15 Giugno 2025 - 05:25
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
(Gv 16,12-15)
Una delle più diffuse obiezioni sollevate al Cristianesimo sta nella sua difficoltà: tanti dogmi, tanti termini provenienti da impianti filosofici antichi che i primi secoli del Cristianesimo hanno scelto per rendere comunicabile la fede… insomma una gamma molto ampia di 'cose' che oggi sembrano cozzare con l'esigenza di idee più semplici, comunicazioni più lineari… ovvero meno mal di testa e meno problemi. Forse – si dice – in un mondo di secoli fa più propenso al mistero e al soprannaturale, certi meccanismi e certe complessità teologiche sembravano quasi scontate. Eppure… se prendiamo sul serio le conseguenze del cuore della fede cristiana, il fatto che Dio è amore, non ci dovrebbe stupire qualche seria difficoltà: se c'è di mezzo Dio che si fa parola viva, carne umana, se c'è di mezzo il dramma di un Padre, di un Figlio e di uno Spirito… non ci si scappa: possiamo solo balbettare, fare come quel bimbo che S. Agostino vede mentre cerca di prosciugare il mare con un secchiello.
Altra cosa, invece, sarà la percezione stupita, il tesoro davvero semplice ed immediato che ciascuno può custodire nel suo cuore: perché l'amore gratuito si intuisce, lo si ammira, lo si desidera… perché in fondo fa parte delle forme essenziali della nostra vita. Di questo amore, fontale ed infinto, parla, a volte con approfondimenti davvero difficili, la fede cristiana in un Dio trinitario. Di più: in un Dio che non è né freddo né solitario, ma si rivela nella storia come relazione; la sua gloria non è un’autocelebrazione egoistica, ma una continua esigenza di volere il bene e dunque uscire da sé, ritrovarsi nell'altro senza perdersi, diventare addirittura un Dio che crea e salva. Questo è ciò che i Vangeli spingono ad adorare: una vera e propria storia della salvezza che rimbalza su Dio stesso, ne riscrive la vita (si diceva una volta la “sostanza”), ne racconta la sovrabbondanza.
Giovanni affida allo Spirito il compito di non blindare la rivelazione di Gesù nelle parole materiali dei testi (la parola di Dio è Gesù stesso, la sua vita, la sua presenza nella storia): ci sarà ancora molto da approfondire e da chiarire, magari correndo rischi e operando qualche deformazione. Bisognerà cogliere, soprattutto se si parla di Dio e con Dio, che non tutto è comprensibile, che certe forme di gloria un po’ accecano e va bene così, perché nessuno si arroghi il diritto di porre la parola fine sul mistero. La parola di Gesù per i cristiani è affidabile, come pure affidabile è il percorso ecclesiale chiamato a puntualizzare e 'definire', ma sempre con l’intento di non perdere pezzi preziosi, non negoziabili, del mistero. Anche a costo di stressare le parole e forzare le idee. Termini come persona, sostanza, natura li abbiamo sentiti fin da piccoli, nella liturgia e nella catechesi. L’arte ce li ha fatti comprendere con i colori, i dinamismi, i volti e i segni. Tutto a servizio di un mistero più grande.
Giovanni ci dice che c’è un 'qualcosa' che lega il Figlio al Padre e che attraverso lo Spirito è riconsegnato a noi: una comunione, una energia, una forza… addirittura una verità che ha il potere di riconciliare diffidenze e peccato, male e marginalità. Questo è il tesoro trinitario: c’è spazio per tutti, c’è un pezzo di relazione buona e vera anche per me, come per questa martoriata storia.
Dichiarare oggi che Dio è amore trinitario sembra allontanare ancora di più la fede evangelica dalla dura concretezza della vita: che amore può regnare, quale gloria può essere visibile mentre tante notti sono illuminate da bombardamenti omicidi e da lampi di violenza? I Vangeli sono sempre controfattuali e proprio per questa loro “folle lucidità” si possono permettere la profezia. In questo mondo c’è ancora, oggi più che mai, estremo bisogno di un amore non banale, capace di compromissione e di guarigione. C’è bisogno di una sovrabbondanza che scardini la povertà del male e la sua aridità prepotente. La celebrazione della forma trinitaria di Dio può arrivare anche qui con un po’ della sua luce ed essere un appello alla follia umana che congela le sue origini, il suo ossigeno per avvelenarsi con gli inquinanti del potere.
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