25 Agosto 2025 - 05:20
Patrizio Marigliano e una sua installazione nelle sale del piano nobile
CREMONA - I libri sono il suo pane quotidiano, il materiale da cui la sua arte trae ispirazione ma soprattutto nutrimento. Romanzi, manuali, libri di scuola, collane per ragazzi, fumetti destinati al macero, pagine consunte dall’uso o al contrario mai lette diventano il mondo ‘segreto’ di Patrizio Marigliano che plasma, accartoccia, incide, taglia piegando alla sua volontà una materia che diversamente resterebbe inerte. Una sorta di rivitalizzazione del materiale che nelle sue mani diventa altro da sé. Un dialogo mai concluso tra l’artista e il mondo delle parole, dove esse spesso vengono annullate dal sapiente vibrare delle vernici o al contrario enfatizzate e trasformate in parole chiave, responsi oracolari indispensabili per il significato stesso dell’opera», ha scritto dell’artista Donatella Migliore.
L’estate non è stata sinonimo di vacanza per Marigliano impegnato nel suo atelier a due passi dal viale Po a dare vita a ‘Contrappunti’, la bipersonale che condivide con il giovane artista Lorenzo Colombo (classe 1998) nel cinquecentesco palazzo Olofredi Tadini Botti, dimora estiva segreta degli Sforza, a Torre Pallavicina (Bergamo).
«È un gioco di relazioni inattese, in qualche modo spiazzanti, quello che accosta l’arte di Lorenzo Colombo a quella di Patrizio Marigliano - scrive Anna Maccabelli nelle note di presentazione — . «Un gioco contrappuntistico tra l’antico degli spazi ospitanti e il contemporaneo delle opere esposte, tra la ricerca di un artista emergente, che sperimenta in più direzioni, e quella di un artista maturo che, con il mezzo di comunicazione che si è scelto – il libro plasmato – va affinando e articolando la propria ricerca». Colombo espone negli spazi occupati un tempo dalle antiche cantine, Marigliano nelle stanze del piano nobile affrescato a grottesche.
Negli «ambienti sotterranei, cupi e suggestivi» il giovane Colombo ambienta le sue tempere e le sue installazioni recenti sul tema dell’eterno femminino «che, come confermano le sue liriche, domina il suo spirito. Partito da una violenta cromia, accesa e squillante come l’assolo di una tromba in un pezzo Jazz, in dipinti pop esposti nella chiesetta abbandonata del palazzo, l’artista, depurando l’immagine fino all’essenza, di quelle cromie trattiene solo il ductus lineare elegante».
Come nella piccola ‘Essenziale o strutturale’, oppure nel grande manifesto ‘Donna astratta’ in cui «si sedimentano echi delle Cariatidi di Modigliani o dell’ultimo, essenziale Matisse. Il vano successivo è dominato da un’installazione in cui grandi stele-cerino dalle teste muliebri vegliano sul centrale cuore-tastiera nero con i suoi messaggi tutti da decrittare. In questo caso Colombo slitta sul piano dell’arte concettuale, che è terreno di convergenza con la scultura cartacea di Marigliano.
L’artista cremonese espone invece, come detto, nelle stanze del piano nobile del palazzo che, con la policromia dei suoi affreschi, eco periferica di celebri cicli figurativi o decorativi cinquecenteschi, «fa da sfondo alle sue sculture monocromatiche, preziose nelle loro stesure messe a oro o di un rosso vivido e traslucido come ceramica, che celano i testi e i messaggi originari dei volumi di cui sono costituite in sovrapposizione», scrive ancora la curatrice Maccabelli.
Se agli esordi dell’ attività artistica Marigliano è partito dalla modellazione plastica di un singolo volume o di composizioni modulari di libri, ha poi sentito l’esigenza di lavorare su libri di dimensioni più cospicue sovrapposti gli uni agli altri. Non si tratta, però, di modularità verticale, bensì di costruttivismo: superata ogni scansione geometrica, i volumi si ergono orgogliosi librandosi nello spazio nel quale, in alto, si aprono sfrangiandosi con le loro pagine modellate e verniciate in modo da assumere consistenza, ma anche preziosità materica.
Ecco che le opere selezionate per ‘Contrappunti’ «si ergono verso l’alto nelle loro forme plastiche, rese ancor più tormentate da interpolazioni lignee (come per ‘Angelo caduto’) o vitree (in ‘Rebel Angel’), ma non perdono mai l’estrema eleganza delle forme, che risulta talvolta predominante». È il caso di ‘Non appassirà l’ikebana che ho composto per te’. Riscattati dal triste destino della distruzione, «i libri acquistano così una nuova vita e una nuova dignità estetica, in qualche caso di eleganza nipponica, avvertibile anche nelle piccole composizioni ispirate ai fondali marini – nemmeno nelle liriche di Colombo manca il motivo dell’acqua – esposte nella loggia luminosa». La bipersonale di Colombo e Marigliano inaugura sabato 30 agosto alle ore 17 con ingresso libero.
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