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IL RITORNO DEL FOLK

Rivive il Celtic Music Festival

Ostiano recupera il filo interrotto con la tradizione. Data unica il 28 giugno alla Rocca, guardando al futuro

Luca Muchetti

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17 Aprile 2025 - 11:05

Rivive il Celtic Music Festival

OSTIANO - La tradizione ha ancora tanto da raccontare: come un fulmine a ciel sereno, il 28 giugno alla Rocca di Ostiano torna il Celtic Music Festival, la rassegna che dal 1998 al 2008 ha portato in provincia di Cremona nomi di primissimo piano della musica tradizionale d’influenza celtica e non solo. 

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Come nasce l’idea di questo ritorno?
«La chiamata - rivela il direttore artistico Cesare Simonini (nella foto) - stavolta è arrivata dalla Pro loco di Ostiano, dal presidente Carlo Prestini, con la proposta, molto condivisa dall’amministrazione comunale del paese, di riprendere il filo interrotto ormai diciassette anni fa. Ci siamo incontrati la scorsa estate per abbozzare una prima idea utile a dare nuova vita al festival. L’edizione 2025 sarà di una giornata e permetterà anche di rivivere qualcosa di vissuto molti anni fa al festival. Ci sarà inoltre spazio per le immagini, con una serie foto realizzate da Danilo Codazzi e Tiziano Bellini tra la fine degli anni Novanta e gli anni Duemila della rassegna».

Le radici del festival sono da cercare a metà anni Novanta, quando il fascino della cultura celtica era in Italia al suo apice, e i viaggi in Irlanda, Scozia e Inghilterra un must per molte persone stregate dai suoni (antichi e moderni) e dai costumi di quelle terre. Di quelle terre e non solo, perché contatti e tracce di quel mondo così affascinante e misterioso erano rintracciabili anche in Bretagna e in Galizia.

Tutto iniziò a Cremona, però...
«Con l’associazione Artical - ricorda Simonini - iniziammo a portare la musica celtica in provincia di Cremona. In quel primo gruppo con me c’erano Luca Ferrari, Pietro Alquati, Loeiz Honore e Lino Orlandini. Alcuni di loro sono stati anche curatori di buona parte delle edizioni del festival. Prima ancora dell’edizione inaugurale del Celtic Music Festival, con l’associazione, riuscimmo a portare al Cittanova un gruppo come i Pentangle con la formazione al completo. Fu quello il seme di tutto ciò che nacque, poco dopo, a Ostiano. Il progetto iniziale fu da subito supportato con grande entusiasmo anche dall’amico compianto Mauro Moruzzi».

La vostra idea qual era?
«Quella di valorizzare la musica tradizionale, italiana soprattutto, allargandoci poi a tutte quelle contaminazioni e contatti fra musiche tradizionali riconducibili a una certa matrice. Io nei primi anni Novanta sono stato al festival interceltico di Lorient, in Bretagna, dove ho avuto modo di constatare quanto la musica celtica rappresentasse davvero un meraviglioso incontro musicale tra popoli e culture. In Italia in quegli anni c’era il festival Re Appennino, in Emilia Romagna, dove io e Luca Ferrari siamo stati in più occasioni. E proprio grazie a queste esperienze, nacque l’idea di creare un festival di musica tradizionale ma con un particolare interesse sul mondo celtico».

Il ritorno cosa porta con sé?
«Riproporre il festival oggi significa riscoprire un mondo che non ha mai smesso di esistere. Parliamo molto, giustamente, di incontro fra culture: alcune ci appartengono poco, nel caso del celtico è un incontro di culture familiari. Un aspetto affascinante è quello legato agli strumenti musicali, che fanno da congiunzione, da veri e propri ponti: pensiamo per esempio al violino, così ‘nostro’ ma anche così connaturato, per esempio, alla musica tradizionale irlandese. Nel nord Europa, c’è ad esempio la cornamusa, in Italia la musa, la piva, la zampogna. Fra ballo bretone e ballo sardo ci sono grandi affinità, così come nelle rispettive musiche. Pensiamo poi alla Galizia, alle Asturie, quindi alla Spagna settentrionale, e alle influenze musicali celtiche sulle musiche tradizionali di quelle terre».

Questo amore per i suoni della tradizione, a livello personale, da dove arriva? E cosa lo ha alimentato?
«Nasco con una grande passione perAngelo Branduardi. Approfondendo quel mondo, è stato semplice, quasi una conseguenza naturale, interessarsi alla musica tradizionale, e in particolare a quella celtica.

A che tipo di pubblico pensa possa interessare questo genere musicale ?
«Ricordo con grande piacere che a tutte le edizioni del festival, il pubblico è sempre stato molto eterogeneo. Attualmente ci sono formazioni giovanili che hanno rivisitato in modo incredibilmente attuale la tradizione musicale celtica e penso quindi che questa musica possa interessare e appassionare anche le nuove generazioni».

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