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LA CITTA' TRA CINQUE E SEICENTO

Trovatelle e streghe bruciate nella Cremona degli Spagnoli

Figure reali e personaggi di finzione uniti ne ‘Il topazio degli Imperiali’, romanzo storico di Cesare Castellani

28 Agosto 2023 - 11:03

Trovatelle e streghe bruciate nella Cremona degli Spagnoli

Cesare Castellani, giornalista e scrittore

CREMONA - ‘Il topazio degli Imperiali’ è il primo romanzo storico ambientato nella Cremona sotto la dominazione spagnola (centoventi anni dagli anni Trenta del Cinquecento a metà Seicento), ed è anche il frutto di una scommessa dell’autore con se stesso. «Da appassionato lettore – dice Cesare Castellani - mi ero sempre chiesto come si riuscisse a scrivere un romanzo storico, che per sua natura è di notevole lunghezza. Per verificarlo, l’unico modo era cimentarmi io stesso nella sfida. Lo spunto mi è venuto alla Biblioteca Statale, quando ho trovato una lettera del marchese Idelfonso Stanga alla figlia, in cui si ricordavano le figure di alcuni membri del casato Stanga. Tra questi, Cesare Stanga ha subito colpito la mia fantasia perché dalla paginetta a lui dedicata dal discendente saltava fuori un personaggio particolarmente interessante, anche perché decisamente estraneo alle caratteristiche della famiglia: ha condotto una vita sregolata e oltre i limiti, pur nel contesto di una società quasi senza regole. Tanto che non stupisce che non si sappia che fine abbia fatto. Probabilmente pagò con la vita una delle sue malefatte. Il classico personaggio romanzesco, che quindi si adattava alla perfezione a fare da innesco della storia che narro nel libro. Anche perché l’assenza di notizie precise lasciava ampio spazio all’immaginazione, spazio che io ho usato nel rispetto della realtà storica».

‘Interno domestico con figure’ (1635 circa) di Luigi Miradori detto il Genovesino

Quindi un romanzo storico nel contesto, di fantasia nella trama.
«Di mia invenzione sono gli altri due personaggi principali, Selvaggia e Giacomo. La prima è figlia illegittima del marchese Ferdinando Imperiali, il quale dapprima è costretto ad abbandonarla e solo in un secondo tempo la può riconoscere. Il secondo è un montanaro di Dogara, frazione di Bardi. I personaggi mi sono serviti anche per descrivere la vita che si conduceva a quei tempi in città, in campagna e nei paesi di montagna».

Anche la vita cittadina dei cremonesi riserverà parecchie sorprese a chi non conosce il periodo.
«Con gli spagnoli iniziava il declino nella città, da cui alcune delle famiglie più importanti, diversi personaggi di spicco e anche gli artisti più conosciuti si erano trasferiti in Spagna. Per chi era rimasto la vita era diventata difficile, a parte i nobili per i quali la Corona spagnola aveva un occhio di riguardo. In questo contesto ho inserito le vicende di personaggi che ho tratto dalla vita reale del tempo, come i vari delinquenti che vengono portati alla forca, e dei quali riferisco i veri nomi. Compresi i falsari e comprese anche le ‘streghe’, della cui esecuzione sul rogo mi sono limitato a spostare il luogo da Brescia a Pisogne».

Un solido contesto storico nel quale si muovono anche i personaggi di fantasia, il pastore che diventa pescatore e poi mercante, Selvaggia che si inserisce nel grande mondo dei mercanti europei viaggiando in tutta Europa. E seguendola si ha un quadro più ampio della situazione politica e sociale creata dagli Asburgo che governavano in pratica l’intero continente.
«Un episodio storico inedito è la visita dei principini d’Asburgo a Cremona, sulla strada che li avrebbe condotti in Spagna dagli zii. Sono ospitati dai Trecchi che danno in loro onore una grande festa. Il cui menu è quello che si usava in simili occasioni a quel tempo».

E poi la Festa del Toro, il 15 agosto, festa dell’Assunta.
«Quella che descrivo è una delle ultime edizioni, prima che San Carlo Borromeo abolisse tutte le feste del genere. Si trattava della celebrazione della vittoria nella ‘battaglia del campo di fagioli’, in cui a metà del Duecento i cremonesi guidati da Uberto Pallavicino avevano sconfitto i parmigiani (quattrocento dei quali, fatti prigionieri, furono rispediti a casa senza i pantaloni, che vennero appesi alle travi del Duomo), il cui simbolo era appunto il toro».

La festa del toro nella celebre incisione di Giovanni Maria Cipelli del 1572

Interessante la descrizione dei viaggi dei mercanti verso le Fiandre, in carovana attraverso le Alpi o in nave partendo da Genova verso Bruges. E non mancano spunti di vita spicciola, che contribuiscono a dare l’idea di un periodo fin troppo vivace.
«In questo contesto Cesare è il tipico signorotto cinquecentesco, che crede di potersi permettere tutto. Preciso che tutti gli episodi che narro, dai Lanzichenecchi all’uccisione degli eredi legittimi al titolo nobiliare, dal terremoto di Berceto all’arresto dei contrabbandieri, sono elementi reali che io ho inserito nella trama adattandoli alla stessa».

Non resta che svelare la chiave del titolo.
«Il Topazio Imperiale è sempre stato una pietra particolare, già al tempo degli Egizi, che lo legavano al culto del Sole per il suo colore. In epoca medioevale era considerato un talismano con capacità taumaturgiche. È la pietra di cui Ferdinando Imperiali fa dono alla figlia Margherita, ed è una pietra che le risulterà preziosa nel momento decisivo del romanzo».

Certo dal romanzo traspare un’immagine triste della Cremona del tempo.
«Era una città florida, alla quale la peste e la dominazione spagnola assestarono colpi tremendi da cui non si sarebbe più ripresa. Fra l’altro noi abbiamo l’immagine di una Cremona a vocazione prettamente agricola, ma quella era una città mercantile, la fortuna di tutte le famiglie nobiliari cremonesi veniva dal commercio. Si trattava infatti di uno snodo dei traffici verso il Nord d’Europa. Gli spagnoli l’hanno spremuta senza riguardi: era la città del Ducato che pagava loro più tasse».

Chi ti conosce si sarebbe aspettato da te un libro prettamente storico o magari un romanzo di ambientazione sportiva. Invece l’eclettismo dei tuoi interessi ti ha portato altrove.
«Ero partito con l’idea di fare una monografia sulla vita della Cremona cinquecentesca, ma le mie ricerche mi hanno dirottato verso una dimensione romanzesca, sempre rispettosa dell’ambientazione storica. Questo personaggio di Cesare, il classico ‘cattivo’, ha finito per imporsi di prepotenza come protagonista principale, anche perché le sue caratteristiche sono emblematiche di un’epoca che dava spazio a questo tipo di avventurieri senza scrupoli».

Nell’ambito della scommessa vinta con sé stesso, Castellani ne ha vinta anche un’altra, quella di scrivere ottocento pagine e passa sulla Cremona dominata dagli spagnoli tenendo il lettore avvinto alla trama.

Il topazio degli Imperiali, di Cesare Castellani, pagine 854, PortoSeguroEditore, 26,60 euro.

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