Seguo da sempre e da lontano tramite il suo giornale le vicende che riguardano la mia amata città. Vengo al dunque, volendo per così dire sfogarmi dopo aver letto di un episodio occorso -e tollerato- questo autunno che mi ha lasciato basito. Non mi riferisco all’occupazione abusiva di un palazzo in fase di ristrutturazione o all’incursione a suon di escrementi in un noto ristorante della città o all’imbrattamento dei muri del centro città pare in presenza delle forze dell’ordine. Il tutto per iniziativa di quelli che definirò «i nuovi padroni della città» che a questo punto ritengo abbiano in pugno chi ha il dovere di garantire sicurezza e legalità, sindaco in testa. Mi riferisco ad un episodio passato quasi inosservato, ma riportato dal giornale, di un ufficiale giudiziario fermato nell’espletamento della propria attività da questi nuovi padroni che l’hanno rispedito in tribunale con le pive nel sacco. Penso che questo fatto rappresenti più di altri il degrado civile in cui Cremona è caduta. Senza entrare nel merito della vicenda a monte di quello sfratto esecutivo, in que ll’occasione l’ufficiale, forte comunque di un provvedimento giudiziario, rappresentava lo Stato e la sua forza coercitiva che sta alla base di una società civile e quindi «intoccabile ». Dura lex sed lex, recitavano qualche anno fa. Provvedimenti presi? Ho letto solo che lo sfratto sarebbe stato ritentato a distanza di tempo, forse penso… di nascosto ai nuovi padroni. Ho girato molto all’es ter o, maepisodi del genere per il significato che rivestono, in primis la certezza del diritto, non sarebbero mai stati tollerati e in presenza di resistenze l’ufficiale giudiziario di turno sarebbe stato messo in condizione di portare a termine quanto stabilito da un tribunale. Non faccio purtroppo fatica a prevedere che di questo passo i nuovi padroni della città si cimenteranno in iniziative ancora piu eclatanti causate da unbuonismomisto a pavidità suicida di chi di dovere. Federico Rastelli (Cremona)
Sono d’accordo con lei. E’anche per fatti come questi che l’Italia non può essere definitivamente ammessa nel novero dei paesi ‘maturi’, nei quali lo stato di diritto sia uno dei fondamenti. Se non si provvede a ristabilire le norme essenziali del vivere comune e civile, non potremo che assistere all’escalation delle azioni di gruppi di ogni tipo. E non possiamo permettercelo. Non dobbiamo farlo.
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