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IL COMMENTO AL VANGELO

Ora i veri profeti escano dall’ombra

La rivoluzione evangelica sfida ancora oggi la logica comune, invitando a superare il calcolo razionale e a vivere una giustizia basata sulla misericordia e sull’amore

Don Paolo Arienti

23 Febbraio 2025 - 05:25

Ora i veri profeti escano dall’ombra

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
(Lc 6,17.20-26)

Ci confrontiamo oggi con una sorta di secondo tempo dottrinale che Luca offre ai suoi lettori: dopo la pesca carica di sorprendenti effetti e la predicazione davanti alla folla, domenica scorsa abbiamo seguito un primo tratto dell’insegnamento del Rabbi, sconcertante e liberante, paradossale e fecondo. Si trattava di fare spazio alle parole sovversive delle Beatitudini e ai corrispondenti Guai che ponevano un discrimine tra passato e futuro di chi entra nella logica evangelica e chi, al contrario, ne resta come immune. Il brano che oggi è oggetto della celebrazione eucaristica nelle chiese è in netta continuità. Ancora insegnamenti, ancora paradossi, ancora contenuti sferzanti: Luca intende darci prova della materia attorno alla quale si coagulano volta per volta lo stupore, la crisi, il consenso, la decisione di seguire una nuova via che all’epoca doveva proprio suonare come rivoluzionaria, soprattutto dal punto di vista religioso. Vien da chiedersi, in prima battuta, se ancora oggi, dopo secoli di sedimentazione e anni in cui quasi tutti abbiamo sentito ripetere le stesse parole e le stesse formule, questa pulsione rivoluzionaria sia ancora operativa o piuttosto non si sia riaccomodata furbescamente nell’alveo delle ‘cose sacre’ che per loro stessa definizione appartengono all’eccezione del recinto religioso piuttosto che alla pratica della vita. Così il ‘di più’ evangelico è stato ed è anestetizzato, coperto dai ‘se’ e dai ‘ma’… sino a costituire, purtroppo anche in suoi elementi essenziali, uno stato di eccezione riservato prima a qualcuno (magari ai religiosi più che ai preti? Ai santi eroici più che ai figli di Dio?) poi a nessuno… perché ormai troppo distante dal ragionevole accomodamento che ciascuno, anche in buona coscienza, esercita in sé stesso.

Ed invece: che forza nella riproposizione scarna ed essenziale, e per ciò stesso straordinariamente efficace, della giustizia più elementare: fate agli altri quel che volete loro facciano a voi! Che energia in quell’andare oltre la pratica dell’equilibrio dare/avere, perché dentro ci si vede di più, esseri umani che necessitano di una riabilitazione, di una nuova vita! Che straordinario nuovo capitolo dell’umano in quell’invito ad abbracciare lo stile della misericordia perché ci si possa intendere su di un nuovo codice di fraternità, non più giocato solo sull’esercizio muscolare della forza o della ragione!

E come sarebbe prezioso se ciascuno esercitasse il proprio cuore e la propria intelligenza nei meccanismi di interruzione della prepotenza che queste espressioni portano con sé! Altro che confini e muri, altro che preservazione dell’energia nelle mura domestiche! Qui sta davvero la rivoluzione di Dio: laddove le proporzioni saltano e i conti delle quantità non tornano. Sì, Dio è un pessimo amministratore. Anzi, le energie che richiede ai suoi figli sono la vera entropia del mondo. Ed è come se ci dicesse: non far conto dell’effetto quantitativo, non fermarti alla misura razionale… eccedi, supera, rompi lo schema. Chi di noi è disposto a gettare le reti della propria esistenza su questi calcoli sballati? Eppure, ai suoi figli – non solamente i battezzati, ma chiunque desideri compiere una volontà che non dipende direttamente dal calcolo del politicamente corretto – Dio chiede proprio questa misura nuova: una scienza ed una tecnica nuove, riconfigurate su parametri non convenzionali. Sino al limite di correre il rischio di essere considerato matto e di lasciar passare per matti quelli che gli danno retta: gente che in nome di una misura diversa sa controbattere al male con il bene; sa denunciare con forza profetica ciò che non va; sa pagare di persona; sa credere in una economia umana in cui la dignità e la verità non si mercanteggiano, nemmeno a suon di democrazie più o meno plebiscitarie.

Domenica scorsa Gesù faceva riferimento ai profeti autentici, contrapponendone la sorte drammatica a quella dei falsi profeti. Eccoli qui i ‘veri’ profeti: gente come quella che Gesù provoca ad incarnare una storia diversa, a rompere le catene dell’odio. Di questa gente ce n’è. Forse nascosta? Venga fuori! Forse addormentata? Si svegli. Ce n’è tanto bisogno!

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