi cristiani fecero propria l'usanza, vedendo nell'uovo il simbolo della Resurrezione. La nuova simbologia si è affermata sempre più con il passar degli anni.

Nel Medioevo, i sacerdoti, ricorrendo la Pasqua, deponevano sulla balaustra dell'altare un cesto di uova bollite, che poi venivano date ai componenti il coro non appena questo intonava la antifona. E passando ancora i secoli, si introdusse la sorpresa nelle uova pasquali, sicché poi l’uovo senza contenuto non fu più apprezzato.

Non bastò a Napoleone III, nel 1862, regalare all'imperatrice Eugenia di Montijo un uovo d'oro zecchino con il guscio costellato di brillanti che formavano il nome dell'imperatrice: nell'interno vi era ancora un vezzo di perle del valore di oltre ventimila sterline. Ma certamente nessuno ha superato l’estro di un giovane francese il quale inviò alla donna vagheggiata, facendolo trasportare su di un carro tirato da quattro paia di buoi, un uovo lungo sei metri ed alto tre. Nel guscio la dama scoperse una porta; l'aprì, ne sortì un magnifico cavallo trainante un cocchio inghirlandato: a cassetta, un valletto in livrea.

Quella della sorpresa, resta ora una tradizione esclusivamente italiana, per cui il processo di lavorazione nei nostri stabilimenti deve subire un notevole rallentamento. È  necessario infatti approntare separatamente le due metà, collocare tra queste l'oggetto - dono e quindi congiungerle. Negli altri Stati, con diversi e più celeri macchinari, il cioccolato fondente vien fatto ruotare nelle forme dalle quali esce bell'e completo l'uovo. Vi manca però quel che attira la curiosità dei grandi e piccoli italiani. Naturalmente la sottigliezza del guscio richiede l'impiego del cioccolato migliore, che ne garantisce la robustezza.