9 luglio 1972
L'ospedale ha incorporato l'ex sanatorio e ne utilizzerà tutti i dipendenti (il bisogno c'è, eccome).
Luglio 2019
Ieri ha lasciato l’Aselli l'ultimo ammalato, trasferito in altra sede; contemporaneamente tutto il personale è passato alle dipendenze degli Istituti Ospitalieri e così le tensioni e le lunghe diatribe sono finite. Incominciano ora quelle inerenti al riutilizzo dell'ex sanatorio.
L'Aselli cominciò a funzionare nel lontano 1936, epoca in cui la malattia tubercolare mieteva in Italia settantamila vittime all'anno. Fu proprio in quel periodo che fu ideata la costruzione di una rete sanatoriale nell'ambito della lotta contro la tbc, e ne fu affidata la gestione all'INPS.
Sorsero in breve tempo cinquantasei sanatori sparsi su tutto il territorio nazionale e fra essi quello di Cremona, la cui provincia dava allora un alto contributo di ammalati.
Nell'arco di più di trent'anni migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici appartenenti alle vane sedi della Lombardia trovarono nell'Aselli il posto per la cura del loro male. Erano gli anni più temibili per la tbc, con poche armi in mano ai medici: e ciononostante moltissimi ammalati ebbero la fortuna di reinserirsi nella vita lavorativa.
Con il migliorare delle condizioni igienico sanitarie, la malattia cominciò a deflettere, ma si profilava lo spettro della seconda guerra mondiale, che doveva spalancare le porte dei sanatoli a centinaia di migliaia di reduci.
Fortunosamente ogni guerra aguzza gli ingegni e cosi fu anche nel campo della tubercolosi: alla fine della guerra faceva capolino la «miracolosa streptomicina», la prima vera arma contro il bacillo di Koch. Gli studi continuarono, altri antibiotici furono scoperti, più efficaci e meno tossici, contribuendo a modificare totalmente la patologia tubercolare, per cui oggi si muore poco e ci si ammala meno. La tubercolosi, si spera, entro qualche anno potrà essere del tutto sradicata.
L'Aselli ha assolto il suo compito in momenti difficili in cui l'amarezza predominava allorquando l'opera costante e pervicace dei medici non dava purtroppo i risultati sperati, e in momenti più propizi in cui una innumerevole schiera di ammalati veniva restituita alla propria famiglia e alla vita produttiva del Paese. Con la chiusura dell'Aselli, coloro che avranno ancora la sfortuna di ammalarsi dovranno essere ricoverati in ospedali periferici o fuori provincia, fatta eccezione per i ricoveri urgenti che troveranno temporaneamente posto nel reparto di broncopneumologia degli Istituti Ospitalieri di prossima apertura.
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