05 Gennaio 2024 - 05:30
Luca Argentero e Matilde Gioli
CREMONA - L’11 gennaio torna Doc -Nelle tue mani, la fiction ispirata alla vicenda personale del medico cremonese Pierdante Piccioni. Otto serate, per 16 episodi, un successo annunciato per la terza serie.
Dottor Piccioni, ci risiamo: la sua memoria torna nelle case degli italiani.
«Sta per partire la terza serie. Con la seconda, sono stati raggiunti più di 100 paesi nel mondo, potenzialmente circa 4 miliardi di persone possono vedere la fiction».
Come si svilupperà la terza serie?
«È incentrata sul valore, direi sul potere dei ricordi. C’è una frase che sintetizza il senso: anche ciò che è inguaribile si può curare».
Ha collaborato ancora alla fiction?
«Io mi sono occupato della sceneggiatura che riguarda la parte medica, credo che questa serie stupirà il pubblico con novità sconvolgenti e clamorose. Il filo conduttore dunque è sempre la forza e la potenza dei ricordi».
E negli Usa com’è andata?
«Finito lo sciopero degli sceneggiatori, il progetto targato Usa va avanti. La 20th Century Fox ha acquistato i diritti sulla storia. La trama a stelle e strisce è più attinente alla mia vera storia, ma la grande novità è che nei panni del mio alter-ego ci sarà una donna! L’attrice scelta è Molly Parker, vincitrice di numerosi premi internazionali. Vedremo se mi chiameranno per qualche tipo di consulenza».
Si aspettava tutto questo clamore?
«La realtà supera la fantasia, è un modo di dire ma è davvero così. Il mio caso già di per sé è molto particolare, tutto ciò che è successo intorno a me poi era impossibile da immaginare».
Diceva di voler andare in pensione.
«Io continuo a lavorare, faccio sempre il medico. Prima mi occupavo dell’accesso in ospedale, tramite il Pronto soccorso. Ora mi dedico all’uscita, a quando si esce. La pensione? Ci penso, ma non è ancora il momento, vedremo».
Ha aggiunto anche uno spettacolo teatrale.
«Un’ ulteriore esperienza, ‘Il suono della cura’, portato in giro per l’Italia insieme al musicista lodigiano Marco Battaglia. Si tratta di uno spettacolo che si colloca a metà tra conversazione e concerto, in cui racconto la mia vicenda e spiego come funzione il nostro cervello quando ascoltiamo la musica. Parlo di circuiti cerebrali, di musicoterapia, di come la scrittura sia simile alla musica per gli effetti che produce sul nostro cervello».
A proposito di scrittura, un nuovo libro in uscita.
«L’ho scritto ancora insieme a Pierangelo Sapegno, ‘Io ricordo tutto’ è il titolo. La casa editrice è la Marietti 1820».
Di cosa si tratta?
«Mi sto rassegnando: penso che non ce la farò mai a recuperare la memoria degli anni perduti. Mi sono inventato un personaggio che ha caratteristiche opposte alle mie, ricorda tutto, un ipertimesico. L’individuo ipertimesico riesce a ricordare dettagliatamente quasi ogni giorno della propria esistenza, così come gli eventi pubblici che abbiano per lui un significato personale. La domanda è semplice: ricordare tutto è un vantaggio o uno svantaggio?».
È un romanzo?
«Sì, il protagonista si chiama Ernesto Ferrari (come i miei nonni), c’è il mio paese (Levata di Grontardo). È il modo per me per parlare di demenza, amnesia, modalità terapeutiche».
Sono passati ormai parecchi anni da quell’incidente, Piccioni è sempre stato pieno di energia.
«Ho i miei alti e bassi, come tutti. Ma dato che il destino mi ha tolto alcuni anni di ricordi, mi sono detto che non posso sprecare altro tempo».
Tra tutte le cose, i momenti, le situazioni che ha ricostruito che cosa le manca di più?
«L’adolescenza dei miei figli, la loro crescita di cui non ho ricordi. Sapere e avere la percezione di che padre sono stato. Ma c’è anche altro».
Cosa?
«Darei un braccio per poter ricordare gli ultimi momenti di vita, gli ultimi giorni di mia mamma Leonilde. È il ricordo che mi manca in assoluto più di tutto».
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