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«Basta la parola. Shakespeare è poesia»

Intervista allo scenografo cremonese Buganza alla vigilia del debutto di Riccardo III a Verona

Nicola Arrigoni

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16 Luglio 2025 - 08:39

«Basta la parola. Shakespeare è poesia»

Una scena di Riccardo III di Shakespeare diretto da Andrea Chiodi e con le scenografie di Guido Buganza(© Laila Pozzo)

CREMONA - Promette di essere un caso il Riccardo III di Shakespeare interpretato da Maria Paiato, diretta dal regista Andrea Chiodi che debutterà domani e venerdì al Teatro Romano nell’ambito dell’Estate Veronese. Si tratta di una mega coproduzione che vede agire in sinergia Centro Teatrale Bresciano, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Biondo di Palermo, Teatro di Roma.

A curare le scenografie è il cremonese Guido Buganza (nella foto sotto) che spiega: «Sempre più il regista Andrea Chiodi va in una direzione di assoluta essenzialità e grande rigore estetico. È la notte dell’inverno dello scontento di Riccardo che domina l’intera azione. Ciò che abbiamo realizzato è uno spazio chiuso, una grande sala dominata da un immenso tavolo ovale con dodici sedie per i dodici personaggi. Quel tavolo è al tempo stesso il palcoscenico e il luogo del potere. Domina l’insieme una bara sospesa al centro della scena che incombe su tutto e tutti. Il colore dominante è il porpora, il colore del porfirogenito, il titolo dato ai figli e alle figlie dei re e degli imperatori regnanti. I costumi di Ilaria Ariemme sono storici, ma rivisitati. Gli abiti femminili sono importanti, di diverse fogge, quelli maschili sono corsetti sul modello cinquecentesco. Tutto è estremamente elegante, anche nell’eccesso delle parrucche e del trucco dal vago sentore ronconiano anni Novanta. Ma forse questo paragone è un poco un azzardo». 

buganza

Da cosa nasce questa essenzialità?
«Da un lato è nella natura di Andrea Chiodi che debutterà nella stagione lirica proprio a settembre con Elisir d’amore di cui curerò le scenografie e che verrà al Ponchielli. All’essenzialità registica di Andrea si affianca l’allergia di Shakespeare alle macchinerie: c’è già tutto nelle parole e nella sua poesia, non c’è bisogno di orpelli e di altro, c’è già tutto in quanto scrive Shakespeare. Bisogna procedere più in levare che aggiungere».

È ciò che avete fatto, quindi?
«Pian piano abbiamo eliminato tutta l’attrezzeria a cui ci eravamo appoggiati all’inizio. Ci siamo resi conto che era superflua, c’era già tutto in quanto facevano gli attori e nelle parole di Shakespeare».


Il gioco dello spettacolo sta tutto in Maria Paiato che fa Riccardo III?
«No, non c’è alcun capriccio d’attrice. Dopo due minuti che Maria è in scena, ti dimentichi che è una donna. Racconta con una forza e un’intensità incredibili l’ascesa e la caduta del crudele duca di Gloucester, capace di manipolare, ingannare e uccidere per conquistare il potere. La Paiato è pazzesca, è una bomba. So che non dovrei dirlo, ma è pazzesca, alla fine si finisce per parteggiare per Riccardo. E dirò di più, in realtà nella regia di Chiodi a emergere o a essere sotto il riflettore sono le regine, i personaggi femminili. C’è poi un riferimento all’infanzia come motore primo... ma di più non dico. Io sono lo scenografo e non il regista».


Maria Paiato sarà Riccardo III, ma c’è un cast assolutamente di primo livello.
«È così. Ci sono attori veramente incredibili e bravissimi. Riccardo Bocci, Tommaso Cardarelli, Francesca Ciocchetti, Ludovica D’Auria, Giovanna Di Rauso, Giovanni Franzoni, Igor Horvat, Emiliano Masala, Cristiano Moioli, Lorenzo Vio, Carlotta Viscovo: una compagnia così è difficile da mettere insieme e dà conto di una produzione importante e destinata a girare nei teatri».


La prossima stagione sarà all’insegna del Riccardo III di Shakespeare. Oltre al vostro debutterà anche quello di Antonio Latella.
«I due allestimenti, da quanto so, si sono divisi i teatri italiani, sarà una balla scommessa e una bella sfida. Ma non mi sembra che alcun teatro abbia deciso di programmarli entrambi nello stesso cartellone. Sarebbe bello mettere alla prova il pubblico su un testo così affidato e riletto da due registi diversissimi come sono Andrea Chiodi e Antonio Latella. Ma forse sono solo desideri da teatrante».

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