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IL DOCU-FILM SU LUCA BRAY

«Dipingo come vivo: di corsa»

Ritratto intimo dell’artista e testimonial AISM, ‘Io corro’ della soncinese Zonzin ha vinto il Las Vegas Award

Mariagrazia Teschi

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03 Settembre 2025 - 05:05

«Dipingo come vivo: di corsa»

SONCINO - Inginocchiato, la grande tela sul pavimento, non usa pennelli, ma il contatto diretto delle mani. E così i colori si spargono, si accumulano, si sciolgono in un incanto cromatico che racconta di arte e di amore, di gente lontana, di sclerosi multipla e di attaccamento alla vita.

Quella di Luca Bray è da sempre spinta da un motore e dal desiderio di cambiamento, anche oggi che le difficoltà legate alla malattia diagnostata oltre vent’anni fa rendono il cammino sempre più faticoso. «Faccio tutto quello che voglio, come posso. Così rimango libero. Niente può limitarmi. Magari mi risulta difficile andare in una città come Venezia, con tutti quei ponti. Ma non ci sarà mai niente di ciò che desidero che io non possa riuscire a fare» dice con orgoglio l’artista galvanizzato dal successo inaspettato di ‘Io Corro’, il documentario firmato dalla regista soncinese Barbara Zonzin fresco vincitore del Las Vegas Shorts Award 2025 e di due nomination ai festival dei corti di Matera e Tokyo.

Dal titolo emblematico, il documentario «esplora la mia vita e la mia arte», spiega Bray che dipinge come vive: di corsa, con passione, istinto e un’energia che non tramonta mai. La sua arte è puro movimento, una corsa senza fine tra colori e materiali, dove ogni gesto non è solo un segno, ma una storia in continua evoluzione.

Girato nell’arco di dodici anni tra Soncino, Shanghai, Venezia e Crema, il film accompagna lo spettatore nel percorso artistico e personale di Bray, offrendo un ritratto intimo e complesso di un uomo capace di reinventarsi costantemente. «Il giorno in cui ho avuto la diagnosi — spiega — ricordo che il neurologo mi disse: fermati, rimani tranquillo, evita i posti caldi. Scordati il Messico: devi stare in Italia e curarti. Sono andato a comprarmi una casa a Cancun, dove ci sono sempre 40 gradi!».

È forte e caparbio. «Ne avrei fatto a meno, potendo scegliere — confessa — la malattia non mi ha tolto la mia vita. Ora vado più piano di prima. Ma, rallentando, posso vedere di più, ascoltare meglio gli altri. Ho tempo per accorgermi di ciò che mi circonda».

Attraverso conversazioni intime, immagini catturate nel corso degli anni e le parole delle persone a lui più vicine, il documentario rivela non solo lo spirito inesauribile di Luca, ma anche la sua capacità di trasformare la sfida quotidiana della sclerosi multipla in una fonte di ispirazione.

Nonostante abbia appreso le tecniche di pittura giapponesi con pittura e carta a Tokyo, abbia visitato l’Europa, il Sud America, New York, Manila, il Messico rimane il suo posto più caro.

«C’è una gran parte di me che è messicana», dice con la voce leggermente roca, eppure calda. «Non sono mai stato solo, in nessun posto. Ho una storia d’amore molto bella con un artista che ho conosciuto proprio a Città del Messico, Alec Von Barge, il visual artist e fotografo che con Cloud Jam ha prodotto il film. Senza di lui mi sarebbe più difficile lottare ogni giorno contro il nemico», aggiunge con un sorriso.

Io corro’ è il documentario d’esordio di Zonin, fotografa e regista che oggi vive ad Amsterdam. «Ha fatto un lavoro splendido. Il suo occhio fotografico e il suo linguaggio investigativo hanno saputo tracciare quei fili invisibili che uniscono gesti ed emozioni. Ne è uscito un ritratto molto intimo, assolutamente realistico».

Un’esplorazione dell’anima dell’artista e una celebrazione della creatività come forza vitale che non solo resiste ma trionfa, in una storia che va oltre la sofferenza e diventa simbolo di libertà e resilienza. Da alcuni anni Luca Bray è testimonial di Aism, Associazione italiana sclerosi multipla. «Quando dipingo, tra i colori di cielo, mare e nuvole sfumate scrivo con il carboncino una parola, una frase, una dedica speciale ai volontari che ci supportano. È il mio modo di ringraziare. Provo per loro una profonda gratitudine».

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