Il volume con il giornale al prezzo speciale di 8,80 euro
29 Febbraio 2016 - 13:06
Antonio Beltrami racconta le vicende artistiche e umane del cantante, primo interprete assoluto di Des Grieux in ‘Manon
Lescaut’di Puccini
CREMONA — E’ difficile, forse impossibile giudicare un cantante senza conoscerne la voce. Ma la fama —e l’affetto — lasciati dal tenore Giuseppe Cremonini Bianchi sono tali da supplire a questa mancanza anche a oltre un secolo dalla morte. All’artista cremoneseha dedicato una bella monografia Antonio Beltrami, appassiona- to e competente melomane. Il suo Giuseppe Cremonini Bianchi. Il primo ‘sublime’ Des Grieux (Azzali Editore, 124 pagine) sarà in vendita da giovedì 10 marzo con «La Provincia» al prezzo davvero speciale di 8,80 euro.
Giovedì alle 17,30 l’autore presenterà il libro all’Adafa (via Palestro) con Evelino Abeni e Roberto Codazzi. E’ per tutti, e non solo per gli appassionati di lirica e di musica l’occasione di conoscere un artista dalla carriera brevissima e sfolgorante, ammirato e conteso dai compositori del suo tempo. Come confida nella prefazione, Beltrami è solo un ragazzo quando, nei primi anni Cinquanta, sente per la prima parlare di Cremonini Bianchi.
«Mi colpì, in particolare, che un giovane, natonella mia stessa città, di origini familiari modestissime, dotato solo dell’incrollabile fiducia nelle proprie possibilità e nella forte determinazione di affermarsi, fosse riuscito in un brevissimo lasso di tempo ad essere acclamato come uno dei più importanti tenori del suo tempo», ricorda l’autore. Un’ammirazione , quella provata da Beltrami, che si è fatta via via più consapevole, pur restando il ‘mistero’e la curiosità di una voce mai incisae cheil compianto Luciano Panena paragonò a quella, elegantissima, di Alfredo Kraus.
Nato il 26 novembre del 1866, Giuseppe Bianchi (‘Cremonini’ fu il cognome d’arte) ha un’infanzia degna di un romanzo d’appendice. Il nonno paterno conduce una vita disordinata, lo ricoverano in manicomio e quando ne esce abbandona definitivamentela famiglia.Ilpadre nel 1870 va a cercare fortuna in Piemonte, ma torna dopo pochi anni a Cremona senza un lavoroedi luilecronachericordano solo i processi per ubriachezza.
Mamma Carolina è spesso malata, la ricoverano più volte e infine muore nel 1978. A provvederea Giuseppe e al fratellino Lu i g i ci pensa la nonna paterna, Rosa Rivaroli, filatrice. Finita la scuola elementare, Giuseppe comincia a lavorare come ciabattino. L’unicosvago, inqueglianni durie miseri, sono le opere liriche rappresentate nei teatri cittadini, il Ricci e il Concordia. A volte con il fratello canta nel coro —e non è escluso, in base alle ricerche di Elia Santoro, che i due piccoli Bianchi abbiano fatto parte di qualche corale parrocchiale —, a volte pagandosi un biglietto di loggione. La musica diventa qualcosa di più di una passione. Intorno ai vent’anni, Giuseppe Bianchi comincia a studiare canto sotto la guida di Edoardo Guindani, maestro che all’epoca andava per la maggiore. Una decisione folle, sconsiderata a ben pensarci: Giuseppe si è da poco sposato con Davidica Ronca, filatrice.
Inutile dire che di soldi da scialare in famiglia non ce ne sono, ma Bianchi non desiste, incoraggiato dalla moglie e dalla nonna. Il talento del resto c’è, e dopo un anno Guindani affida Giuseppe all’agenzia dei fratelli Giovann i e Temist ocle Poz zali, impresari che certo aiutano il cantante a perfezionare la sua formazione e gli procurano scritture, ma gli impongono allo stesso tempo contratti capestro. Ma siamo ormai al gennaio del 1889 e al Comunale di Piacenza debutta un nuovo tenore, Giuseppe Bianchi Cremonini, con quel secondo cognome aggiunto perdifferenziare quello d’origine, troppo comune.
Il successo nella Favoritadi Donizetti èsolo il primo ditanti, tantissimi trionfi. L’artista comincia a girare per i teatri di provincia, poi gli ingaggi si fanno sempre più importanti in Italia e all’estero. Nel 1891, dopo aver inaugurato la stagione del Covent Garden a Londra, la regina Vittoria lo vuole al Teatro di Corte di Windsor. Giacomo Puccini sceglie Cremonini Bianchi per interpretare il ruolo di Des Grieux nella prima mondiale di Manon Lescaut al Regio di Torino. Il compositore fino a quel momento ha scritto Le Villi ed Edgar, da Cremonini Bianchi si è fatto prestare anche un vestito decente con cui presentarsi in pubblico: al successo di Ma non deve il futuro della sua carriera e il successo di Manon lo deve in buona parte al tenore cremonese, che avrebbe poi definito il suo «sublime Des Grieux». Il successo di Cremonini — chiamato più volte a concedere bis — quella sera è tale che la sua partner, il soprano Cesira Ferrani, a un certo punto si rifiuta di andare in scena.
Manon è l’ennesima svolta nella carriera di Cremonini Bianchi, cui però non arride la fortuna nella vita privata: nel 1898, a soli cinque anni, muore l’amatissima figlia Elisa. Lui stesso è cagionevole e gli impegni continui in palcoscenico, le tournées estenuanti, i viaggi minano la sua salute.
Non aveva però dimenticato Cremona, e neppure le sue origini povere: nel 1902 al Politeama Verdi interpreta gratuitamente due recite di Manon Lescaut e devolve il ricavato alle Opere del vescovo Bonomelli a favore degli emigrati. L’an n o successivo è ancora a Cremona, impegnato nella Manondi Mas - sen et. Ha la febbre, ma vuole onorare il suo impegno con il pubblico. Regge i primi due atti, poi sviene dietro le quinte e dopo alcuni giorni in delirio muore: è il 9 maggio 1903, Giuseppe Cremonini Bianchi ha solo trentasei anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
S.E.C. Spa – Divisione Commerciale Publia : P.IVA 00111740197
Via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona : Via Cavour, 53 - 26013 Crema : Via Pozzi, 13 - 26041 Casalmaggiore