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CREMONA. IL LIBRO

«Anni Ottanta sotto il segno di Sassi»

Il ricercatore Pennacchio cura un volume sull’intellettuale fondatore della rivista Alfabeta

Nicola Arrigoni

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19 Giugno 2025 - 05:05

«Anni Ottanta sotto il segno di Sassi»

Filippo Pennacchio e Gianni Sassi

CREMONA - Le giovani leve del sapere, non solo umanistico, hanno per loro vocazione una sorta di propensione multidisciplinare, amano sparigliare le carte, non amano i confini stretti dell’accademia, pur agendo in essa con titoli e competenze. È questa la sensazione che si riceve incontrando Filippo Pennacchio, ricercatore cremonese in Letteratura italiana contemporanea, presso lo Iulm di Milano. A dare conto di questo è il lavoro di curatela e di studio che Pennacchio ha dato alle stampe per Mimesis dedicato alla figura di Gianni Sassi, pubblicitario, art director, editore, discografico, promotore di eventi.

«Fra i miei campi di indagine e di ricerca c’è quello legato alle riviste letterarie italiane, soprattutto nella seconda metà del XX secolo – racconta Pennacchio -. In questo contesto, ma a latere dell’attività strettamente accademica è nato l’innamoramento per questa figura di intellettuale fuori dagli schemi, fondatore e animatore di diverse riviste: Alfabeta, rivista fondamentale negli anni Ottanta, Gola che elevava il cibo a oggetto degno di riflessioni ‘alte’, Campo che lanciava un’idea di ricerca trasversale ai saperi, per non tacere di ‘bit’, una rivista d’arte spregiudicata e in anticipo sui tempi».

Ed è questo il mondo che Pennacchio ha cercato di raccontare un lavoro corale che ha coinvolto i docenti del Dipartimento di Comunicazione, arte e media dell’Iulm con la collaborazione della Biblioteca di Calvairate e della Fondazione Mudima. Il giovane ricercatore non nasconde il fascino che la figura di Sassi ha esercitato su di lui, proprio per la sua inafferrabilità che ben racconta la nostra condizione contemporanea, l’intreccio delle arti e la sempre più difficile possibilità di concentrarsi su un unico linguaggio.

«Sassi era veramente un visionario, una persona che sapeva guardare avanti che non conosceva pregiudizi di sorta e che agiva con naturalezza in più campi espressivi e artistici — prosegue —. Il volume cerca di documentare questa personalità eclettica i cui lavori non furono quasi mai monomediali. mescolare le arti, i codici, i riferimenti culturali era per lui una costante, un modo per lavorare prima ancora che a un ideale a cui tendere. In tutte le riviste a cui diede vita le immagini svolgono un ruolo decisivo, mai meramente illustrativo».

Pennacchio non nasconde di individuare in Sassi uno dei precursori degli intrecci dei linguaggi così abituali nella cultura di oggi. Il complesso ma godibile volume che raccoglie gli atti delle giornate di studio dedicate a Sassi rappresenta un lavoro che si inserisce in un tema di ricerca che lo vede occuparsi «delle riviste letterarie del secondo Novecento: Politecnico, Menabò, Quindici, Alfabeta, ma anche lavorare sulle modalità del racconto contemporaneo, coltivando la passione per Italo Calvino, ma anche concentrandosi sull’intreccio fra letteratura e digitale sia per quanto riguarda la costruzione del romanzo e del racconto. Siamo di fronte a romanzi sempre più brevi, racconti sincopati, una necessità di sintesi che attraversa anche la composizione delle canzoni, in cui sono sempre più rari assoli o parti strumentali perché l’ascolto richiede un refrain immediato e riproposto più volte, pena la disaffezione», conclude. Un bel problema per chi va in cerca di approfondimento, Pennacchio sorride dietro gli occhiali, ma non commenta.

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