Elena Martinelli, Barbara Manfredini, Rodolfo Bona, Uliana Garoli, Giordano Bruno Guerri
GARDONE RIVIERA - Con la curatela del cremonese Rodolfo Bona, storico dell’arte, e attraverso una selezione di opere che ne raccontano la lunga parabola creativa, a poco più di 30 anni dalla sua scomparsa, il pittore e scrittore Alfredo Catarsini (Viareggio 1899-1993) è protagonista di una mostra antologica negli spazi di Villa Mirabella al Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, promossa dalla omonima Fondazione presieduta da Giordano Bruno Guerri (aperta fino al 9 settembre).
Fra le opere esposte, una cinquantina, che vogliono presentare al pubblico un artista che ha rappresentato un esempio di originalità all’interno del panorama dell’arte del Novecento, campeggia ‘Il grano della bonifica lucchese’ il grande dipinto su tela (cm 233 x 300) che il pittore viareggino realizzò nel 1940 per partecipare alla seconda delle tre edizioni del Premio Cremona, tra le più importanti kermesse per giovani artisti italiani che si svolse tra il 1939 e il 1941.
Nonostante le dimensioni notevoli e la fama che l’aveva accompagnata anche all’estero, dell’opera si erano perse le tracce quindici anni fa; non era per questo entrata nel catalogo della mostra ‘Il regime dell’arte. Premio Cremona 1939-1941’ allestita tra il 2018 e il 2019 al Museo Civico di Cremona curata da Vittorio Sgarbi e dallo stesso Bona, una ricostruzione del concorso pittorico voluto da Roberto Farinacci con l’intento di sostenere l’idea dell’arte come celebrazione dei valori e delle imprese del fascismo.
Bona aveva solo successivamente rintracciato l’opera presso un antiquario di Grosseto e la Fondazione Catarsini l’aveva acquistata perché, restaurata, fosse visibile a tutti. «Dopo essere stato esposto alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Viareggio e poi a Lucca in occasione della grande mostra di primavera dedicata alla pittura di Catarsini, il dipinto ora torna in Lombardia a più di 80 anni dalla sua prima apparizione cremonese — dice Bona —. Si chiude così un periodo di studi e ricerche, momento imprescindibile per la ricostruzione del percorso personale e professionale dell’artista».
Accanto al dipinto protagonista del Premio Cremona, in mostra 54 opere, fra dipinti e disegni, accuratamente scelte all’interno del vasto corpus pittorico dell’artista, così da coprire sei decenni della sua attività - tra il 1930 e il 1987 - ovvero un periodo denso di avvenimenti storici e di grandi trasformazioni, offrendo a tutti l’occasione di restituire un quadro completo e omogeneo della sua pittura, che ha seguito le metamorfosi durante gran parte del secolo breve.
«Il titolo della mostra – spiega Bona – nasce da una riflessione: nella sua vita, Catarsini ha intrapreso un percorso di ricerca creativa che, dalla robusta radice del naturalismo toscano e della pittura di macchia, lo ha portato ad attraversare molte delle esperienze figurative che hanno caratterizzato il Novecento, pervenendo a forme espressive inedite nelle quali ha affrontato il complesso tema del rapporto tra natura e tecnologia, fattosi sempre più pressante nel secondo dopoguerra e ancor oggi di grande attualità».