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CREMONA CITTA' DELLA MUSICA

Silvia Mezzanotte: «Mina ha insegnato l’amore»

Il 23 al Ponchielli con un tributo per beneficenza alla Tigre. «Per la mia generazione è un’icona»

Luca Muchetti

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13 Novembre 2024 - 11:11

Silvia Mezzanotte: «Mina ha insegnato l’amore»

CREMONA - Mina, come fosse una lunga storia d’amore. Vorrei che fosse Amore è il titolo dello spettacolo fra musica e parole dedicato a Mina che andrà in scena al teatro Ponchielli sabato 23 novembre alle ore 21. La voce che riporterà il pubblico a quella notte del 1978 al Teatro Bussoladomani sul lungomare di Lido di Camaiore (quando la cantante cremonese salì sul palco per il suo ultimo live, prima del definitivo ritiro dalle scene) sarà quella di Silvia Mezzanotte. Insieme a lei, anche l’attore e regista Gabriele Colferai e l’attrice e interprete Beatrice Baldaccini. Mezzanotte, voce tra le più apprezzate del panorama italiano, dopo il lungo sodalizio artistico con i Matia Bazar, di cui è stata frontwoman per molti anni, ha collezionato decine di tournée in Italia e all’estero, parla di Mina con un’adorazione e un affetto speciali durante l’intervista. Il concerto è promosso dalla Fondazione Banco dell’energia e dal Ponchielli, in collaborazione con A2A e Fondazione LGH, con intento benefico a sostegno delle persone in povertà energetica.

Perché tornare proprio a quella storica serata del 23 agosto 1978?
«Volevamo offrire un omaggio a Mina che non fosse comune. La mia generazione non ha mai vissuto una storia d’amore senza che ci fosse almeno una canzone di Mina a fare da colonna sonora: la nostra volontà era celebrare il fatto che Mina ci abbia ispirato l’amore in ogni sua declinazione. Senza voler parlare di lei e della sua vita, anche per una questione di rispetto, abbiamo pensato a una storia romantica immaginaria, un legame che nasce durante l’ultimo concerto del 1978. L’esibizione diventa la colonna sonora di una narrazione recitata da due attori fra il ’78 e i giorni nostri. Tutto quello che succede a questi due giovani è sottolineato dalla mia voce con le canzoni di Mina e con il meraviglioso ensemble vocale femminile Le Muse. La presenza femminile è molto importante sul palco, a sottolineare anche tutto ciò che Mina ha rappresentato e rappresenta per noi. È una storia d’amore moderna e molto positiva: la protagonista vuole fare l’artista, partendo per l’estero. C’è un uomo che, pur avendo paura di perderla, la lascia andare. Una storia paradossalmente anacronistica, per lo meno ascoltando le notizie in televisione».

Dalla carriera di Mina si può leggere in trasparenza parte della storia della società italiana dagli anni ’60.
«Mina per noi è stata icona da ogni punto di vista: lo stile, l’abbigliamento, la vita privata che è divenuta per forza di cose vita pubblica, contro il pregiudizio della gente. È stata precorritrice dei tempi sia sulla scena che fuori dalla scena, per esempio tramite le copertine dei suoi dischi. Immagini avanguardistiche, trasformazioni profonde. Con i suoi duetti, l’ultimo è stato quello con Blanco, è arrivata alla notorietà del pubblico più giovane. Nello spettacolo raccontiamo i nostri tempi e come lei ha inciso in ognuna delle generazioni che vengono a teatro: in platea infatti vediamo ventenni e persone più attempate, ma quando è il momento di cantare, cantano tutti, ed è la cosa più bella che può capitare».

Lei ha già suonato a Cremona?
«Ho suonato solo una volta a Cremona, diversi anni fa ma mai portando uno spettacolo in cui sono protagonista. Essere lì sarà un’emozione speciale. L’emozione speciale l’ho sempre quando canto Mina. Mi salva essere Silvia Mezzanotte quando canto e non l’imitatrice di Mina, perché rischierei di imitare qualcosa di iconico e unico. Una sola imitazione, su richiesta della produzione della trasmissione Tale e quale, in realtà qualche anno fa l’ho anche fatta. Ma era una richiesta particolare: ho un timbro e uno stile mio coltivato con cura nel tempo. In questo spettacolo invece ho trovato arrangiamenti vocali rispettosi degli originali ma personali. Nella mia testa non c’è la minima idea di emulare, ma solo omaggiare, come fosse un ringraziamento».

Cantante solista, ex voce dei Matia Bazar, protagonista di duetti importanti con Massimo Ranieri, Al Jarreau, Michael Bolton e Dionne Warwick. Come si sente in tempi come questi, in cui infuriano polemiche e dibattiti sull’uso massiccio di effettistica sulla voce dei cantanti di nuova generazione?
«Vengo da un’altra generazione, ho un’altra carriera, e cioè quella che lei ha ricordato. Ciò mi permette di espormi senza dover dimostrare niente. Dal mio punto di vista chi usa l’auto-tune come strumento per creare una sonorità particolare e sa comunque cantare, fa benissimo a utilizzarlo. Chi lo usa per sopperire a carenze vocali, deve studiare. I ragazzi comunque oggi sono talmente abituati a questi suoni che si accorgono del problema dell’intonazione solo quando l’auto-tune per fortuna, ogni tanto, si rompe. Una scrollata di spalle e via però: questa cosa penso che per loro conti poco, forse contano di più i messaggi che passano certi pezzi. Su questi ultimi serve più attenzione da parte di tutti: per esempio quando veicolano violenza nei confronti delle donne. Angelina Mango, Annalisa e una serie di altri giovani artisti sono cantanti di valore, è indubbio che siano artisti che sanno come utilizzare il talento. Non va fatta di tutta l’erba un fascio».

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